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A margine del Sinodo dei giovani: “Annunciami Gesù, questo mi basta”

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George Martell | Archdiocese of Boston | CC BY-ND 2.0

Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 04/10/18

Una riflessione di don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter

«Se non mi annunciate Gesù, vivo e vero, non lo incontrerò mai. Parlami di Lui. Ti ascolterò. Raccontami come è vissuto, cosa ha fatto, quanto ha amato, e io lo amerò, amata da Lui. Aiutami a non confondermi ma a indirizzare confusione smarrimento. Ho letto da qualche parte che, Gesù, chiede: chi dice la gente che io sia? Vorrei che tu, Gesù, mi dicessi chi sono io per Te e come stare nel mondo senza che il mondo, spesso dei potenti manipolatori, entri dentro di me e sottomette la mia esistenza. Ho bisogno solo di Te e vorrei solo incontrarti. Oltre le logiche del potere ma nelle strade del servizio d’amore per chi come me, vuole incontrare Te e ascoltarti. Chi mi dirà di Te e non di se. Ogni giorno faccio un gesto semplice: il segno della Croce e invoco il nome di Gesù. Lui mi salverà dall’angoscia della solitudine, dal naufragare nei meandri discorsivi dei social. Chi mi porterà a Te e non a se. Chi mi accompagnerà da Te, nella promessa della vita eterna, e non solo a vanificare il tempo, mangiare polvere di terra, strisciando, senza guardare il Cielo. Il Sole, oltre le nuvole, dentro la pioggia. Poco importa discutere, molto importa ascoltare Te, solo Te. Una cosa mi ha sempre colpita: la fede nasce dall’ascolto. Ma oggi non ci sono tanti che parlano di Te, ma nei meccanismi del sociologismo, del psicologismo, dell’antropologismo, sembra che dicono di Te, ma confondono che tu sei Via Verità e Vita. Io Ti incontro, Gesù, lì dove tu sei e lo capisco quando Tu non siede con la mensa dei potenti, di chi non potrà mai salvarci. Dimmi cosa è il peccato!» (Francesca, 15 anni)

Messaggio che mi arriva in chat, nel mio profilo social. Tra l’anonimato e quel farsi vedere. Immagino una delle numerose persone che incontro nel costante impegno ad evangelizzare, ad annunciare che “Dio ci ama” e nella costante opera accanto a chi è scarto, periferie (lo siamo tutti), i dimenticati, i senza diritto (o almeno quelli calpestati e negati), i piccoli e i poveri.
I piccoli, giovani, adulti e anziani sempre iperconnessi, rimangono cercatori di senso. Non sono mai scomparse le domande: Che senso ha la tua vita? Perché vivi? Verso dove andiamo? Chi sono io? Basta solo ripresentarle accompagnate con le risposte di chi son testimoni autentici di un incontro con chi è l’unica risposta.
Non parliamo più di Te e non ce ne accorgiamo. Immersi nel fiume di parole vuote e non di Parola di Te: l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Te. Ignorare Te è negare la salvezza e la promessa della vita eterna.
Confusi, qualcuno avrà questa responsabilità, di averci fatto amare più il peccato e non il peccatore e questo genera crisi e confusione nelle nostre comunità. Nella vita personale che è in cammino di discernimento.
Tanti psicologismi nei pochi padri spirituali d’anime. Tanti depositi, poche consegne di vita per un cammino di santità.

Dammi da mangiare, e canticchio un antico canto: dove troveremo tutto il pane, in questa varietà “chimica” di molteplici farine?
Tu sei il pane, vivo e vero, che non deve essere gettato. Ti dirò questo, cara giovane millennials . Non ho altro che da offrirti: Cristo e Cristo crocifisso. Parola ed Eucarestia.
L’Eucaristia costituisce “la fonte e l’apice (“fons et culmen”) di tutta la vita cristiana”, come ci insegna il Concilio Vaticano II (LG II) ed è sempre la stessa ed sia quand’era celebrata nelle antiche catacombe romane, oppure, nel nostro secolo, quella celebrata nei campi di concentramento, di nascosto, a causa della crudeltà di disumani sistemi di schiavitù; e quella celebrata nei boschi e nelle foreste, negli ospedali e nelle comunità dove due o tre si riuniscono nel suo nome.
Lampade accese, noi siamo! Nessuno può spegnerLe.
Pongo anch’io una domanda: cosa ha bisogno l’uomo?
Di Gesù, solo di Gesù (immagino i teologi e i raffinati pensatori che magari sorridono e si mordono la lingua, sbuffano sulle parole di un visionario, di un sognatore).
Ecco perché dobbiamo ritornare a Lui, ascoltare Lui, sentire Lui e di Lui.

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