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Caffarra. Il matrimonio è un vero dramma: teatro della lotta, il nostro cuore

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cardinale Carlo Caffarra - pubblicato il 04/10/18
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Dove hanno radice tutte le crisi nelle relazioni matrimoniali? Cosa succede in noi e tra di noi? Siamo il campo di un’aspra lotta tra il demonio che ci vuole perdere e Dio che ci vuole salvi. Aderiamo con la nostra libertà al Signore, forti della potenza di Cristo Risorto. Solo così la nostra vita matrimoniale sarà felice e santa, anche nelle prove più dure.Terminando questo ciclo delle nostre Catechesi (per il ciclo completo rimandiamo al sito  Caffarra.it, ndr) non possiamo non parlare della possibilità, della drammatica possibilità che il sacramento si trasformi in tragedia, che il matrimonio “fallisca”, come si suole dire. Dobbiamo ora riflettere su questo tema, perché sappiamo vivere queste situazioni nel Signore e/o aiutare chi le vive a non distruggere il senso della loro vita.

Le radici ultime di ogni crisi

Cominciamo subito col richiamare la nostra attenzione su una certezza della nostra fede, che forse stiamo troppo dimenticando: esiste nel cuore di ciascuno di noi e nel mondo in cui viviamo una lotta, uno scontro fra il bene e il male.
E, dunque, anche nel cuore di ogni sposo e di ogni sposa esiste uno scontro fra il bene che è il loro matrimonio, l’amore coniugale vero che lo Spirito Santo ha loro donato ed il male che è il loro egoismo, il loro orgoglio, la loro sensualità disintegrata dal vero amore. È una guerra molto dura, come cercheremo di spiegare più avanti. E chi sono i personaggi, diciamo così, che prendono parte a questo scontro, i contendenti?
Anche per rispondere a questa domanda dobbiamo metterci in ascolto profondo della Parola di Dio, come ci è stata predicata dalla Chiesa.
Essa ci dice che il primo partecipante a questo scontro è il demonio, il satana: egli esiste, è sempre attivo e cerca di indurre ogni sposo ed ogni sposa a trasgredire la santità, a deturpare la bellezza dell’amore coniugale. È omicida e padre di ogni menzogna (cfr. Gv. 8, 44) e quindi si sa mascherare da angelo di luce (cfr. 2 Cor. 11, 14) per poterci meglio ingannare.
Ma esiste anche ed è sempre attiva un’altra persona: è lo Spirito Santo che abita nel cuore di ogni credente e lo spinge soavemente e fortemente verso tutto ciò che nel matrimonio è vero, è buono, è bello, è santo.
E poi, in questo scontro, ci siamo noi: ciascuno di noi, ciascuna sposa e ciascuno sposo nel suo matrimonio. In forza del sacramento del matrimonio, gli sposi sono resi partecipi dello stesso amore di Cristo, come abbiamo spiegato in una catechesi precedente; sono resi capaci di amare collo stesso amore di Cristo. Ma questo avviene in un cuore nel quale continua a permanere la suggestione e l’attrattiva del male.
Ecco, abbiamo individuato il luogo più profondo dove hanno origine anche le crisi del matrimonio, poiché in questo luogo ha semplicemente origine la storia di ciascuno di noi. Esso è costituito da questo incrocio di tre libertà: la libertà dello Spirito, la libertà della persona umana, la libertà di Satana. Come vedete, siamo sempre coinvolti in un contrasto drammatico, e a nessuno è concesso di essere spettatore neutrale o disinteressato.
Tuttavia, proprio a questo punto devo richiamare un’altra verità della nostra fede: la potenza vittoriosa del Signore Risorto. Se leggiamo attentamente la S. Scrittura, vediamo che spessissimo quando Dio si rivolge a qualcuno, inizia sempre il suo dialogo con un “Non temere…”. E se leggiamo attentamente le lettere di S. Paolo, vediamo che spessissimo Egli ricorda ai suoi fedeli la forza invincibile del Signore, la “straordinaria grandezza della sua forza” (Ef. 1, 19), la “efficacia della sua forza” e inviterà i suoi fedeli con queste parole: “attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef. 6, 10). Ecco perché in qualunque situazione possiamo trovarci nel nostro matrimonio, il Signore è sempre più grande e più forte del male in cui, responsabilmente o non, possiamo cadere.



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 Le crisi del matrimonio

Alla luce di queste verità della nostra fede possiamo ora vedere quali crisi possono investire un matrimonio e come il discepolo di Cristo deve comportarsi in esse.

Cominciamo da quelle quotidiane, così possiamo chiamarle, crisi che possono accompagnare la vita matrimoniale.

Esse possono nascere da mancanza di dialogo fra i due sposi, di confidenza reciproca profonda, a volte anche dai piccoli muri di incomprensione e di risentimenti che possono gradualmente sorgere. Se teniamo presente che il padre della menzogna continua a suggestionarci, come dicevamo, e se teniamo conto del fatto che spesso la nostra libertà cede a queste suggestioni, non ci meraviglieremo più di quel tanto constatando come spesso tutto questo accade in ogni matrimonio. È assai importante che gli sposi siano vigilanti nella custodia del loro cuore da tutte queste attitudini che spesso nascono dall’orgoglio. Ne abbiamo già parlato in una catechesi precedente. Per costruire una profonda comunione coniugale, attraverso l’usura del quotidiano, è necessaria una grande umiltà che sola permette di sciogliere ogni principio di ruggine, di incomprensione e di risentimento.

Tuttavia può essere l’inizio o il segno di una crisi ben più profonda che può investire il matrimonio.

È la crisi che potremmo chiamare di “stanchezza“, di “abitudine”, di “noia“: si è stanchi del proprio matrimonio, perché ci si è abituati in un modo che spesso se ne è perfino annoiati. È una situazione che è molto grave, e purtroppo oggi più frequente di quanto si pensi. Molto grave perché può portare fino alla rottura vera e propria. Significativamente veniva chiamata la “crisi del decimo anno”. Veniva chiamata. Infatti anche una recentissima inchiesta svolta in una regione del Nord Italia ci ha detto che spesso questo accade nei primi quattro anni di matrimonio.
Dobbiamo riflettere molto profondamente su questo tipo di crisi, per prevenirla e per guarirne. Proviamo a chiederci: quando ci annoiamo di qualcosa? Se facciamo attenzione, vediamo che la noia è la conseguenza della ripetizione. Ci si annoia quando si ripetono sempre le stesse cose. Ci si annoia quando non esiste più l’imprevisto; quando si esclude che possa esistere o accadere qualcosa di nuovo nella nostra vita: sempre lo stesso, sempre uguale. Ecco il terreno di cui si nutre la noia.
Ma se è così, allora noi comprendiamo subito che esiste un solo, vero antidoto alla noia: l’amore. Chi ha il cuore pieno di amore possiede un tale anticorpo che appena il germe patogeno della noia si introduce nel nostro organismo spirituale, esso viene subito espulso. Perché l’amore non si annoia mai? perché, come dice un antico proverbio, anche se esso dice e fa sempre le stesse cose non si ripete mai. S. Francesco passò intere notti e giorni dicendo sempre: “Dio mio e mio tutto!”: come ha potuto farlo senza annoiarsi mai? l’amore non ripete mai, anche se continua a dire le stesse parole. L’amore è la novità continua; è sempre imprevedibile. Abbiamo così raggiunto una convinzione assai importante: ci si annoia del proprio matrimonio quando fra gli sposi non vi è vero amore coniugale. E ora dobbiamo fermarci con molta attenzione su questo punto. E lo voglio fare nella maniera più semplice possibile.



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In generale, di fronte ad un bicchiere di acqua non ci poniamo il problema se è acqua vera o falsa, poiché ciò che si presenta come acqua di solito è acqua. La cosa cambia col vino: ci si deve spesso preoccupare di sapere se ciò che ci si presenta, che appare come vino è vino. Dunque: esistono delle apparenze che ingannano, nel senso che ci fanno credere di essere ciò che non sono. In questo caso si parla di vero/falso: vino vero – vino falso. E dell’amore coniugale si può parlare di vero amore coniugale e di falso amore coniugale. Cioè: esiste un’apparenza di amore coniugale cui non corrisponde la realtà dell’amore coniugale. Ora l’apparenza può ingannarci per qualche tempo, più o meno lungo. Ma arriva il momento della verità e ci si rende conto della menzogna con cui i due sposi si erano ingannati ed allora dicono: ma noi non ci amiamo! Ed è la crisi di cui stiamo precisamente parlando.
Ma allora quando si confonde l’apparenza colla realtà dell’amore coniugale? molto brutalmente: quando si crede di amarsi perché semplicemente si sente una forte attrazione sessuale e subito si compiono, già prima del matrimonio, atti sessuali. La confusione è di pensare che l’amore coniugale sia questo. Perché questo, dopo un po’ di tempo, stanca e genera la noia? Ancora una volta vorrei aiutarvi con alcuni esempi. Avete mai notato una strana differenza? L’occhio è fatto per la luce, tuttavia quando la luce è troppo intensa, esso ne soffre; non solo, ma non può stare sempre nella luce: ha bisogno di riposarsi nel sonno. L‘orecchio è fatto per il suono, tuttavia il rumore continuo lo distrugge: ha bisogno di momenti di silenzio. La nostra intelligenza è fatta per la verità, tuttavia essa non si stanca mai di conoscerla: vorrebbe conoscere sempre più ed essere sempre meno ignorante. La nostra volontà è fatta per il bene e non si stanca mai di amare ciò che è bene, ciò che è bello, ciò che è giusto. Vedete: i sensi si stancano, si annoiano; lo spirito non si stanca mai perché è sempre nuovo. Se riduco l’amore coniugale ai sensi o poco più, prima o poi ci si stanca, ci si annoia perché si ripete.
Al contrario, ho sentito tanti sposi che dopo venti, trenta o cinquant’anni di matrimonio, mi dicono: “Ci amiamo come e più del primo giorno”. Ecco la perenne giovinezza dello spirito anche nel corpo che si va disfacendo, perché l’amore vero non può invecchiare.

E qui dobbiamo parlare del passo successivo ancora più terribile: l’infedeltà coniugale o adulterio.

Certamente è necessario fare una distinzione importante. La libertà umana è sempre fallibile, anche la libertà dei santi e questi per primi ne erano profondamente consapevoli. Dunque, è sempre possibile qualsiasi “capitombolo”: è sempre possibile una “sbandata”. Insomma: ci può essere una infedeltà di un momentaneo ottenebramento della mente e del cuore.
Ma in questi casi, la persona riavutasi, solitamente si rende conto della gravità del fatto e deve operare immediatamente la sua conversione. Alessandro Manzoni scrisse profondamente che il male è un padrone così fatto che se non vuoi servirlo, devi ribellarti completamente: col male non si può venire a patti.
Ma ancora più grave è la situazione di chi deturpa e rovina la santità del matrimonio con relazioni adulterine. La posizione di fronte a Dio di questa persona è di indescrivibile gravità: essa introduce il peccato nel santuario dell’amore coniugale e sconsacra il segno dell’amore stesso di Cristo, violando il tempio santo in cui Dio celebra il suo amore creatore. A queste persone non resta che dire: ritornate al Signore, poiché se rimanete in questa situazione, andate verso la vostra autodistruzione ora e alla dannazione eterna poi.
Ma qualcuno potrebbe chiedere, e giustamente: ed il coniuge innocente che cosa deve fare in queste condizioni? Facciamo le due ipotesi: il coniuge adultero si pente e chiede perdono. Il coniuge innocente non può non perdonarlo.
So che sto dicendo una cosa difficile. Ma non lo dico io, lo dice il Signore: Egli non ha fatto eccezioni quando ci chiese di perdonare sempre. Oppure, altra ipotesi, l’adultero non ha nessuna intenzione di smettere, anche se richiamato. È una situazione drammatica in cui il coniuge fedele deve vigilare nella preghiera. Se non si oppone il bene dei figli, in questa situazione solitamente è meglio la separazione.
Ma non vorrei terminare questo grave argomento senza ricordare la parola di Gesù: “Se uno guarda…”. C’è un adulterio nel corpo e c’è un adulterio nel cuore. La purezza del cuore, l’appartenenza totale, non solo fisica, allo sposo/a deve essere esclusiva. In questo sta la grandezza e la bellezza della fedeltà coniugale.


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Siamo così giunti alla situazione veramente più grave, il divorzio.

Vorrei prima di tutto richiamare alcuni punti fondamentali della dottrina cristiana al riguardo.
Ci sono delle situazioni nelle quali il continuare a convivere significherebbe la distruzione spirituale, umana degli sposi o di uno di loro, la rinuncia alla propria dignità di persona. In questi casi si può, si deve ricorrere alla separazione, cercando di tutelare nel modo migliore possibile il bene degli innocenti, cioè dei figli.
Ma la separazione non significa rottura del vincolo coniugale che è infrangibile da parte degli sposi, non significa divorzio che fra battezzati non esiste, non può esistere.
Tuttavia può accadere che uno dei due chieda, ottenga il divorzio e si risposi. Resta nel coniuge abbandonato l’amarezza di una solitudine che può essere pessima consigliera, in tutti i sensi. Mai come in questa situazione il coniuge deve vigilare nella preghiera per ottenere la forza di continuare a rimanere nella fedeltà ad un amore che è stato tradito. In questa situazione, come non ricordare a questo coniuge una verità centrale della nostra fede: Dio resta sempre fedele, ci ama sempre, anche quando lo tradiamo? Il coniuge è chiamato a dare alla Chiesa questa straordinaria testimonianza: la testimonianza vissuta della verità dell’amore che ama sempre e comunque.
Ecco abbiamo visto quattro delle principali crisi in cui può trovarsi un matrimonio. Ora alcune riflessioni conclusive per rispondere ad una domanda naturale: ma come fare per non entrare in questi casi e per guarirne quando esistono?

Conclusioni

Sono sempre più convinto che la stragrande maggioranza delle crisi matrimoniali sia causato dalla mancanza di preparazione al matrimonio. Anche recenti studi hanno confermato questa convinzione.
Come vi dicevo qui si incrociano tre libertà, quelle di Dio che vuole la nostra salvezza, quelle di Satana che vuole la nostra perdizione e la nostra libertà che deve sempre più radicarsi nella volontà, nell’amore del Signore. Come? attraverso la preghiera e la pratica frequente del Sacramento della confessione e la partecipazione profonda all’Eucarestia.


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