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Come Giovanni Paolo II ha insegnato ad altri a recitare il Rosario

Philip Kosloski - pubblicato il 04/10/18

Offre indicazioni dettagliate nella sua enciclica Rosarium Virginis Mariae

San Giovanni Paolo II era un deciso sostenitore del Rosario, che recitava ogni giorno e ha promosso spesso nel corso del suo pontificato.

Uno dei modi in cui lo ha promosso è stato offrendo indicazioni dettagliate su come seguire questa amata devozione.

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Annunciare il mistero usando un’icona religiosa

Nell’enciclica Rosarium Virginis Mariae, Giovanni Paolo II ha scritto: “Enunciare il mistero, e magari avere l’opportunità di fissare contestualmente un’icona che lo raffiguri, è come aprire uno scenario su cui concentrare l’attenzione. Le parole guidano l’immaginazione e l’animo a quel determinato episodio o momento della vita di Cristo… La venerazione di icone… [può essere] di grande aiuto per favorire la concentrazione dell’animo sul mistero”.

Proclamare un passo della Bibbia

“È utile che l’enunciazione del mistero sia seguita dalla proclamazione di un passo biblico corrispondente che, a seconda delle circostanze, può essere più o meno ampio. Le altre parole, infatti, non raggiungono mai l’efficacia propria della parola ispirata. Questa va ascoltata con la certezza che è Parola di Dio, pronunciata per l’oggi e ‘per me’”.




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Permettere momenti di silenzio

Dopo il mistero e il passo biblico, Giovanni Paolo II suggerisce che “l’ascolto e la meditazione si nutrono di silenzio. È opportuno che, dopo l’enunciazione del mistero e la proclamazione della Parola, per un congruo periodo di tempo ci si fermi a fissare lo sguardo sul mistero meditato, prima di iniziare la preghiera vocale”.

Aggiungere una breve frase relativa al nome di “Gesù”

Quando si recita l’Ave Maria, Giovanni Paolo II raccomanda di aggiungere una “clausola evocatrice” che si riferisca al mistero che si sta meditando. “Già Paolo VI ricordò, nell’Esortazione apostolica Marialis cultus, l’uso praticato in alcune regioni di dar rilievo al nome di Cristo, aggiungendovi una clausola evocatrice del mistero che si sta meditando. È un uso lodevole, specie nella recita pubblica. Esso esprime con forza la fede cristologica, applicata ai diversi momenti della vita del Redentore”.

Concludere ogni decina con una breve frase sui frutti del mistero

Giovanni Paolo II consiglia che “si concluda con una preghiera volta ad ottenere i frutti specifici della meditazione di quel mistero. In questo modo il Rosario potrà esprimere con maggiore efficacia il suo legame con la vita cristiana. Lo suggerisce una bella orazione liturgica, che ci invita a chiedere di poter giungere, meditando i misteri del Rosario, ad ‘imitare ciò che contengono e ad ottenere ciò che promettono’”.

Nell’enciclica Rosarium Virginis Mariae ci sono altri suggerimenti utili per un Rosario fruttuoso, tutti con l’obiettivo di rendere il Rosario una preghiera piena d’amore nei confronti di Dio.

Se il Rosario vi sembra una preghiera arida, provate a usare questi metodi alternativi. Qualsiasi cosa farete, lasciate che la Madre di Dio muova il vostro cuore e vi avvicini a suo Figlio Gesù Cristo.

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