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4 bellissime poesie per la Festa dei Nonni!

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 02/10/18

«I nonni sono un tesoro nella famiglia. Per favore, abbiate cura dei nonni, amateli e fateli parlare con i bambini!» Papa Francesco

Quest’estate Papa Francesco in occasione della festa dei santi Gioacchino ed Anna scriveva in un tweet:

«I nonni sono un tesoro nella famiglia. Per favore, abbiate cura dei nonni, amateli e fateli parlare con i bambini!».

Oggi ricorre la giornata dei nonni e abbiamo pensato di condividere con voi 4 poesie per ricordarli e celebrarli. Alle medie ne scrissi una per mio nonno, parlava delle sue mani forti irrobustite dalla vita contadina. “Mio nonno ha mani fatte di terra” recitava il primo verso. Quando l’anno scorso gli ho detto che sarebbe diventato bisnonno mi ha risposto: “Chissà se ci arrivo!” e poi è morto un mese prima della nascita di mia figlia. Nonno Paolo conosceva le stagioni della natura e della vita e sapeva che la sua era quasi al termine. Proprio come il vino che più invecchia e più diventa buono anche lui negli ultimi anni era diventato più simpatico, meno burbero, lo sguardo severo aveva lasciato posto a due occhi intensi ma dolci, la carnagione era rimasta scura come se il sole della campagna gli fosse restato sulla pelle, il sorriso pronto ad affacciarsi sopra ogni nostra domanda, anche quando non riusciva a sentire perché ormai quasi sordo. Le mani sempre uguali, solo più pallide, avevano il colore della terra secca.

E’ bello che oggi sia la loro festa! Perché sono preziosi e i loro abbracci ci hanno consolato, le loro voci ci hanno rallegrato, la loro pronuncia storpiata delle parole in inglese ci ha regalato grasse risate, le loro credenze ci hanno riempito la pancia con ogni sorta di leccornia perché “come sei sciupato!”.  E poi ci hanno insegnato le preghiere, i proverbi, le canzoni vecchie. Ci hanno dato le radici: i nostri genitori.

Se oggi volete dedicargli una poesia potete scioglierla tra quelle che vi proponiamo qui di seguito. Ma prima affidiamoli tutti ai genitori della Vergine Maria: San Gioacchino e Sant’Anna donate una vecchiaia santa ai nostri nonni!




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La nonna, Giovanni Pascoli

Tra tutti quei riccioli al vento,
tra tutti quei biondi corimbi,
sembrava, quel capo d’argento,
dicesse col tremito, bimbi,
sì… piccoli, sì…

E i bimbi cercavano in festa,
talora, con grido giulivo,
le tremule mani e la testa
che avevano solo di vivo
quel povero sì.

Sì, solo; sì, sempre, dal canto
del fuoco, dall’umile trono;
sì, per ogni scoppio di pianto,
per ogni preghiera: perdono,
sì… voglio, sì… sì!

Sì, pure al lettino del bimbo
malato… La Morte guardava,
La Morte presente in un nimbo…
La tremula testa dell’ava
diceva sì! sì!

Sì, sempre; sì, solo; le notti
lunghissime, altissime! Nera
moveva, ai lamenti interrotti,
la Morte da un angolo… C’era
quel tremulo sì,

quel sì, presso il letto… E sì, prese
la nonna, la prese, lasciandole
vivere il bimbo. Si tese
quel capo in un brivido blando,
nell’ultimo sì.

I nonni, Davide Rondoni

E tu lo sai quanti anni,
sono negli occhi dei miei nonni?

Quante gioie dolori sorprese,
forza e pazienza per le offese?

Sai che tesoro è custodito
in quel tempo illimpidito?

Scavo nei loro racconti, scruto
nelle loro parole il bene
della vita che han vissuto.

Mi divertono i loro modi di dire,
mi faccio raccontare
i mestieri, i nomi di ieri.

Vado più ricco al futuro,
di tanta vita maturo.


CHILD GRANDMA

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La nonna, Gabriele D’Annunzio

D’inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume accanto al tavolino.

lo imparavo la Storia Sacra in fretta
e poi m’accoccolavo a te vicino,
per sentir narrar la favoletta
del Drago azzurro e del Guerrin Meschino.

E quando il sonno proprio mi vincea
m’accompagnavi fino alla mia stanza,
e m’addormivi al suono dei tuoi baci.

Allora agli occhi chiusi m’arridea
in mezzo ai fiori, una gioconda danza
di fantasime splendide e fugaci.

Poesia per il nonno, Guido Gozzano

Nonno, l’argento della tua canizie
rifulge nella luce dei sentieri:
passi tra i fichi, tra i susini e i peri
con nelle mani un cesto di primizie:

«Le piogge di Settembre già propizie
gonfian sul ramo fichi bianchi e neri,
susine claudie… A chi lavori e speri
Gesù concede tutte le delizie!»

Dopo vent’anni, oggi, nel salotto
rivivo col profumo di mentastro
e di cotogna tutto ciò che fu.

Mi specchio ancora nello specchio rotto,
rivedo i finti frutti d’alabastro…
Ma tu sei morto e non c’è più Gesù.




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