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Quando San Michele Arcangelo salvò Roma

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Thomas Wolf

Maria Paola Daud - pubblicato il 01/10/18

La storia misteriosa custodita da Ponte Sant'Angelo

A Roma c’è uno dei ponti più belli del mondo, il Ponte Elio, che tutti chiamano Ponte Sant’Angelo, o Ponte degli angeli.

Venne costruito dall’imperatore Adriano nell’anno 133 per collegare la riva sinistra del fiume Tevere con quello che sarebbe stato il suo mausoleo – un ponte per il suo futuro “funerale imperiale”.

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Col tempo il mausoleo è diventato un castello, che in varie epoche storiche è stato rifugio o prigione di alcuni Papi ed è famoso per il “Passetto di Borgo”, un cammino “segreto” che collega direttamente al Vaticano e spesso ha rappresentato una via di fuga per i Pontefici quando erano in pericolo.

Per molto tempo il ponte è stato usato dai pellegrini per collegarsi alla basilica di San Pietro, per cui è diventato noto anche come Ponte di San Pietro. Anni dopo, il Papa Gregorio Magno gli diede il suo attuale soprannome: Ponte Sant’Angelo.

Nel 590 d.C. Roma fu devastata dalla peste, e il Papa convocò tutto il popolo in processione per pregare per la fine della terribile piaga. In quel momento l’arcangelo Michele apparve sulla parte più alta del castello in tutto il suo splendore. Sfoderò la sua spada davanti a tutti, e questo gesto venne interpretato dal Papa come l’annuncio della fine della peste.

Subito dopo l’apparizione, la peste smise di flagellare Roma. Per commemorare questo fatto, il Papa fece collocare in cima al castello la statua dell’angelo in legno, sostituita nel corso degli anni con quella bronzea attuale, opera di Peter Anton von Verschaffelt.

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San Miguel Arcángel

La leggenda narra che l’angelo lasciò nel punto in cui “atterrò” le sue impronte nel marmo del castello. Questa lastra marmorea esiste ancora oggi, e si può ammirare nei Musei Capitolini.

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Nel 1535 Papa Clemente VII fece erigere le statue degli apostoli San Pietro e San Paolo, a cui si aggiunsero in seguito quelle dei quattro evangelisti e dei patriarchi – Adamo, Noè, Abramo e Mosè.

Nel 1669, Papa Clemente IX chiese a Gian Lorenzo Bernini di dare una nuova immagine al ponte. Fu l’ultima grande opera dell’artista. Venne progettata la costruzione di dieci angeli che sostenevano gli strumenti della Passione, una maestosa Via Crucis sul ponte, che serviva da preparazione al sacramento della Riconciliazione in vista dell’arrivo alla basilica di San Pietro.

Il volto degli angeli è sereno per la speranza della Resurrezione, e anche se tutti sono stati progettati dal Bernini, l’artista ne ha realizzati solo due: quello che sorregge la scritta “I.N.R.I.” e quello che tiene in mano la Corona di Spine.

Il fatto che si trattasse di statue così belle e le paura che le intemperie potessero rovinarle ha fatto sì che venissero tolte dal ponte, venendo sostituite con copie realizzate da altri artisti. Le statue originali si trovano nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte.

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