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Cosa c’entra il Papa con padre Julio Grassi, il sacerdote abusatore?

PADRE GRASSI

©Marko Vombergar-ALETEIA

Esteban Pittaro - pubblicato il 27/09/18

Il caso Grassi è stato e continua ad essere fonte di grande dolore per moltissime persone

La sorpresa per l’elezione di Jorge Mario Bergoglio ha fatto sì che i giornalisti che forse non avevano progettato di conoscere l’Argentina facessero una scappata nel Paese sudamericano. Tra questi, un noto vaticanista è stato vari giorni nel Paese, conoscendo tutto ciò che si poteva sapere sul nuovo Papa Francesco, mentre iniziavano a uscire le sue prime biografie.

All’epoca il Papa era accusato di connivenza con la dittatura, e perfino di consegnare dei sacerdoti al regime perché venissero arrestati. Accusa falsa, smentita perfino da uno di quei gesuiti ricercati dal Governo militare. Da bravo giornalista, quel vaticanista si è interessato al caso del sacerdote Julio Grassi, accusato e condannato per la prima volta nel 2009 per abusi sessuali nella struttura per minorenni che dirigeva.

Il vaticanista ha ascoltato voci a favore del sacerdote e voci contrarie, e ha concluso che indipendentemente dalla sua innocenza il caso aveva avuto luogo in un’altra diocesi, e il presbitero era stato allontanato dal suo ministero sacerdotale mentre si definivano le indagini, per cui non c’erano altre notizie.

Oggi, però, qualcuno sembra averle scoperte. Vari mezzi di comunicazione di tutto il mondo, partendo da un cablogramma pubblicato dall’agenzia AP in cui si intervista quella che la Giustizia argentina ha riconosciuto come la vittima di Grassi, si fanno eco di un’informazione che comprometterebbe Papa Francesco. È così?

L’informazione si riferisce a uno studio affidato a un avvocato dall’allora cardinale Jorge Bergoglio. Lo studio è stato richiesto dalla Commissione Esecutiva della Conferenza Episcopale, presieduta da Bergoglio, e l’avvocato conclude che Grassi è innocente rispetto ai crimini imputatigli, nonostante la sentenza della Giustizia civile.

Il cablogramma riferisce anche che il giovane che sarebbe stato abusato dal sacerdote dice che quando era con Grassi questi diceva sempre che Bergoglio “non gli lasciava mai la mano”.

Che solidità hanno queste informazioni?

In base al ruolo che occupava nella Conferenza Episcopale, il cardinal Bergoglio ha autorizzato l’indagine, e lo ha fatto per avere più elementi per il giudizio canonico sul sacerdote.

L’agenzia AP afferma che un canonista, di cui non rivela il nome, sostiene che questo non avrebbe valore.

Le conclusioni dello studio non dovevano essere necessariamente condivise dalla Conferenza Episcopale, né dal vescovado di Morón, in cui il sacerdote era incardinato, o da alcuna autorità ecclesiale. Di fatto, quando lo studio si è concluso ma la Giustizia ha stabilito che il sacerdote era colpevole anche se lo studio diceva un’altra cosa, al sacerdote è stato proibito di esercitare il ministero pubblico ed è stato avviato un processo canonico. Ciò significa che i risultati dello studio non hanno avuto alcun tipo di conseguenza, neanche per la Chiesa.

Anche se nei primi anni del caso l’allora arcivescovo Bergoglio avesse creduto all’innocenza di Grassi, non avrebbe alcuna colpa per averlo fatto, in primo luogo per il principio di innocenza di cui godono tutti i cittadini, e in seconda istanza perché le denunce contro Grassi hanno rappresentato un enorme scossone per la Chiesa argentina.

Molti avevano verificato il bene immenso che faceva la fondazione Felices los Niños e come decine di giovani lasciassero la strada e la droga per trovare speranza nella struttura.

Oggi Julio Grassi è in prigione e non può esercitare il ministero pubblico. Il Papa, una volta confermata la sentenza, non si è mai riferito in pubblico alla sua possibile innocenza. Non ci sono elementi oggettivi per credere che sostenga Grassi.

È vero che in questi anni ci sono state decine di denunce che hanno finito per rivelare le perversioni più orribili che molti non ritenevano possibili, ma è anche vero che in alcuni casi queste denunce si sono rivelate false, come nel caso dei sacerdoti di Granada (Spagna), la cui presunta vittima era stata chiamata al telefono da Papa Francesco.

Il caso Grassi è stato e continua ad essere fonte di grande dolore per moltissime persone. Alcuni, pur con la conferma della Corte Suprema di Giustizia, continuano a credere alla sua innocenza, altri credono invece alla sentenza e si sentono traditi da un uomo nel quale erano arrivati ad avere fiducia, e per loro non c’è altro da fare che essere solidali con le vittime di crimini tanto abominevoli.

Indipendentemente dal fatto che Grassi sia colpevole o meno, non si può comunque incriminare Papa Francesco per questa vicenda.

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