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Cari genitori, la regola che si va a scuola tutti i giorni non deve essere negoziabile

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Alexkatkov - Shutterstock

Silvana De Mari - pubblicato il 26/09/18

L'errore del nostro tempo: credere che flessibile sia un bella parola e rigido una parolaccia

Hikikomori è una impronunciabile parola giapponese che indica il sepolto vivo, il prigioniero di una prigione volontaria ma non per questo meno granitica. L’inizio è tra i 13 e i 16 anni. Si comincia con il saltare la scuola. Non è l’epico saltare di nascosto a mamma per andare a fare cose proibite o almeno divertenti. È un ignobile e viscido non muoversi dalla propria stanza, che diventa poi sempre più abituale, mentre la luce diminuisce sempre di più e le tapparelle sempre più giù. Alla fine si resta chiusi lì, sempre più chiusi, con l’unica comunicazione con il mondo che avviene via internet. Quando qualcosa mi fa paura e la evito la paura ingigantisce. La prima regola di prevenzione è non permettere ai figli si saltare la scuola. La scuola è un dovere e basta. Se è il liceo padre e madre hanno pagato le tasse universitarie. Permettere al figlio di saltare la scuola perché gli dà ansia vuol dire riconoscere che la guerra all’ansia l’ha persa.




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Noi partiamo dal presupposto, questo è il gravissimo errore della filosofia contemporanea, che flessibile sia un bella parola e rigido una parolaccia. Questo è un errore. Ci sono casi dove la flessibilità è l’opzione corretta e casi dove la rigidità è l’unica scelta. In una sala operatoria le regole di asepsi devono essere rigidissime, le regole di sicurezza devono essere rigide, altrimenti di tanto in tanto decine di persone restano ferite o peggio nel crollo o nel rogo di discoteche o scuole.
Dove le regole sono rigide l’emotività si smorza e si evita l’emotività inutile. Se un bambino sa che lui deve viaggiare sempre sul seggiolino dietro, non si sognerà nemmeno di chiedere di stare davanti. Se qualche vota il nonno o la zia trasgrediscono ogni volta chiederà, ogni volta sarà una discussione, ogni volta una speranza, ogni volta un capriccio e magari l’incidente ci sarà proprio il giorno in cui il bambino è dove non dovrebbe.




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La regola che si va a scuola tutti i giorni non deve essere negoziabile. Si sta a casa solo per comprovate e importanti malattie. La scuola dà ansia. L’ansia è su due punti: il giudizio del professore, il voto e lo sguardo dei compagni. L’ansia è sgradevole, può essere terribile. La tentazione di non andare, (è che oggi ho la verifica, se prendo un’insufficienza è un guaio, così sto a casa e studio) si forma facilmente,ma se non si va a scuola l’ansia peggiora. Se il genitore permette al figlio di non andare a scuola riconosce che il ragazzo ha ragione ad avere paura della verifica, e peggiora tutto. Regole rigide. Non hai studiato? Prenderai alla verifica l’insufficienza e poi ricupererai studiando come si deve. È un’insufficienza, no una fucilazione e se non ha studiato è giusto che prenda l’insufficienza, perché altrimenti come impara ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni?

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