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In casa ho sempre l’ultima parola, ed è “Sì, cara”

COUPLE

Dusan Petkovi - Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 22/09/18

di Andrés D’Angelo

“Chiedi davvero il permesso a tua moglie per fare qualsiasi cosa?”

“Certo!”

“E se ti dice di no non lo fai?”

“In genere le chiedo il permesso di fare cose che mi farebbe fare comunque”.

“Ma allora sei schiavo di tua moglie!”

“No, sono più libero, perché lei mi aiuta a non fare sciocchezze. Due teste pensano meglio di una sola, e mi fido più del suo criterio che del mio…”

Tempo fa ho parlato con un amico, scapolone impenitente, e la nostra conversazione è stata simile a quella che ho riferito. Il mio amico non capiva come potessi essere tanto “dominato” da mia moglie, tanto “debole di carattere” da non avere criteri propri di comportamento. Il che ha portato a una discussione su chi ha più carattere (o un carattere più controllato), su chi obbedisce o chi disobbedisce, e poi abbiamo finito per discutere di cose irrilevanti.

L’aspetto importante che mi è rimasto di quella discussione è quel concetto raro di autonomia, come di “Fare sempre ciò che voglio” ed “Essere libero”, che molti single hanno idealizzato, che spesso li trasforma in individualisti quasi autistici, nel migliore dei casi, o in misantropi chiusi in sé nel peggiore.

Questa conversazione ha continuato a risuonarmi in testa e mi ha fatto venire in mente vari aspetti che mostrano i benefici dell’obbedienza al coniuge e soprattutto come e perché dobbiamo “chiedere il permesso” di fare le cose anziché farle e poi chiedere scusa. Sembra una cosa da pazzi?

1. “Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Ef 5,21)

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San Paolo è piuttosto chiaro: dobbiamo essere “sottomessi”, e ogni volta che si pronuncia questa parola molta gente pensa che una persona sottomessa sia una persona debole, senza carattere, che gli altri usano a proprio piacimento e poi buttano via. San Paolo, però, ci dà un suggerimento: “siate sottomessi gli uni agli altri”, dice, ma poi aggiunge immediatamente “nel timore di Cristo”.

Cosa significa? Vuol dire nel cercare in tutti i modi di compiere la volontà di Dio. Non è che chi comanda può comandare qualsiasi cosa. Deve comandare compiendo la volontà di Dio, e chi obbedisce obbedirà sapendo di compiere la volontà di Dio.

Nella sua catechesi dell’11 giugno 2014, Papa Francesco ha detto: “Questo è il timore di Dio: : l’abbandono nella bontà del nostro Padre che ci vuole tanto bene”. Obbediamo al coniuge perché sappiamo che vuole il meglio per noi!

2. Chiedere permesso ci aiuta a pensare meglio

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Chesterton diceva che la condizione per cui due teste pensino meglio di una è che quelle due teste appartengano allo stesso corpo. E nel matrimonio succede proprio questo! Siamo una sola carne! Siamo due in uno! E questo è il bello: io voglio il meglio per mia moglie, e lei vuole il meglio per me.

E confidando in questo, nel fatto che ciascuno di noi vuole il meglio per l’altro, quando “chiediamo il permesso” di fare qualcosa stiamo chiedendo anche consiglio e orientamento, perché non sappiamo sempre se quello che vogliamo fare è quello che dovremmo fare davvero. Chiedere permesso ci aiuta, perché abbiamo una visione “binoculare” di quello che dobbiamo fare.

3. Chi comanda deve comandare ciò che chi deve obbedire può fare

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Cosa? Visto che stiamo cercando il bene del nostro coniuge, e in ultima istanza quello della famiglia, e quindi anche il nostro, quando ci chiedono il permesso di fare qualcosa dobbiamo vedere perché ci viene chiesto, e se è qualcosa di lecito non negarlo quasi mai.

Chi comanda in modo arbitrario corre il rischio che chi obbedisce non voglia sempre obbedire. Ne Il Piccolo Principe c’è un capitolo bellissimo che parla di un re che dava sempre ordini ragionevoli. Il dialogo che si intavola è meraviglioso:

“Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino, e il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?”

“Voi”, disse con fermezza il piccolo principe.

“Esatto. Si deve esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare”, proseguì il re. “L’autorità si basa in primo luogo sulla ragione. Se ordini al tuo popolo di gettarsi in mare ci sarà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere obbedienza perché i miei ordini sono ragionevoli”.

4. Obbedire vuol dire anche negoziare

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Obbedire non vuol dire dover aderire tutto il tempo alla prima opinione di nostro marito o nostra moglie. Chiedere il permesso è un invito a negoziare una soluzione intermedia che possa soddisfare entrambi.

Se voglio andarmene il fine settimana a pescare ma ci sono molte cose da fare in quei giorni, mia moglie può ricordarmi quegli impegni e “permettermi” di andare a pescare con i bambini venerdì e sabato, a condizione di tornare sabato pomeriggio per fare insieme la domenica le cose necessarie e andare a Messa insieme. Questo tipo di negoziato ci aiuta a sostenerci a vicenda, perché entrambi possiamo fare molte altre cose.

5. L’obbedienza ci aiuta anche ad essere più umili

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Spesso vogliamo le cose per capriccio. Crediamo di “meritare” qualche attività, o di averne bisogno, quando in realtà quello che vogliamo è fare le nostre cose e non altre più importanti che invece dovremmo fare.

Questa “libertà e autonomia” che spesso reclamano i single non è altro che una forma sottile per camuffare la pigrizia o il capriccio, e il nostro coniuge diventa la voce della nostra coscienza (e in ultima istanza la voce di Dio). Ed è allora che l’obbedienza diventa una virtù bellissima, in cui pur volendo fare qualcosa di piacevole facciamo una cosa difficile e il matrimonio acquista il senso sacramentale, ovvero il senso della santificazione personale dei coniugi.

Il matrimonio è una grande fonte di santificazione, perché ci costringe a “vivere per l’altro”, e la santità consiste in questo: non c’è amore più grande che dare la vita per l’altro. L’aspetto meraviglioso del matrimonio è che non sono solo io a dare la vita per mia moglie – allo stesso tempo lei dà la vita per me. Donandoci entrambi completamente, otteniamo tutti e due un trattamento giusto, ovvero otteniamo tutto. Per questo sposarsi è l’avventura più incredibile e meravigliosa che ci sia, perché ci fa mettere il meglio di se stessi al servizio dell’altro.

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