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Cosa manca nella lotta alla pornografia? Un autore pensa di avere la risposta

STEVE POKORNY

Copyright © Steve Pokorny

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 20/09/18

Difendersi per un certo periodo non basta...

“Signore, che io riabbia la vista!” Questa semplice dichiarazione del Vangelo di Luca (18, 41) potrebbe far vergognare più di qualcuno. Perché? Perché tanti dicono invece: “Do solo una sbirciatina!”, “Solo stavolta!”, “Un’altra volta e basta!”, o “Guarderò quando non guarda nessun altro”. Queste povere anime sono intrappolate nella morsa della compulsione nei confronti della pornografia. La fede e la scienza possono aiutare chi lotta contro questa dipendenza?

Ho avuto la fortuna di intervistare di recente su The Catholic Current Steve Pokorny, autore di Redeemed Vision: Setting the Blind Free from the Pornified Culture e fondatore di Freedom Coaching, un sistema di mentoring progettato per eliminare l’attrazione nei confronti delle immagini porno (l’audio e il testo dell’intervista sono disponibili qui, l’audio come file scaricabile qui).

Laureato in Teologia e Psicologia e sincero circa le battaglie che egli stesso ha dovuto affrontare, Pokorny offre speranza, prospettiva e molte risorse disponibili per chi lotta con quelle che definisce “immagini pornificate”, tra cui filtri e software di affidabilità, gruppi di sostegno, terapia, direzione spirituale, ecc., insistendo però sul fatto che queste risorse prese singolarmente, o anche in gruppo, potrebbero essere insufficienti. Cosa manca?


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“Queste tecniche non risolvono il problema. Spesso diventano meri meccanismi per far fronte alla questione, permettendo alla persona di cavarsela per un po’ di tempo”, insiste Pokorny. “Il motivo per il quale la maggior parte delle persone attaccate alla pornografia non sperimenta una libertà duratura è che non hanno mai imparato come raggiungere forme sane di intimità. Questo è possibile solo ricevendo una visione redenta del corpo umano. Se da un punto di vista teologico cristiano la perfezione ultima e la purezza di vista si otterranno solo in Paradiso, crediamo fermamente (e lo abbiamo sperimentato noi stessi) che Gesù Cristo in questa vita voglia da noi più che semplici meccanismi di difesa – “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (Galati 5, 1)! La sua grazia può permettere a uomini e donne di sperimentare una ‘vista redenta’ superiore a quella che in genere si ritiene possibile”.

Sono stato tentato di chiedere: “Come si intende la ‘vista redenta’?” Forse sarebbe meglio chiedere “Com’è la ‘vista redenta’, e cosa vede?” Pokorny affronta la questione citando Paul Loverde, vescovo emerito della diocesi di Arlington (Virginia, Stato Uniti): “La nostra vista naturale in questo mondo è il modello della vista soprannaturale in quello che verrà. Una volta che distorciamo o danneggiamo questo modello, come riusciremo a comprendere la realtà? Nostro Signore ci ha dato il dono della vista perché potessimo vederlo”.




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Pokorny aggiunge che il problema di fondo del consumo di pornografia (una cosa che l’individuo consuma anche se è questa a consumare l’individuo) è il bisogno di guarire la nostra visione del corpo umano. Prima di peccare, Adamo ed Eva erano “nudi”, “ma non ne provavano vergogna” (Genesi 2, 25). Potevano guardarsi in modo innocente, vedendo che erano stati creati da Dio e per Dio. Erano stati creati per essere complementari. Erano stati creati buoni e belli. Il peccato ha avvelenato il loro sguardo, e hanno iniziato a guardarsi con lussuria, come oggetti, piuttosto che come soggetti che suscitano reverenza e stupore.

Pokorny insiste sul fatto che la gente può rieducare il cervello a vedere il corpo come Dio lo ha creato: “Lentamente, le radici del nostro falso desiderio di immagini pornificate verranno sostituite dal desiderio donato da Dio di amore e vera bellezza”. Per Pokorny, infatti, dobbiamo “tuffarci nella bellezza”.

Questo mi ha ricordato un ricevimento nuziale a cui ho partecipato. I musicisti sono venuti a ogni tavolo dicendo di chiedere una canzone. Un signore di una certa età ha chiesto una canzone d’amore, poi ha preso le mani della moglie, sposata cinquant’anni prima, e con le lacrime che gli rigavano il volto le ha ripetuto “Per te… per te… per te…” Lei gli ha risposto con la luce silenziosa ma eloquente dei suoi occhi. Quella splendida coppia aveva imparato a vedere come Dio vorrebbe che vedessimo tutti noi – a “tuffarsi nella bellezza” con gratitudine, reverenza e amore. Marito e moglie sapevano che guardandosi si trovavano sulla soglia di un terreno sacro, preparandosi a vedere il volto di Dio e a vivere davvero.




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Questa coppia ha illustrato i buoni frutti di quello che consiglia Pokorny, che ricorda come la guarigione duratura necessaria sia una liberazione dalla pornografia che si può raggiungere solo mediante l’opera redentrice di Cristo. Cristo ha assunto la natura umana per guarire tutto questo. Portando a Lui il nostro peccato e le nostre ferite, la nostra vista può essere redenta.

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