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I 7 peccati dell’evangelizzatore cattolico (tranquilli, per tutti c’è un antidoto!)

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Catholic Link - pubblicato il 19/09/18

di padre Edgar Henríquez Carrasco

Nella comunicazione c’è un principio che dice “Tutto comunica e tutti comunichiamo”. Questa frase assume grande importanza quando parliamo di comunicare Cristo nel mondo. Come stiamo evangelizzando? Comunichiamo Lui o cerchiamo di comunicare noi stessi? Queste e altre domande troveranno risposta se analizzate la vostra azione apostolica e siete sinceri con voi stessi.

Fermatevi un momento e riflettete su quello che state facendo, sulle vostre responsabilità pastorali, sulla motivazione di fondo delle vostre azioni. Se Cristo è il centro della vostra vita, il vostro modello e l’esempio da seguire, sarete certi di essere sulla strada giusta. In caso contrario, vi invito a cercare la radice del problema e a predisporre i mezzi per risolverlo. Ecco 7 peccati che possono commettere gli evangelizzatori cattolici. Forse ne state commettendo uno, ma niente paura! Tutti si possono sanare in un modo o nell’altro.

1. Mettersi al centro del messaggio

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È un pericolo reale e il più comune di tutti. La tentazione è comunicare se stessi anziché comunicare Cristo. Come si manifiesta? Quando parliamo molto di noi, quando cerchiamo l’applauso del mondo, quando permettiamo che le parole “fama” e “successo” entrino nella nostra vita come una priorità…

Iniziamo dalle piccole cose: “Mi piace”, commenti, immagini personali sulle reti apostoliche, ecc., fino a opacizzare a poco a poco il messaggio di Gesù. E cosa succede quando assumiamo questo atteggiamento? Comunichiamo una Chiesa molto umana e un Cristo assai imperfetto riflesso nei nostri atteggiamenti e nelle nostre foto e parole (che sono molto personali). “Ritagliamo” l’annuncio del Vangelo e lo riduciamo alla nostra persona. È come mangiare un piatto di minestra insipida, perché senza Gesù non possiamo far nulla.

Cosa si può fare? Crescere nell’umiltà. Non bisogna dimenticare che è per Cristo che lottate, che è Cristo che comunicate, che è la sua Parola che annunciate, e non voi stessi. Soffermatevi un attimo a pensare alle vostre azioni apostoliche e chiedetevi: “Cosa cerco, comunicare Gesù o me stesso?” Siete ancora in tempo per fare qualcosa per rimediare.

2. Essere incostanti nei progetti

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Un altro classico cattolico. Nei miei anni di pastorale giovanile e ora da religioso, ho visto molti progetti ottimi nascere ma poi non andare avanti per mancanza di costanza. Cos’è successo? Si può trattare di noia, incostanza, pigrizia… Chiedetevi una cosa: avete intrapreso questa azione apostolica per voi o per comunicare Gesù?

Non è vero che “non fa niente” lasciarla esaurire. Se sapete di essere incostanti, o chiedete aiuto o non intraprendete il progetto. A volte con questo atteggiamento scoraggiate più di una persona. L’incostanza è un male che dobbiamo guarire nella nostra Chiesa.

Cosa si può fare? Pregare di più e programmare un percorso. Pregare di più perché la vostra unione con Dio cresca e siate consapevoli che è Lui che servite; programmare un percorso vi aiuterà a stabilire mete a breve e a lungo termine, a raggiungere gli obiettivi, coordinare il necessario, chiedere aiuto…

3. Essere poco professionali

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“Non ho avuto tempo”, “Non è poi così importante”, “Solo se è per i bambini della parrocchia” sono frasi che spesso sentiamo dire ad alcuni agenti pastorali. Tenete conto, però, del fatto che ogni azione evangelizzatrice, per quanto piccola, è importante per costruire il Regno di Cristo sulla Terra.

Non è indifferente se pianifichiamo o meno una catechesi, se prepariamo o no un ritiro, se ci impegniamo o meno nel video di fine anno. Ogni piccola azione dev’essere svolta con cura e professionalità. Gesù merita che utilizziamo gli spazi migliori, gli strumenti migliori e le risorse disponibili per comunicare al mondo la sua Buona Novella. Ciò richiede preparazione, pianificazione, programmazione degli obiettivi, percorso da seguire, tempi stabiliti… Cercare di far bene le cose è anche cercare di amare meglio.

Cosa si può fare? Pianificare, essere fedeli nel poco. La pianificazione aiuta ad avere le idee chiare e a prendere buone decisioni. Gesù parla dell’amministratore scaltro, e in un altro passo cita la parabola dei talenti per mostrare chi si sforza di portare frutto e chi invece si conforma alle piccole cose. Se avete poco, date quel poco che avete. Se avete molto, mettetelo al servizio di Dio, ma non diamogli le briciole, perché “Cristo non chiede nulla e dà tutto” (Benedetto XVI).

4. Avere mete molto limitate

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Questo aspetto è legato ai tre punti precedenti, ma ha una sfumatura diversa. Le piccole mete ci fanno guardare a breve distanza e agire in momenti di fervore che si dissipano col passare delle ore. Gesù è venuto a comunicarci la sua vita, e questo è molto più di un grande ideale, è una vita che ci porta amore, che ci invita alla riconciliazione, al perdono, all’unità.

Abbiamo tra le mani cose grandi. Gesù aveva un “progetto” gigantesco, salvare l’umanità intera dal peccato. E noi? Quali mete apostoliche abbiamo? Pensare in grande, proiettarsi in grande, intraprendere azioni che abbiano un impatto sociale enorme… tutto questo è frutto di un cuore innamorato, che cerca di far sì che il tesoro che ha trovato sia conosciuto da molte altre persone.

Cosa si può fare se si hanno mete limitate? Ampliare i propri orizzonti, mettere Cristo al centro, sognare in grande, lasciarsi sorprendere. Sono tutti ingredienti necessari all’evangelizzazione.

Non abbiate paura di puntare in alto, al cielo. Lasciatevi guidare dai pastori della Chiesa, chiedete aiuto, non procedete da soli, ma sognate in grande. Sognate un mondo intero per Cristo!

5. Non lasciarsi aiutare dagli altri

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A volte ci riteniamo dei “supercristiani”, capaci di fare tutto allo stesso tempo senza bisogno del benché minimo aiuto da parte degli altri. Partecipiamo a catechesi, pastorale giovanile, coro e missioni notturne, organizziamo ritiri… tutto insieme. Ci mettiamo a fare migliaia di cose e finiamo per essere stanchi e frustrati. Vi è mai successo? A me sì, e anche spesso. È perché non ci lasciamo aiutare. Grazie a Dio nella Chiesa ci sono molti fratelli che possono coadiuvarci in qualsiasi iniziativa. Dobbiamo aprir loro la porta e permettere che ci diano una mano.

Cosa si può fare? Chiedere a Dio di aumentare la fiducia in noi stessi, negli altri e in Lui. La fiducia ci aiuterà a condividere il peso del lavoro quotidiano, e se gli altri sbagliano non succede niente, è capitato a tutti qualche volta. Imparare a confidare negli altri è la chiave per lasciarsi aiutare. Se non ci lasciamo aiutare all’interno della Chiesa, come potremo aprire il nostro cuore agli altri quando hanno bisogno di sostegno interiore, incoraggiamento o forza nelle difficoltà?

6. Annunciare senza conoscere bene il messaggio

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Ci fermiamo a quello che abbiamo ascoltato, a volte con spiegazioni rapide di quello che bisogna fare senza cercare ulteriori informazioni o studiare meglio il tema. Possono passare anni prima di renderci conto che abbiamo una formazione cristiano-cattolica molto di base. Possiamo anche cambiare fede quando arrivano i nostri fratelli separati e ci riempiono di citazioni e interpretazioni della Bibbia che ci lasciano a bocca aperta e senza parole di fronte a ciò che ci è sconosciuto.

La catechesi, i ritiri, le riunioni dei vari gruppi, le prove del coro e ogni attività nella Chiesa dev’essere imbevuta di Gesù e del suo messaggio. Diceva San Girolamo: “Non conoscere la Scrittura equivale a non conoscere Gesù Cristo”. Possiamo applicare questa frase al catechismo, alla liturgia, alla dottrina sociale della Chiesa, alle esortazioni e alle encicliche papali e a ogni documento che ci aiuta a comprendere di più la fede cattolica.

Comprendere ci porta a spiegare, ma tutto questo è vano se non conosciamo la persona di Gesù in un’esperienza viva e personale, che è la base di ogni azione apostolica e di ogni frutto che possiamo dare.

Cosa si può fare? Formarsi e leggere molto. La formazione è integrale, entra in ogni ambito della nostra vita: in famiglia, nei costumi, nelle abitudini (vizi e virtù), nel modo in cui facciamo apostolato, in come ci rapportiamo a Dio e agli altri, in come preghiamo… E leggere molto aiuta a comprendere cose che prima non capivamo, a renderci conto di tanti perché, a fugare i dubbi e ad aiutare altri a risolvere i loro.

7. Progressiva mondanizzazione dei criteri

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È un pericolo di fronte al quale dobbiamo stare molto attenti. La fede cattolica parla di tre nemici della nostra anima, quelli che ci spingono a peccare: il demonio, la carne e il mondo. Quest’ultimo entra sottilmente quasi senza fare rumore. Si attribuisce al Mahatma Ghandi la frase: “Cura i tuoi pensieri, perché diventeranno le tue parole. Cura le tue parole, perché diventerano le tue azioni. Cura le tue azioni, perché diventeranno le tue abitudini. Cura le tue abitudini, perché diventeranno il tuo destino”, ed è vero – se lasciamo che il mondo entri nella nostra vita, a poco a poco ci incammineremo verso di lui.

Ma cosa significa seguire i criteri del mondo? Vuol dire far propri i suoi valori, a volte contrari alla nostra fede, passare sopra gli altri per spiccare, l’indifferenza nei confronti del bisognoso, la ricerca di piaceri temporali, la gioia per le cose materiali, volere quello che hanno gli altri… E quando a corrompersi sono i leader il disastro è ben maggiore.

Cosa si può fare? Pregare e cercare l’unione con Dio. Non permettete che il mondo vi fagociti. Siamo nel mondo ma non del mondo, non dobbiamo mai dimenticarlo. La preghiera sarà sempre l’antidoto efficace contro ogni malvagità, ogni tentazione, ogni azione del demonio o del mondo che vuole strapparci alla sua presenza. Non vendete per poche monete chi ha dato tutto per voi.

Per concludere, vorrei rivolgervi un invito molto speciale a partecipare alla conferenza online «El arte de aceptar nuestras debilidades», in cui offriremo elementi per poter imparare a vedere in modo obiettivo i propri errori e comprendere che vi hanno permesso di imparare molto e che il cammino da percorrere è ancora lungo.

Voler condividere con gli altri la Parola di Dio richiede umiltà, amore e dedizione. Se vi siete identificati con qualcuno di questi peccati che abbiamo menzionato niente paura! Tutti commettiamo degli errori, la chiave sta nel voler cambiare e nel lavorare con amore per riuscirci.

QUI L’ORIGINALE

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