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Paola e Valerio dopo 57 anni finalmente sposi davanti a Dio e agli uomini

VALERIO GRASSI E PAOLA

Gli Sposi con i figli, generi, nuore, nipoti

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Paola Belletti - pubblicato il 19/09/18
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Perché il Signore compie meraviglie, ma senza fretta e con l’aiuto della preghiera, dei suoi sacerdoti, della fede dei figli. Abbiamo intervistato una delle figlie della coppia, testimone e complice in questa storia ferita e risanataBuongiorno Valeria, grazie di avere accettato di raccontare per i nostri lettori di Aleteia For Her la storia dei tuoi genitori, salita anche agli onori della cronaca in questi ultimi giorni. Loro sono Valerio e Paola, 93 anni lui, 79 lei. Raccontaci un po’ i momenti decisivi della loro vita. Così capiamo che cosa c’è di speciale!

Allora, mio padre e mia madre si sono conosciuti nel 1961, un anno e mezzo prima che io nascessi, a Brescia. Mia mamma è di Casale Monferrato (provincia di Alessandria, Piemonte Ndr) ed era qui in città per caso, a trovare un’amica. A causa di una forte nevicata non è riuscita a rientrare a casa sua come aveva in programma. Si è fermata per le vacanze di Natale e durante questo periodo ha conosciuto un uomo, mio padre. Lui a quell’epoca era già sposato, ma il matrimonio era compromesso in modo serio. La moglie dopo la nascita della loro prima figlia era profondamente cambiata, erano diventati come si dice, separati in casa. Non so misurare le colpe dell’uno e dell’altra né tantomeno la loro consapevolezza. Non ho gli elementi. Comunque a quel punto mio papà stava cercando di capire e di decidere cosa fare.

E quando ha visto tua mamma per la prima volta cosa è successo?

È stato un vero colpo di fulmine. Lui 36 anni, lei 21.

Si innamorano e…

E nel giro di pochi mesi vanno a vivere insieme in una pensione; poi trovano una casa proprio nello stesso quartiere dove per varie vicende sono arrivata a vivere io ora con la mia famiglia…Che il Signore voglia proprio che la mia storia continui a tenere le radici qui? E l’anno dopo a luglio sono nata io, era il 1962. A quei tempi non c’era la legge sul divorzio, arrivata del 1970. L’inizio di una serie di leggi anticristiane, lo sappiamo… Non appena è entrata in vigore la moglie ha subito chiesto il divorzio. Devo specificare subito una cosa: i miei genitori non erano cattolici convinti né ferventi. Non si ponevano il problema di vivere in adulterio. Io come figlia non l’ho mai percepito, siamo cresciuti così. A me e ai miei fratelli, hanno dato i sacramenti ma non ci portavano a messa la domenica, mai. Tant’è vero che quando io ho avuto la mia conversione forte, totalizzante, i miei genitori sono rimasti letteralmente scioccati. Mi prendevano in giro, addirittura; soprattutto rispetto all’apertura alla vita che da quel momento mio marito ed io abbiamo vissuto nel nostro matrimonio. Avevamo già due figli, ne sono nati altri tre e ad ogni annuncio di nuova gravidanza lanciavano battutine e frecciate.

Eppure anche loro hanno quattro figli! Anzi cinque con la  prima figlia, giusto?

Sì ma non capivano. Non capivano le ragioni del nostro modo di vivere la famiglia e il matrimonio. Quando poi sono stata a Medjugorie nel 2011 la mia fede ha vissuto un altro salto ancora (i coniugi Borra fanno parte del Cammino Neocatecumenale da circa 20 anni, Ndr) al ritorno ho continuato a vivere l’amore per il Rosario e la Madonna in maniera intensa e lo proponevo a tutti. Andavo a casa dei miei la domenica pomeriggio e li invitavo a recitare una corona insieme. Ero proprio “gasata” diciamo… Insomma deve essersi svegliato qualcosa in loro. Mio papà a mezzanotte mi mandava dei messaggi su Whatsapp:

Ave Maria….

Voleva dire che stava dicendo il rosario e io allora gli rispondevo:

Davvero? Allora io lo dico con te.

Un altro segno che credo li abbia lentamente e progressivamente colpiti è stato quello della preghiera prima dei pasti. Quando siamo ospiti da loro mio marito dà sempre la parola a mio padre come capostipite della famiglia. E lui ha sempre accettato e così diceva questa preghiera. Poco ma non un niente!

Un passo indietro: ma la prima figlia di tuo papà e della prima moglie?

E’ stata accolta quasi subito nella nuova coppia e mia mamma l’ha amata e allevata come fosse sua. La ama come una figlia, davvero. E noi siamo fratelli, è la mia sorella grande. Anche la moglie…mia madre l’ha seguita negli anni e quando ha avuto bisogno per i vari acciacchi che la vecchiaia portava con sé, per le visite, per tante esigenze spesso se ne occupava lei. Se ne è fatta carico con amorevolezza. Poi sette anni fa la prima moglie di mio padre è deceduta.

E a quel punto cosa è successo?

Mi rivolgo a mio papà e a mia mamma e dico, con un po’ di azzardo ma sicura di quello che la nostra fede indica come verità: «adesso vi potete sposare». Intanto avevo procurato loro un incontro con un bravo sacerdote che li affascinava anche per come predicava. Un giorno erano a pranzo insieme e ad un certo punto li apostrofa:

Dai, vi sposo io!

E mio padre:

Cosa dici, Paola? Che ne pensi?

E sul momento mia madre era contraria, decisamente. Tutti i passi di avvicinamento alla fede, più che di ritorno, li ha fatti sempre mio papà.  Mentre mia mamma è rimasta a lungo in silenzio. Papà Valerio ha iniziato a farci un sacco di domande su Gesù. Su chi era davvero, su cosa faceva. Cinque anni fa in parrocchia è arrivato don Angelo Gelmini che piano piano, ricorrenza dopo ricorrenza, invitandoli, consigliando, stando loro vicino ha conquistato anche mia mamma. Ad aprile annuncia che sarebbe stato spostato in curia per un incarico importante. In quel periodo mia mamma, che era sempre stata lontanissima da questi ambienti, inizia a frequentare l’oratorio: va a giocare a tombola con le amiche, mangiano la pizza insieme…E il parroco sta un po’ con loro, passa a salutare. Una domenica mia mamma si avvicina a don Angelo e gli dice, di sua spontanea volontà:

Prima di andare via ci devi sposare!

Si è finalmente aperta e si è lasciata accompagnare in questo cammino.

Ma quindi loro avevano come dire il “sospetto” che nonostante tutto, sebbene fossero insieme e si volessero bene da 57 anni e fossero sposati civilmente da 40, qualcosa di sostanziale sarebbe cambiato? Non la stavano vivendo come una formalità!

Sì, lo sentivano, lo intuivano e quel sacerdote li ha accompagnati, educati piano piano. Li aspettava a messa, li formava.

Un esempio di pastorale per gli anziani che può fare scuola!

Mio padre ad un certo punto ha chiesto al don:

Ma quando posso fare la Comunione?

E lui:

Dopo il matrimonio.

E così è arrivato il pomeriggio del 5 di settembre di quest’anno proprio qua vicino a noi, nel santuario mariano della Madonna di ValVerde a Rezzato, che ha una parte antichissima risalente al 1200 circa e viene aperta solo in occasioni particolari. Lì con i figli e i nipoti, mio padre e mia madre, si sono finalmente sposati.

E com’è stata la cerimonia, come l’hanno vissuta loro? E voi?

E’ stato bellissimo, novantatré anni lui e lei, la mia mamma, quindici anni di meno. Eravamo noi cinque figli, con i mariti e tutti i nipoti, dieci più uno in arrivo. Eravamo lì raccolti intorno a loro come i rami e i frutti di quell’albero che può anche essere nato un po’ storto ma poi il Signore compie miracoli, raddrizza, accompagna, cura… E’ stato intenso; non una favoletta romantica e superficiale, ma qualcosa da uomini e donne, davanti a Dio.

Vuoi tu Valerio prendere Paola come tua sposa?

Lui si gira verso di lei (noi figli e nipoti siamo abituati che se le dicano dietro) l’ha guardata negli occhi, l’ha presa per mano e ha detto “Sì”. Siamo scoppiati tutti in lacrime. I figli che si stringevano alle fidanzate, si prendevano per mano.

Sei disposto, seguendo la via del Matrimonio, ad amarla e rispettarla tutti i giorni della tua vita?

E lui:

Pota, per chel che me resta sé! (in dialetto bresciano: caspita, per quel che mi resta sì!).

Alla fine del rito mio padre torna a chiedere:

Quando faccio la comunione?

Il sacerdote:

Sabato venite da me, all’ultima messa, che vi do la comunione nelle due specie.

Era l’8 settembre e sentivo il forte desiderio di partecipare alla celebrazione eucaristica per onorare la Madonna nel giorno della sua natività. Mio marito sbuffa «però ti voglio accontentare» mi dice. Solo dopo mi viene in mente che i miei sarebbero stati al santuario per potersi finalmente comunicare. Una volta là li vedo arrivare mano nella mano in Chiesa… La chiesa traboccava, ma ho adocchiato due sedie vuote seminascoste, le ho messe vicine e li ho fatti sedere uno di fianco all’altra. Ad un certo punto arriva don Angelo lungo la navata e li chiama:

vi ho fatto tenere i posti davanti, nel primo banco, venite!

Prima chiedono di confessarsi proprio con lui. E io figlia vedo  i miei genitori anziani accostarsi all’altare rifare la loro ”Prima Comunione”.

Gli ho dato anche un bacio al prete quando mi ha dato l’assoluzione

mi ha raccontato subito dopo mio padre. E poi ha detto loro di andare a messa ogni volta che riescono (sono anziani, hanno problemi alle gambe, non guidano più). Che dolcezza, che gratitudine enorme! Sono così grata e stupita di come il Signore li abbia piano piano attirati a sé, usando tante piccole cose, con dolcezza ma con mano sicura. Il Signore è grande e mantiene le sue promesse!