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Comprendere la Chiesa nei Paesi baltici: cosa troverà il Papa?

AGLONA BASILICA

Dainis Matisons | CC BY 2.0

Alicia Ambrosio - pubblicato il 18/09/18

Dal dominio degli zar ai nazisti nella II Guerra Mondiale e al comunismo sovietico: Estonia, Lettonia e Lituania condividono una storia comune e una situazione di fede complessa

Estonia, Lettonia e Lituania condividono una storia comune: tutte e tre hanno fatto parte della Russia zarista, sono state occupate dai nazisti durante la II Guerra Mondiale e hanno trascorso decenni sotto il comunismo sovietico prima di diventare indipendenti nel 1991. Questa storia ha lasciato un segno sulla popolazione della regione e sul modo in cui i cristiani locali si rapportano alla loro fede. Nel suo viaggio nella regione, dal 22 al 25 settembre, Papa Francesco vedrà in prima persona l’effetto che quei decenni hanno avuto sulla Chiesa nei Paesi baltici.

Padre Peteris Skudra, direttore di Radio Maria Lettonia, ha confessato ad Aleteia che l’occupazione sovietica del Paese ha avuto due effetti principali: ha unito tutti i cristiani in reti di resistenza e gruppi di preghiera clandestini e ha provocato un gap generazionale nella trasmissione della fede.

Il sacerdote ha affermato che ci sono tre generazioni di lettoni con rapporti diversi con la religione: i nonni che sono stati battezzati e sono credenti, i genitori che non sono stati battezzati e non hanno ricevuto una formazione religiosa perché la Chiesa è stata soppressa e i figli, ormai trentenni, curiosi sul ruolo che la Chiesa può giocare nella loro vita.

Il gap generazionale e un senso profondamente radicato della vita privata contro quella pubblica significa che molti cattolici lettoni lottano per collegare la propria fede alla vita quotidiana. “Siamo un Paese con radici cristiane, ma per molti non c’è un rapporto quotidiano con Dio”, ha affermato padre Skudra.

Grazie all’azione dei gruppi di preghiera clandestini durante gli anni del dominio sovietico, i cattolici lettoni hanno almeno un legame culturale con la propria fede. Il punto dentrale dell’anno per i cattolici e gli altri cristiani è il 15 agosto (festa dell’Assunzione), quando ha luogo un pellegrinaggio nazionale al santuario della Madre di Dio ad Aglona, dove la gente si ricollega alla propria eredità cattolica. “Molte persone vengono a confessarsi in occasione del pellegrinaggio e ci dicono che la loro ultima Confessione è avvenuta un anno prima, nel pellegrinaggio precedente”, ha detto padre Skudra.

Il santuario e la devozione mariana che promuove sono un promemoria dell’impegno con cui i cristiani hanno lottato per tener viva la Chiesa nel loro Paese. Nel XVII secolo, i frati domenicani che vivevano ad Aglona portarono l’icona della Madre di Dio nella loro sede, e nel 1768 vi costruirono intorno una chiesa. Si ritiene che l’icona abbia poteri di guarigione, ed è stata una fonte di devozione popolare e pellegrinaggio per i cattolici da quando l’immagine è stata insediata per la prima volta. Sotto il dominio sovietico, soprattutto verso la fine del regime, i cattolici organizzavano pellegrinaggi sotto copertura al santuario, pregando per il loro Paese.

Dopo la caduta del regime sovietico all’inizio degli anni Novanta, Aglona è rimasto un “luogo importante perché non c’erano molte altre opzioni per i ritiri. Questo pellegrinaggio era importante”, ha dichiarato padre Skudra.

Oggi cattolici, ortodossi e perfino luterani assistono alle celebrazioni al santuario il 15 agosto.

Papa Francesco celebrerà la Messa al santuario della Madre di Dio ad Aglona il 24 settembre.

Padre Skudra ha affermato che l’opera di rievangelizzazione della Lettonia e il fatto di aiutare le persone a collegare la fede alla vita quotidiana si sta realizzando attraverso l’opera di organizzazioni come Radio Maria e gruppi guidati da laici come Alpha e Encounter of Married Couples. Avere dei laici che discutono questioni quotidiane attraverso la lente della fede in modo non dogmatico è gradito ai lettoni, ha aggiunto.

Solo il 55% circa dei lettoni si identifica come cristiano.

In Estonia la situazione è ancora più impegnativa. Circa il 75% degli estoni afferma di non avere alcuna religione, e i cattolici sono meno dell’1% della popolazione. La collaborazione ecumenica è una necessità per alleviare quella che l’Amministratore Apostolico dell’Estonia Philippe Jourdain definisce l’“insicurezza spirituale” con cui convivono gli estoni.

Il vescovo Jourdain ha detto all’agenzia Sir che lui e il vescovo luterano Urmas Viilma hanno esteso un invito congiunto a Papa Francesco a visitare l’Estonia. Per sottolineare i solidi rapporti ecumenici nella regione, il Pontefice prenderà parte a due incontri ecumenici durante il suo viaggio: uno nella cattedrale di Riga, l’altro con i giovani nella chiesa luterana di San Carlo di Tallinn.

In Lituania, anche se la storia è simile, la Chiesa si trova in una situazione migliore.

Circa l’89% dei lituani è cristiano, e di questi il 77% è cattolico. Anche qui decenni di occupazione da parte dei russi e dei sovietici hanno portato a una rete clandestina di attività cristiana. La fede cristiana e l’indipendenza politica del Paese sono considerate in qualche modo collegate. Una cappella a Vilnius dedicata a Maria Madre della Misericordia è un promemoria nazionale della lotta per l’indipendenza lituana.

L’immagine della Vergine Maria come Madre della Misericordia è in mostra nello stesso luogo dal XVII secolo, quando vennero costruite delle mura intorno alla città. Ogni porta aveva un’immagine appesa ad essa. L’immagine della Madre della Misericordia era appesa alla cosiddetta La Porta dell’Alba ed è sopravvissuta a due incendi, alla distruzione delle mura, alla II Guerra Mondiale e all’occupazione sovietica. È l’unica immagine delle mura a sopravvivere. La cappella è ora dedicata ai lituani morti per la loro fede e il loro Paese. Una replica dell’immagine è stata collocata in una cappella nelle Grotte Vaticane nel 1968.

Papa Francesco visiterà il santuario della Madre della Misericordia di Vilnius il 22 settembre. Il 23 visiterà l’ex quartier generale del KGB a Vilnius – uno dei tanti luoghi in cui il beato Teofilius Matulionis venne imprigionato prima di morire avvelenato nel 1962.

Il beato Teofilius Matulionis nacque a Kudoriskis, in Lituania, e divenne sacerdote nel 1900 a San Pietroburgo, in Russia (all’epoca la Lituania faceva parte della Russia). Trascorse un totale di 17 anni in prigione, prima nelle mani dei russi, poi in quelle dei sovietici, che cercavano di eliminare completamente la religione. Pur essendo in prigione, venne ordinato segretamente vescovo nel 1929 e tornò in libertà in Lituania nel 1933. Nel 1946 era di nuovo in carcere per essersi rifiutato di cooperare con i sovietici. Negli anni Sessanta gli venne negato il permesso di partecipare al Concilio Vaticano II. Nel 1962, dopo un’ispezione del KGB nel suo appartamento, gli venne iniettato del veleno e morì.

L’ex quartier generale e prigione del KGB a Vilnius ospita oggi il Museo dell’Occupazione e della Lotta per la Libertà.

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