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“Papal Foundation” e “Legatus”: la finanza americana frena le donazioni al Vaticano?

PASSETTO ROME

© CPP/CIRIC

Il celebre Passetto di Borgo è stato riaperto al pubblico dopo il suo restauro. Si tratta di un passaggio fortificato tra il Vaticano e Castel Sant’Angelo, che i Papi prendevano per andare a mettersi al riparo. L’ultimo a prenderlo fu Clemente VII nel 1527.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 14/09/18

Sono due importanti fonti economiche per le diocesi Usa e la Santa Sede. Ma dopo gli scandali sessuali la tensione è alta. Vi spieghiamo perchè 

La bufera degli abusi sessuali nel clero negli Stati Uniti e le polemiche suscitate dal dossier Viganò starebbe avendo ripercussioni, secondo Il Messaggero (10 settembre), sulle finanze della Santa Sede. Gli imprenditori cattolici americani avrebbero stretto il portafogli come avvenne nel 2001, quando le donazioni calarono e alcune diocesi ebbero grossi problemi economici.

Due i campanelli d’allarme. Il primo proviene dalla Papal Foundation. La ricca fondazione americana ha come missione «servire il Santo Padre e la Chiesa Cattolica Romana». E’ formata da un insieme di donatori laici che collaborano con le più alte gerarchie ecclesiastiche americane per sovvenzionare opere di carità, formazione in ambito cattolico, realizzazione di strutture scolastiche private, ecc. L’ammontare delle donazioni, si legge sul sito ufficiale, è arrivato a 215 milioni di dollari.




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La “triade”

Chi è al vertice della fondazione? Il presidente è l’arcivescovo di Washington, il cardinale Donald Wuerl, e un peso rilevante lo tengono il vescovo americano del West Virginia (Diocesi di Wheeling-Charleston) , Michael Bransfield e l’ex cardinale, nonché cofondatore, Theodore McCarrick, 88 anni, arcivescovo di Washington dal 2000 al 2006 (che tra l’altro ha presieduto l’ordinazione a vescovo di Bransfield nel dicembre 2004).

Cosa hanno in comune questi tre alti prelati? Che attualmente sono implicati in inchieste riguardanti presunti abusi sessuali.


CARLO MARIA VIGANÒ

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La vicenda McCarrick

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Wikipedia CC

Quella più nota dei tre, è l’inchiesta che riguarda McCarrick. Come ricorda VaticanNews a giugno 2018 il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, su indicazione di Papa Francesco, aveva già dato istruzioni affinché il cardinale McCarrick non esercitasse più pubblicamente il suo ministero sacerdotale. La decisione faceva seguito alle conclusioni di una Commissione dell’arcidiocesi di New York, che aveva definito «credibili e fondate» le accuse contro McCarrick riguardo ad abusi da lui compiuti su un minore oltre 45 anni fa quando era prete a New York. McCarrick aveva accolto la decisione pur dicendosi innocente.

Nei giorni successivi una approfondita inchiesta del New York Times aveva rivelato che c’erano altre accuse nei confronti di McCarrick e che nel passato due diocesi in cui il prelato era stato vescovo – Metuchen e Newark – pur senza ammettere alcuna colpa avevano risarcito, rispettivamente per 80mila e 100mila dollari, due ex sacerdoti che lo avevano accusato di abusi sessuali (subiti quando erano maggiorenni) (Avvenire, 28 luglio).




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Le dimissioni di Wuerl

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These images reflect the Blue Mass that marks the beginning of National Police Week in the Nation's Capital and Customs and Border Protection's involvement in paying tribute to Fallen Officers. The Archbishop of Washington D.C., Cardinal Donald William Wuerl, presides over the event annually. Photo by James Tourtellotte.

Wuerl è invece accusato di avere coperto l’ex cardinale McCarrick. Domenica 8 settembre è stato contestato per questo motivo da un gruppo di fedeli e l’11 settembre ha inviato una lettera ai sacerdoti della sua diocesi affermando che presto discuterà con Papa Francesco della possibilità di sue dimissioni. Ufficialmente per motivi legati all’età, avendo già compiuto 78 anni. Di fatto perché criticato per la sua gestione del caso McCarrick.

Nella lettera il cardinale Wuerl scrive: «In discussione è ora come iniziare a portare in modo efficace un nuovo livello di risanamento per le vittime che hanno sofferto così tanto e per i fedeli affidati alle nostre cure che anche sono rimasti feriti dalla vergogna di queste terribili azioni ed hanno messo in discussione la capacità del loro vescovo di assicurare la necessaria leadership». (Il Messaggero 12 settembre).




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L’indagine su Bransfield

bishop bransfield
Youtube

Veniamo a monsignor Bransfield, di cui sono state accettate le dimissioni per raggiunti limiti di età pochi giorni dopo il compimento dei 75 anni previsti per il ritiro.

Nei giorni scorsi, scrive l’Huffington Post (13 settembre) Francesco ha autorizzato un’indagine sulle nuove accuse di molestie sessuali nei suoi confronti. Accuse che nel suo caso riguardano molestie sessuali nei confronti di adulti. Quindi non si tratta di un crimine di pedofilia (nei confronti di minori), ma di abusi di potere e sessuali nei confronti di maggiorenni. Su Bransfield pendevano già due indagini per presunte molestie (nel 2007 e 2012, in quest’ultimo caso su minori) che sono terminate con l’archiviazione.


DANIEL PITTET, OFIARA PEDOFILII

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Lo scontro sull’IDI

Tra questi tre alti prelati e il Papa i rapporti non sono tesi da qualche settimana, ma già da tempo. Lo dimostra platealmente quello che è accaduto tra Bergoglio e la “Papal Foundation” nel mese di marzo 2018.

Ufficialmente, ha scritto Catholic Herald (24 marzo 2018), una rivolta dei donatori laici ha impedito che venisse trasferita in Vaticano la somma di 25 milioni di dollari che il Papa avrebbe chiesto per risollevare le sorti dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) di Roma. L’ospedale, di proprietà della Provincia italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, è stato travolto da un crac finanziario e i suoi ex vertici sono indagati per il dissesto da decine di milioni di euro (Il Tirreno, 15 giugno 2017).




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Il rinvio dell’udienza

Il board dell’associazione caritativa statunitense si è diviso dopo la richiesta del Vaticano di sostenere il piano triennale di rilancio dell’Istituto. Il risultato è stato quello di una rottura con la Santa Sede, al punto che è stata rinviata l’annuale udienza privata con Bergoglio.

Secondo una lettera firmata da Wuerl – che ricordiamo è il presidente – indirizzata alla stessa fondazione, l’udienza non si terrà «fino a quando non si raggiunga un accordo sulla missione e struttura della fondazione e sulle sue relazioni con la Santa Sede».




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Clima molto teso

Nella fondazione ci sarebbero forti tensioni tra i donatori eanche nei confronti dello stesso Wuerl. Un quadro poco nitido, come si evince da un articolo pubblicato su Life Site News, (marzo 2018).

Dal Vaticano non è trapelato nulla in merito a questa vicenda, né Francesco si è espresso. Ma i contorni restano foschi. Il dato certo è che con le vicende in cui sono implicati Wuerl, Bransfield e McCarrick, il clima difficilmente si potrà svelenire.

Lo “stop” di Legatus

Altra tegola finanziaria arriva dalle imprese cattoliche americane, che fanno parte dell’associazione di imprenditori denominata Legatus.

Queste imprese hanno congelato le donazioni al Vaticano preferendo un fondo “escrow”.La notizia è stata diffusa dal Wall Street Journal (7 settembre).

L’organizzazione, che si identifica con il fronte conservatore del cattolicesimo americano e il cui nome completo è “Legatus, Ambassadors for Christ in the Market Place”, aveva raccolto nei primi otto mesi del 2018 circa 820 mila dollari.




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“Doveroso chiedere chiarimenti”

«Alla luce delle recenti rivelazioni, pensiamo che sia rispettosamente doveroso chiedere chiarimenti sull’uso specifico di questi fondi», ha scritto il filantropo Thomas Monaghan, che presiede dal 1987 Legatus ma è noto anche come fondatore, dopo aver venduto Dominòs Pizza una decina di anni fa, di Ave Maria, una città nuova di zecca della Florida che avrebbe dovuto essere governata dai principi della fede: l’esperimento non è andato in porto.

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Thomas Monaghan

Secondo un portavoce dell’organizzazione, fanno parte di Legatus circa tremila imprenditori cattolici praticanti. Nella lettera Monaghan afferma di aver raccolto le opinioni di molti membri di Legatus «a proposito dell’attuale crisi della Chiesa». Ma ha aggiunto di aver personalmente sollevato questioni «sul tipo di rendiconti finanziari adottati in Vaticano per i contribuiti in beneficenza» (Il Messaggero, 7 settembre).

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