In base alla mia esperienza di figlia di un malato di Alzheimer, ecco qualche idea per chi deve combattere contro questa malattia, in prima persona o attraverso una persona cara
A mio padre è stato diagnosticato l’Alzheimer poco più di 11 anni fa. È accaduto per “caso”, perché chi andava alla visita era mia madre. Il medico, però, ha notato qualcosa di strano in mio padre e ha chiesto di rimanere solo con lui per un momento.
Quando è uscito, ci ha chiesto di portarlo urgentemente da uno specialista. È così che è iniziato tutto.
Mio padre e tutta la mia famiglia abbiamo vissuto l’Alzheimer per 7 anni. Dico che lo abbiamo vissuto perché è il malato che è affetto dalla malattia, ma la vita di chi gli sta accanto, se si vive in famiglia, viene influenzata in tutti i sensi.
Bisogna prendere decisioni, adattarsi ai cambiamenti, accettare le difficoltà, negoziare perché tutti collaborino per quanto vogliono e possono… Ma bisogna anche saper riconoscere i limiti.
Il morbo di Alzheimer mostra la limitazione della natura umana, per quanto alcuni transumanisti parlino della “morte della morte”, ovvero dell’immortalità, nel 2050. Attuamente, quello che la mostra la scienza è che i nostri neuroni e l’organismo umano nel suo insieme invecchiano, e con l’Alzheimer lo fanno in modo irreparabile.
È importante ascoltare i medici ed essere aggiornati sulle novità che appaiono in Medicina, ma credo che sia anche essenziale, soprattutto nel caso di malattie degenerative come l’Alzheimer, IMPARARE A CONVIVERCI, perché è quello che dobbiamo fare nella vita pratica.
Per questo motivo, mi permetto alcune riflessioni che sono semplicemente frutto dell’esperienza della mia famiglia. Ne ho parlato con persone che hanno vissuto o vivono la stessa situazione, e per questo credo che non si tratti di casi isolati né che si parli di eroismo. Anzi, direi che si tratta di “ricette casarecce”.
Eccole:
Se vivete con un malato di Alzheimer, non arrabbiatevi con lui.
Se si tratta di vostro padre o vostra madre e sapete che prima vi capiva quando gli/le spiegavate le cose e vedete che ora fa invece una faccia strana, non vi arrabbiate.
Se vi ha appena chiesto qualcosa, gli/le avete risposto e ve lo domanda di nuovo, non vi arrabbiate.
Se gli/le avete appena cambiato il pannolone perché non riesce più ad arrivare autonomamente al bagno e se l’è fatta sotto di nuovo, non vi arrabbiate.
Se mentre stavate cambiando le lenzuola del suo letto, quando lo/la stavate muovendo come vi hanno insegnato a fare le infermiere, ha bagnato per terra e il coprimaterasso, non vi arrabbiate.
Se cercate da due ore le chiavi di casa o della macchina e lui/lei non ricorda dove le ha lasciate, non vi arrabbiate.
Se sono le tre del mattino, vi svegliate perché avete sentito un rumore ed è lui/lei che gira per casa come se fosse mezzogiorno, ha acceso il televisore e tutte le luci, non vi arrabbiate.
Se un giorno inizia a lasciarsi il cibo in bocca, tossisce, si soffoca e sputa tutto, non
arrabbiatevi.
Se vi guarda fisso, vi chiede chi siete, torna a guardavi e alla fine alza le spalle, non vi arrabbiate.