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A me manca una gamba e non ho le braccia, ma credo che siamo uguali. Tu che ne dici?

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© WELS net / CC

https://www.flickr.com/photos/welsnet/3404725406

Catholic Link - pubblicato il 12/09/18

di Emilio Ibañez

Pro Infirmis è una ONG che opera in Svizzera e lavora per l’integrazione dei disabili in ambito sociale e lavorativo. “Sostiene le persone disabili e le loro famiglie nell’organizzazione e nella partecipazione responsabile in aree di loro interesse come la vita, il lavoro o il tempo libero”.

In queste ultime settimane la ONG ha fatto notizia sui mezzi di comunicazione grazie al lancio di una nuova campagna pubblicitaria intitolata: “Riconosci te stesso? Siamo tutti uguali”. Lo spot è stato realizzato dall’agenzia Thjnk Zuricj in collaborazione con il regista statunitense Jon Barber e la compagnia di produzione Stories AG.

Il messaggio della campagna è che siamo tutti uguali, abbiamo o meno qualche disabilità. Nello spot pubblicitario viene mostrato in chiave umoristica come malgrado le loro differenze le persone disabili siano davvero come tutte le altre – si possono infastidire per le stesse cose, e di fronte a una situazione difficile o scomoda, ad esempio arrabbiarsi di fronte a cosa che non funzionano, perdere i calzini nella lavatrice, buste di patatine fritte che si aprono male, tagli della corrente, appuntamenti disastrosi o qualcuno che porta il loro stesso vestito a una festa, reagiscono allo stesso modo della maggior parte di noi.

Non è la prima campagna con cui la ONG svizzera ottiene un forte impatto sociale. Nel 2013, nella Giornata Internazionale delle Persone Disabili ha presentato la sua campagna intitolata “Chi è perfetto? Avvicinati”, che ha provocato un buon numero di sguardi stupiti tra i passanti della centrale Bahnhofstrasse di Zurigo, visto che nella vetrina di un grande magazzino erano stati collocati manichini di persone disabili tra quelli abituali. Ai manichini in questione mancava ad esempio un’estremità per qualche malattia delle ossa, e tuttavia indossavano abiti alla moda come gli altri. Rappresentavano in scala reale personaggi conosciuti nel Paese, persone con limitazioni fisiche.

Vorrei proporre alcune riflessioni dopo aver visto il video.

È vero che siamo tutti uguali?

Lo spot potrà piacere o meno, può essere ben fatto o no, ma il messaggio che trasmette è azzeccatissimo. È un messaggio che tutti – anche se ci sarà sempre qualcuno che discorderà – intendono, comprendono, accettano e difendono. Siamo uguali anche se possiamo avere qualche limite, qualunque esso sia. Il tutto viene spiegato con professionalità, chiarezza e senso dell’umorismo, delicatezza e simpatia.

Percepiamo sicuramente l’uguaglianza che c’è tra noi, spesso senza saper spiegare bene perché, al di là delle ragioni legali o giuridiche. Percepiamo che sono molte le cose che ci rendono assai simili, per non dire identici: ci consola un abbraccio carico di tenerezza, un fatto divertente ci strappa un sorriso, ci piacciono le dimostrazioni di affetto da parte di chi ci vuol bene, ci entusiasma un progetto che ci piace…

Abbiamo tutti bisogno di sentirci ascoltati, compresi, assistiti, amati, di esprimere le nostre emozioni, di rendere partecipi gli altri delle nostre gioie e delle nostre tristezze, dei nostri successi e dei nostri fallimenti. È proprio vero che di base siamo molto simili, quasi uguali.

Essere diversi non è affatto un male

Con uguale chiarezza, se non superiore, percepiamo anche, però, che non siamo tanto uguali. Che sì, abbiamo gli stessi diritti, gli stessi doveri e anche le stesse opportunità, anche se lo diciamo a voce bassa perché in fondo non ci crediamo davvero. Intuiamo che questa uguaglianza si basa sulla nostra umanità e quindi sulla dignità con cui siamo nati (con tutto ciò che presuppone). Ma siamo diversi, differenti, peculiari, singolari, speciali.

Sì, siamo diversi, perché abbiamo differenze che si possono apprezzare solo guardando o meno; differenze a livello di origine o di storia, di appartenenza o cultura, di provenienza o di modo di essere, costumi e gusti. Diversi modi di pensare, parlare o imparare, e siamo anche di religioni diverse. Abbiamo un aspetto diverso e punti di vista diversi. Siamo diversi perfino nelle virtù e nei difetti. E questo fa sì che ciascuno di noi sia una persona unica. Lo sa e lo applica alla perfezione chi guida un gruppo di persone e sa mettere ciascuno nel posto in cui sarà più efficace e diligente da un punto di vista professionale. Non parliamo poi delle madri, che sanno trattare ognni figlio in modo diverso senza che questo significhi qualcosa di negativo.

Ci costa accettare le differenze

Tutto questo lo sperimentiamo nella nostra quotidianità, in modo del tutto normale, ma è anche vero che a volte ci costa molto. Ci costa relazionarci con chi è diverso da noi nel modo di essere e di pensare, a livello di carattere e temperamento, nei modi di fare e di lavorare.

Ci costa accettare queste differenze. Ammettiamo e difendiamo che debbano esistere persone diverse, ma ci costa assumere questa differenza. Forse per questo guardiamo la pagliuzza nell’occhio dell’altro e trascuriamo la trave nel nostro.

Dobbiamo riconoscere in noi questa singolarità, perché ciascuno è unico e irripetibile, perché Dio ci ha creati così. Ci ha fatti diversi, ed esserlo va più che bene. Se fossimo tutti uguali il mondo sarebbe parecchio noioso, non credete?

Dovremmo amarci in modo incondizionato, senza escludere nessuno. Amarci nella nostra diversità. Che bel consiglio seguire la regola d’oro che Gesù ci offre nel Vangelo di Matteo, saper trattare gli altri come vorremmo essere trattati!

Forse nella vostra cerchia di amici o familiari avete la fortuna di amare una persona con qualche disabilità e siete d’accordo sul fatto che non vi piacerebbe che altri la giudicassero, la sminuissero o la criticassero perché non è “uguale” a voi. Chiediamo oggi a Dio il dono dell’amore e della compassione e siamo più consapevoli del trattamento che riserviamo agli altri. Chiediamoci: “Sono disposto ad aiutare gli altri? Fuggo dalle situazioni che coinvolgono persone con disabilità? Offro la mia amicizia senza alcuna condizione?”

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