Anche se molti all’interno della Chiesa volevano sabotare il suo movimento, Teresa ebbe successo, e per molti motivi. In primo luogo, è stata una delle mistiche più fini della storia della Chiesa, descrivendo le sue esperienze nella preghiera e nella comunione con Dio in una serie di opere famose. Pur nel mondo, era sempre centrata in Cristo. E non ha smesso neanche di essere loquace, incanalando piuttosto la sua propensione a parlare in una direzione diversa: “L’orazione mentale, a mio parere, altro non è che una maniera amichevole di trattare, nella quale ci troviamo molte volte a parlare, da solo a solo, con Colui che sappiamo che ci ama”.
Malgrado le penitenze e l’austerità religiosa, mantenne sempre il senso dell’umorismo, e sorrideva spesso. Pregava perfino per liberarsi dai santi cupi. Per questa e per molte altre ragioni è chiamata la “santa del buonsenso”.
Il suo insegnamento – come in seguito quello di Santa Teresa di Lisieux – si basava sul fatto che la santità non consisteva in opere ed esperienze straordinarie, ma nel compiere le cose ordinarie straordinariamente bene. Per lei ogni momento aveva un significato eterno e offriva l’opportunità di fare qualcosa per Dio e per il prossimo. Non aveva tempo per le sciocchezze, e consigliava alle sue consorelle di concentrarsi sulle realtà più fondamentali. Considerando le crisi di corruzione e resistenza nel XVI secolo, ricordava loro che “non c’è tempo per trattare con Dio per cose di scarsa importanza”.
Teresa ha avuto successo nella sua opera di riforma non solo per la sua risolutezza e la sua mente brillante, ma perché tra le tante vicissitudini aveva un vero centro:
Nulla ti turbi,
nulla ti spaventi.
Tutto passa,
solo Dio non cambia.
La pazienza ottiene tutto.
Chi ha Dio non manca di nulla:
solo Dio basta!
Santa Teresa d’Avila