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Teresa d’Avila, la santa che dovette difendere la Chiesa dagli attacchi interni

ST TERESA OF AVILA

PD

Donald S. Prudlo - pubblicato il 11/09/18

Il diavolo sa come approfittare di ogni situazione per sussurrare le sue menzogne...

In molti periodi della storia della Chiesa c’è stato un grande bisogno di rinnovamento. Uno dei momenti più critici è stato quello della Riforma del XVI secolo. Interi Paesi stavano abbandonando il cattolicesimo. Milioni di anime si ritrovarono strappate dalla propria fede da sollevazioni politiche e religiose. In Spagna, tuttavia, la situazione era stabile. Lì, molto prima che Martin Lutero apparisse sulla scena, i monarchi cattolici Ferdinando e Isabella avevano purificato profondamente la Chiesa. La Penisola iberica era quindi ampiamente immune alle incursioni del protestantesimo.

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La sicurezza, tuttavia, porta spesso a un rilassamento. Quando la gente ha una situazione religiosa generalmente stabile, con scarse possibilità di persecuzioni esterne, la fede può diventare “comoda”. È una tentazione che si presenta in ogni epoca. La Spagna era potente, ricca e solidamente cattolica. I fedeli potevano adagiarsi – e spesso lo facevano –, permettendo alla propria osservanza religiosa di declinare di conseguenza.

Accadeva perfino nelle comunità che si dedicavano a seguire la chiamata evangelica alla perfezione. In monasteri e conventi, la vita andava avanti come nel Medioevo. Gli ordini religiosi, se non attivamente corrotti, erano ricchi. Avevano estese proprietà e molti beni. In altre parole, le “stanze dei bottoni” della santità cristiana avevano abbracciato quella mediocrità che il Vangelo indica come il nemico della santità.

Uno di questi cristiani era una ragazza di nome Teresa. Era carina, vanitosa, testarda e vivace conversatrice. Aveva deciso di entrare nel convento carmelitano dell’Incarnazione, dove poteva condurre una vita religiosa confortevole tra monache aristocratiche e godeva di frequenti visite in parlatorio per scambiare pettegolezzi. La clausura delle monache non era applicata, e la regola religiosa veniva più violata che osservata.

Teresa visse vent’anni in questo modo, consolandosi con il fatto che – come cattolica che viveva in Spagna e religiosa consacrata – stava facendo abbastanza. Essendo tuttavia una persona brillante, sapeva che mancava qualcosa. Lo scoprì un giorno mentre stava guuardando un quadro dell’Ecce Homo, un tipo di dipinto che rappresentava vividamente il volto del Cristo sofferente. Seguire un Uomo simile non significava scegliere una vita mediocre. Decise di cambiare completamente direzione, dedicandosi non solo ad essere una brava persona, ma a perseguire la santità.

Volle quindi intraprendere una riforma radicale del ramo femminile dei Carmelitani. In seguito venne aggiunto un ramo maschile sotto il patrocinio del suo amico San Giovanni della Croce. Insieme fondarono i Carmelitani Scalzi (a indicare il loro ritorno all’austerità dell’abito rappresentato da sandali semplici). Incontrarono una resistenza eccezionale, a volte soprattutto da parte di altri religiosi. I riformatori furono emarginati e perseguitati, e Giovanni venne perfino imprigionato per nove mesi dalla sua stessa comunità religiosa.

Grazie alla sua testardaggine, però, l’ordine di Teresa crebbe, attirando molte vocazioni, perché – come in qualsiasi periodo della storia della Chiesa – i giovani cristiani erano attratti dall’ortodossia e dall’eroismo, e non da corruzione e deviazioni. Quando si cerca una vocazione, si vuole mettere il proprio cuore e la propria anima alla ricerca della perfezione, come chiede Cristo (Mt 5, 48), che non ha detto “Siate ordinari come lo è il mio Padre celeste”, ma “Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Anche se molti all’interno della Chiesa volevano sabotare il suo movimento, Teresa ebbe successo, e per molti motivi. In primo luogo, è stata una delle mistiche più fini della storia della Chiesa, descrivendo le sue esperienze nella preghiera e nella comunione con Dio in una serie di opere famose. Pur nel mondo, era sempre centrata in Cristo. E non ha smesso neanche di essere loquace, incanalando piuttosto la sua propensione a parlare in una direzione diversa: “L’orazione mentale, a mio parere, altro non è che una maniera amichevole di trattare, nella quale ci troviamo molte volte a parlare, da solo a solo, con Colui che sappiamo che ci ama”.

Malgrado le penitenze e l’austerità religiosa, mantenne sempre il senso dell’umorismo, e sorrideva spesso. Pregava perfino per liberarsi dai santi cupi. Per questa e per molte altre ragioni è chiamata la “santa del buonsenso”.

Il suo insegnamento – come in seguito quello di Santa Teresa di Lisieux – si basava sul fatto che la santità non consisteva in opere ed esperienze straordinarie, ma nel compiere le cose ordinarie straordinariamente bene. Per lei ogni momento aveva un significato eterno e offriva l’opportunità di fare qualcosa per Dio e per il prossimo. Non aveva tempo per le sciocchezze, e consigliava alle sue consorelle di concentrarsi sulle realtà più fondamentali. Considerando le crisi di corruzione e resistenza nel XVI secolo, ricordava loro che “non c’è tempo per trattare con Dio per cose di scarsa importanza”.

Teresa ha avuto successo nella sua opera di riforma non solo per la sua risolutezza e la sua mente brillante, ma perché tra le tante vicissitudini aveva un vero centro:

Nulla ti turbi,
nulla ti spaventi.
Tutto passa,
solo Dio non cambia.
La pazienza ottiene tutto.
Chi ha Dio non manca di nulla:
solo Dio basta!
Santa Teresa d’Avila

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