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Dove trovo la mia autostima spirituale?

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Carlos Padilla - pubblicato il 11/09/18
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Lo sguardo mutevole degli uomini non mi offre l’autostima di cui ho bisogno per poter amare bene il mio prossimoAgli occhi di Dio valgo molto. Ben più di quanto penso di valere. Spesso, però, vivo mendicando amore e riconoscimento, sapendo che tutto in questa vita è fugace. Oggi mi lodano e mi elogiano, domani mi dimenticheranno o mi condanneranno. La fama e l’adulazione sono fugaci, come il disprezzo e il rimprovero.

Solo io conosco la verità della mia anima. Solo io so davvero chi sono. Dio ed io.

È vero che a volte mi spavento vedendo la mia povertà e la mia fragilità. Chi dà valore alla mia vita, ai miei passi, alla mia anima? Chi sono io agli occhi degli uomini? Chi sono io agli occhi di Dio?

Giudico e condanno molte delle mie azioni e omissioni. Critico le mie parole. I miei peccati mi spaventano. Dov’è il valore che il mondo non mi dà? Mi sento così fragile agli occhi degli uomini…

Ma so che i loro sguardi mi dicono oggi una cosa e domani un’altra. Chi conosce davvero ciò che è nascosto nelle pieghe del mio cuore?

Lo sguardo di Gesù è l’unico che arriva nel profondo della mia anima attraversando tutti i muri che ho alzato per rendermi forte. La mia autostima a volte diminuisce, quando cerco di far sì che il mondo mi riaffermi e mostri tutto ciò che valgo.

Giorni fa leggevo: “L’autostima si può considerare una valutazione positiva di se stessi, una sensazione di autoaccettazione, di ‘valere’ in qualche modo, di constatare in se stessi una certa bontà e capacità di fondo; il tutto unito alla conoscenza realistica dei propri limiti e delle proprie difficoltà, che non smentiscono la valutazione positiva. Un’autostima eccessiva può diventare un modo per coprire le proprie fragilità”.

Una sana autostima mi parla dell’essere capace di accettare sia i miei doni e i miei talenti che le mie debolezze e fragilità. Mi accetto come sono, e non pretendo di cercare la mia pace nel giudizio degli uomini.

Padre Josef Kentenich raccontava la sua esperienza: “Le conoscenze e le esperienze ottenute negli anni di carcere gli sono state utili per aumentare l’indipendenza di fronte ai favori e ai giudizi umani e la dipendenza da Dio e dalla Sua valutazione”.

Vorrei essere più libero di fronte al giudizio degli altri. Di fronte alle loro critiche, alle loro aspettative e pretese. Libero per accettare tutto con gioia. Sia l’elogio che la condanna. Una lode e una critica valgono lo stesso. Non può essere che un’opinione su di me provochi un senso di tristezza nel mio cuore.

Guardo Gesù che può rendermi nuovo. Può salvarmi dalle mie fragilità, chiamarmi quando sono ferito. So di essere riconosciuto e valorizzato nella mia verità davanti a Lui. Il suo sguardo mi solleva.

In generale gli uomini hanno una visione parziale della mia vita. Dipende da ciò che si aspettano da me. Le loro aspettative fanno sì che mi disprezzino o mi ringrazino. Si attendono che io sia all’altezza.

Voglio guardarmi in Gesù. Dipendo solo dal Suo giudizio. Quel giudizio è ciò che mi importa davvero. Il Suo sguardo d’amore. La Sua comprensione. Egli accetta le mie debolezze e si rallegra dei miei doni e dei miei talenti.

Oggi sento: “Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: ‘Siate forti, non temete!
Ecco il vostro Dio! Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; verrà egli stesso a salvarvi’”. Dio viene a salvarmi dove mi trovo, tra i miei dubbi e le mie paure. Viene a risollevarmi perché confidi e continui a crescere.

Vuole che io sia forte e non tema. Che non abbia paura del giudizio del mondo. Che non mi aspetti di essere sempre gradito a tutti. Non posso vivere aspettando di ricevere lodi da tutti e per tutto ciò che faccio. Non funziona così. Il mondo non va così. Le condanne sono più delle lodi, le critiche più dei riconoscimenti.

Oggi voglio guardare Gesù negli occhi. Egli sa come sono e mi guarda commosso. Conosce ciò che c’è dentro di me. Sa da dove vengo e dove vado. Ha visto la mia virtù e il mio peccato. Sa molto bene fin dove posso arrivare e mi dona un futuro pieno di possibilità.

Oggi voglio guardare Gesù. In lui mi vedo e scopro quello per cui sono stato creato. Non baso la mia autostima sull’eco che hanno tutte le mie azioni. C’è molto egoismo intorno a me.

In un film ascoltavo: “Credo di essere uno specchio. Chiunque mi si avvicini lo fa per guardare se stesso”. Questa frase ha catturato la mia attenzione. Può essere che molti si avvicinino a me cercando il proprio benessere, la propria soddisfazione personale, la propria pace, la propria salvezza. Può essere che cerchino in me solo ciò che è loro utile. Non sono tanto interessati alla mia vita e a ciò che mi occupa e mi preoccupa.

Lo sguardo che mi salva è quello di Gesù. Egli non mi guarda aspettandosi determinate azioni. Mi ama non per tutto ciò che posso dargli. Non mi ama per il mio “Sì” fedele in tutte le mie azioni. Il suo sguardo è quello di un padre pieno di compassione e misericordia. In Lui trovo il mio vero volto, la mia vera missione, il mio vero nome. Tutto il resto è passeggero e non importa.

L’opinione degli uomini su di me in genere cambia dalla mattina alla sera. È sempre così. A volte mi lodano, altre si soffermano sulla mia debolezza, sulle mie tentazioni più comuni, sulla povertà della mia anima. Quello sguardo degli uomini tanto mutevole non mi offre l’autostima di cui ho bisogno per amare bene il mio prossimo. Senza il riconoscimento di Dio non sono nulla.