Il mondo si trasforma rapidamente, i rapporti nella società, nella Chiesa, cambiano di continuo senza sosta. Per questo il tema del V Meeting nazionale giornalisti cattolici e non dal titolo Umanità aumentata: quale visione di uomo per l’epoca odierna, declinato proprio in ambito ecclesiale, politico e sociale, risulta non solo utile, ma necessario. Necessario per il ruolo sempre più centrale che i media hanno assunto nella nostra società, necessario per lo strappo sempre più ampio tra cattolici e laici: parlarsi e confrontarsi è inderogabile. L’incontro si svolgerà il 12 settembre dopo che al mattino i giornalisti aderenti parteciperanno all’Udienza con il Papa, a piazza San Pietro.
Aleteia, che sarà uno dei media partner di questo evento, ha intervistato il responsabile organizzativo Simone Incicco, direttore de L’Ancora online.
Simone, un meeting nazionale dei giornalisti cattolici e non, addirittura arrivato alla sua quinta edizione. Da dove nasce questa esigenza di mettere a confronto laici e credenti del mondo giornalistico?
Il meeting nasce da una chiacchierata, avuta 6 anni fa, con un collega giornalista. Parlavamo di come Papa Francesco, da poco eletto, avesse portato una spinta comunicativa e come noi giornalisti cattolici fossimo, a volte, poco incisivi e poco uniti nel nostro servizio.
Abbiamo quindi iniziato a progettare il primo Meeting che all’inizio aveva lo scopo di riunire tutti i giornalisti cattolici e gli operatori della comunicazione dei media CEI, dal basso, e di portarli in periferia per vivere delle giornate di confronto, di formazione e di amicizia in Gesù.
C’abbiamo creduto e senza mezzi e senza conoscenze abbiamo iniziato a strutturare qualcosa di più grande di noi che solo a pensarci oggi è qualcosa di straordinario.
Dopo aver gettato le fondamenta nei primi tre anni, per la quarta edizione abbiamo deciso che probabilmente eravamo pronti a confrontarci anche con il mondo comunicativo esterno al panorama cattolico. Il nome si è così evoluto in “Meeting nazionale giornalisti cattolici e non”
Cosa è emerso nelle passate edizioni?
Dalle passate edizioni oltre a vivere dei momenti importanti di formazione con relatori di primo piano nel panorama nazionale e non solo, abbiamo avuto la possibilità di far crescere l’amicizia tra i colleghi proveniente dalle varie esperienze e di toccare con mano anche diverse situazioni difficili, come quella del post terremoto che ha colpito il centro Itala ad Arquata del Tronto. Posso comunque dire che quello che è emerso con forza è la voglia di fare rete e di costruire amicizie.
Questo quinto appuntamento avviene in un momento un po’ critico della vita della Chiesa, dove gli operatori dell’informazione – i vaticanisti in particolare – si ritrovano a fare, su richiesta dello stesso Papa!, a dover dar prova di tutta la loro professionalità. Cosa ne pensi?
Penso che il Papa ci abbia richiamato al nostro servizio per il nostro bene, in quanto la nostra professione non ci chiede di essere dei passaveline. Ci è richiesto di essere professionali e quindi di verificare le notizie prima di pubblicarle. Rispetto a pubblicare un comunicato che arriva in redazione così com’è, solo perché sappiamo che genererà click, è molto più faticoso verificare la fonte, documentarci e rivedere tutto ciò che è necessario prima della pubblicazione. Purtroppo, per una serie di motivi, a volte, anche il mercato ci spinge ad essere più giornalai che giornalisti e questo fa sì che l’intera categoria ne risenta nella propria credibilità. Come sosteneva San Giovanni Paolo II, dobbiamo “fare bene il bene”
Il tema del Meeting di quest’anno è un po’ da bilancio: Chiesa, politica e società: quale visione di uomo per l’oggi. Una domanda impegnativa, su quali linee si svilupperà il dibattito?
Cercheremo di approfondire come le nuove tecnologie stiano dando maggiori possibilità, rispetto al passato, all’uomo di potersi esprimere nei vari ambiti, portandolo così ad avere un’umanità aumentata. In particolare, cercheremo di rispondere a come sta evolvendo l’uomo nel suo rapporto con l’intelligenza artificiale e quali sono le potenzialità del rapporto uomo-macchina.
La stampa cattolica riesce a pensarsi come una comunità in cui si può e si deve collaborare?
Sì, la stampa cattolica, pur vivendo la crisi come il resto dell’editoria, ha le capacità per uscirne ancora più rafforzata, proprio grazie alle sinergie che è riuscita a costruire e a quei rapporti che è riuscita a maturare. Questo soprattutto grazie al grande lavoro portato avanti in questi anni da Don Ivan Maffeis, Direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, dai direttori dei Media CEI e da quanti operano in questo campo.
Ma quello che per me più conta è che possiamo essere segno e testimoni credibili nel panorama della comunicazione.
Colgo l’occasione, infine, per ringraziare tutti i media CEI, l’Ordine dei Giornalisti, l’UCSI, la FISC, il comitato scientifico e in modo particolare Giovanni Tridente, professore dell’Università della Santa Croce che ha curato da vicino questo appuntamento romano, Don Giampiero Cinelli con cui stiamo organizzando il secondo appuntamento itinerante di quest’anno presso il carcere di Ascoli Piceno, la città di Grottammare che è la sede ufficiale del Meeting, il Vescovo Carlo Bresciani e la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e incoraggiato.