Matrimoni in calo, divorzi in aumento, unioni civili al di sotto delle aspettative. E’ questa la fotografia dell’Italia che ha scattato l’Istat. La popolazione italiana è sempre più anziana e c’è sempre meno voglia di vincolarsi ad un partner rispetto al passato.
Un Paese sempre più per celibi e nubili

L’Istat ha confrontato i dati tra il 1991 e il 2018. Ed è risultato un calo dei coniugati, soprattutto nella classe di età 25-34 anni (gli uomini passano da 51,5% a 19,1%; le donne da 69,5% a 34,3%). I celibi passano da 48,1% a 80,6% e le nubili da 29,2% a 64,9%.
Allargando la fascia d’età, fuoriesce un dato ancora più interessante: nella classe di età 15-64 anni i maschi coniugati e i celibi quasi si equivalgono (ammontano ciascuno ad oltre 9 milioni, rispettivamente il 49,0% e il 47,7% del totale della popolazione di quella fascia di età).
Per le donne della stessa età si conferma la prevalenza delle coniugate, oltre 10 milioni e 600 mila, il 55,0% del totale, mentre le nubili sono circa 7 milioni e 500 mila, quasi il 39%.

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Balzo delle convivenze
Questa evoluzione è andata di pari passo con l’aumento delle persone che scelgono di formare una famiglia senza essere sposati. Secondo i dati dell’Indagine “Aspetti della vita quotidiana”, le libere unioni di celibi/nubili, dal 1993-1994 (media) al 2015-2016 (media), sono aumentate da 67 mila a 748 mila circa.

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Boom divorzi
Aumentano in tutte le età (sempre confrontandoti i dati del 1991 e del 2018) divorziati e divorziate, dal 1991 (da circa 376 mila a oltre 1 milione e 672 mila del 2018), principalmente nella classe 55-64 anni (da 0,8% a 5,3% gli uomini, da 1,0% a 6,4% le donne).

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0,02% della popolazione
Fronte unioni civili. A partire da luglio 2016 e fino al 31 dicembre 2017 (la legge Cirinnà è del giugno 2016), ne sono state costituite nel complesso 6.712. In particolare: 2.336 nel secondo semestre 2016 e 4.376 nel corso del 2017).
La matematica non è un’opinione: se le coppie sono 6.712, le persone con tendenza omosessuale che sono convolate a nozze sono in tutto 13.424.

Se confrontato con la popolazione italiana, che conta circa 60milioni di abitanti, i 13.424 LGBT che si sono sposati rappresentano lo 0,02% di tutta la popolazione residente.
Rispetto al secondo semestre del 2016 (2.336 unioni), nel 2017 c’è stato già un calo rispetto a quell’andamento: infatti in tutto l’anno sono state 4.376.
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Dove se ne fanno di più
Secondo il report dell’Istat, nel 68,3% dei casi le unioni civili sono tra uomini, e sono più frequenti nelle grandi città: una su quattro si celebra infatti a Milano, Roma o Torino.
Ecco i dati: Roma è in testa con 763 eventi, seguita da Milano con 621 e Torino con 256. Valori di rilievo anche a Firenze con 148, a Bologna con 137, e nel sud a Napoli (114 unioni) e Palermo (60).
Di conseguenza le regioni dove sono più frequenti sono Lombardia (25,4%), Lazio (20%) e Piemonte (10%) che da sole raccolgono oltre la metà del totale delle unioni civili.

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Le aspettative

Insomma, i numeri che paventava il mondo LGBT prima della legge Cirinnà erano tutt’altri. Così come le aspettative delle tante persone laiche che si sono impegnate a supportare la cosiddetta battaglia “Arcobaleno” per i diritti.
La giustificazione
L’Arcigay prova a giustificare le cifre ripetendo che le unioni aumenteranno (in base a quale statistica?), che molta gente non esce allo scoperto, ecc. Insomma ci si arrampica sugli specchi, anche sfruttando il fatto che i media si esprimono poco e male sul flop (almeno sino ad ora) unioni civili.
Basti pensare alla bufala delTG1 (7 settembre, minuto 24.:45) che ha parlato di «unioni civili in aumento» e «13.000 quelle celebrate» (non c’è nessun aumento, come spiegato sopra, e quelle sono le persone totali, non le unioni!).

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Il confronto
Per avere un’idea di quanto le unioni civili incidono sul totale dei coniugati in Italia, è utile confrontare le 13mila persone LGBT che hanno siglato un’unione civile con i dati relativi alla realtà eterosessuale.
In Italia attualmente vivono: 28 milioni 600 mila persone eterosessuali coniugate; 3,7 milioni di vedove; 751mila vedovi (anche in questo caso parliamo di persone eterosessuali).