A questa prostrazione fisica Lucia risponde con una vita piena di passioni e affetti: lo sci, la recitazione, la ricerca di un lavoro, gli amici veri, la famiglia accanto. Tanto che lascia basiti il modo in cui conclude la sua lettera:
Alla fine io non so cosa mi riserverà il futuro ma non credo sia più o meno incerto di una qualsiasi persona su questa terra. So che sono stata molto fortunata fino ad oggi ed ho la possibilità di affermare di avere una vita figa perché ogni persona che la compone è davvero un dono e per me è fondamentale. (Ibid)
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Un dono terribile e bello
Ammetto che mi aspettavo qualche parola sulla fede, magari anche di rabbia. Lucia su questo tace, non c’è margine per fare supposizione alcuna. Pensandoci, ho ripescato dal cassetto la memoria di una delle prime cose che mi colpì quando incontrai il pensiero di Don Giussani: l’uomo religioso è innanzitutto quello che per giudicare le cose non esclude nessun dato della realtà. Ancor prima della devozione, viene l’aprirsi a ospitare tutto ciò che è dato nella vita; solo così ne può emergere un giudizio autentico della ragione e del cuore.
Il passo successivo di Giussani parlava di “positività” e tutta la fragilità della storia di Lucia va proprio in questa direzione, incredibile: lei non esclude nulla della sua storia – si ricorda quanti punti di sutura ha subito il suo ventre, si ricorda le serate allegre con l’amica in Portogallo – e perciò il nome complessivo che dà alla sua vicenda non è tragedia. E’ fedele al suo nome; saremmo in molti a vedere il buio pesto in una vita messa così duramente alla prova, Lucia non esclude dal novero delle esperienze anche le piccole fiamme di felicità che ha provato … e vive nel chiaroscuro drammatico ma non disperante. Così lei è in grado di pronunciare in modo autorevole la parola che fa di ogni uomo una creatura con gli occhi alzati al cielo: dono.

E’ questa religiosità di base, essere spalancati a tenere conto di tutto, che un po’ scarseggia a noi che ci reputiamo bravi cristiani. Contenere la contraddizione di un corpo al limite della sopportazione e un’anima piena di bisogno di gioia è un gesto spirituale enorme. Perciò, come l’Innominato, tralascio qualche faccenda e me ne sto ancora qualche minuto qui con questa Lucia.