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Parla il medico che ha studiato i miracoli di San Giuseppe Moscati e di Papa Giovanni XXIII

GIUSEPPE MOSCATI

Wikipedia CC by SA 3.0

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/09/18

Felice D'Onofrio, napoletano, racconta perché sono "inspiegabili" per la medicina quelle due guarigioni

Una leucemia fulminate e una perforazione dello stomaco che non avrebbero mai lasciato scampo. Eppure Giuseppe Montefusco e suora Caterina Capitani hanno superato contro ogni parere medico le loro malattie. Ad intercedere per la loro guarigione sarebbero stati rispettivamente San Giuseppe Moscati, il “santo medico”, e Papa Giovanni XXIII, il “Papa buono”.

Antonio Scoppettuolo in “Specchio Napoletano. Storie di amori e addii”, (Edizioni Lastaria, Roma 2018) ha ascoltato il medico che si è occupato di seguire i due miracoli, decisivi per la canonizzazione di San Giuseppe e la beatificazione di Giovanni XXIII.

Il professore Felice D’Onofrio è stato, infatti, consultore della Congregazione dei Santi e perito.

“Leucemia mieloblastica”

Parlando del miracolo per intercessione di San Giuseppe Moscati, dice: «Moscati è più napoletano di tutti. Prima di dare parere favorevole al suo miracolo ho trascorso insonne un’intera notte per studiare il caso. La soluzione era sotto gli occhi ma non riuscivo a cogliere la differenza. Si trattava della guarigione inspiegabile nel 1979 da leucemia mieloblastica di Giuseppe Montefusco che oggi è sanissimo ed è uno splendido padre di famiglia».




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“Patologia fulminante”

Quella di Montefusco era una patologia fulminante. «Ma non capivo come (era)fosse avvenuta l’evoluzione della malattia. Capii che le dosi usate per la terapia del giovane non sarebbero bastate a farlo guarire e soprattutto che per la patologia in corso, giunta ad uno stadio gravissimo, non si sarebbe mai potuto ottenere una remissione totale così come è stato. Insomma, le modalità di guarigione non sono spiegabili».

“Santità ordinaria”

La santità di Moscati, osserva D’Onofrio, è stata «del tutto ordinaria. Non si raccontano fatti meravigliosi anche se alcune testimonianze che non sono entrate poi nel processo di canonizzazione riferiscono di apparizioni. Una persona invece ha deposto sotto giuramento che un giorno si era recato a casa a via Cisterna dell’Olio per un consulto ed era stato visitato, salvo scoprire qualche ora dopo che Moscati era morto alcuni giorni prima. Io ero compagno di banco del figlio del prof. Orsi che era intimo di Moscati tanto da essere chiamato o’ cumpariello».

La bugia

Il medico ricorda un aneddoto poco noto sul santo: «Mi è stato raccontato da un sacerdote che chiese al medico Santo di visitare sua madre con un piccolo stratagemma, affermando che la madre “steve murenno”. Moscati la visitò e ovviamente si accorse che non gli era stata detta la verità allora sul pianerottolo gli fece una partaccia. I familiari rimasero molto male, ma poco dopo il professore risalì i cinque piani senza ascensore per chiedere scusa. Insomma, era un impulsivo ma grande medico e santo».




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KNA-Bild/CIRIC

D’Onofrio è stato anche primo relatore del miracolo di Giovanni XXIII. «Nel 1966 una suora di nome Caterina Capitani, originaria di Agrigento, venne ricoverata all’ospedale della Marina vicino alla Basilica di Piedigrotta. La diagnosi era infausta perché aveva un’ulcera gastrica che le aveva perforato lo stomaco tanto che era stato necessario asportargliene una sezione».

“Lo stomaco era intatto”

Inutile anche l’intervento chirurgico, «le consorelle però cominciarono a pregare non senza averle messo sotto il cuscino un’immagine del papa. Ebbene, una notte vide entrare in stanza proprio Papa Giovanni che le disse di alzarsi, lo fece. Le altre suore vedendosela davanti pensarono che fosse impazzita e invece dopo alcune visite fu scoperto che lo stomaco era intatto come se non avesse avuto nulla».




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