Non conoscevo questa diffusa perversione ma Marina Terragni conferma che essa corrisponde ad una richiesta tipica di certa clientela e vede in essa e nelle sevizie asettiche a cui questa bambola potrà essere sottoposta anche su suolo patrio la mostruosa deformazione di quello che fino a poche migliaia di anni fa era un culto diffusissimo, quello per la maternità, per la Madre col suo ventre tondo e le mammelle turgide a rappresentare la forza prorompente della vita, della generazione che avviene nel corpo femminile e da sempre suscita venerazione e ossequio.
La bambola incinta può diventare a piacere un orinatoio o un vomitatoio, la si può prendere a calci nel pancione, trascinare per i capelli, eventualmente strangolare, e così via, a piacere. Poi verrà disinfettata e consegnata al malato successivo. ( Ib., marintaterragni)
Ma nella virilità degradata, lasciata in pasto a sé stessa, ineducata e addirittura sollecitata a percorrere tutte le aberrazioni che i vizi coltivati con cura possono suscitare, la donna-madre diventa un bersaglio di violenza, vilipendio e odio.

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E il pessimo servizio che la diffusione dei robot sessuali garantiscono è quello di normalizzare l’esercizio della violenza maschile, fa notare Sian Norris su newstatement:
(…)i robot sessuali fanno sembrare la violenza maschile più normale, più accettabile e, invero, inevitabile. Come? Perché questi robot sono specificamente progettati per erotizzare il non consenso.
Un robot sessuale non può dare il consenso – può solo prendere qualunque cosa il suo proprietario gli infligga. Di conseguenza, non solo invita un trattamento abusivo, lo richiede.
Le minacce del post-umano tecnologicamente attrezzato che attecchiscono su un umano impoverito, indebolito, lasciato incolto procurano angoscia. Viene da chiedersi dove ci si sia perduti così. Eppure l’uomo può tutto questo, il cuore dell’uomo è capace di cose orribili, e noi sappiamo di quale maligna partnership si avvalga.Da dentro escono le cose che ci contaminano, insegna il Vangelo. E noi che facciamo anziché impedirne l’emersione? Ne facciamo un settore merceologico; le customizziamo, le orientiamo al cliente (la persona non è più!), centro di questo nuovo dis-umanesimo.
Se non ci fosse la speranza cristiana a fermentare sopra questi malsani acquitrini verrebbe da figurarsi un futuro desolato, ipertecnologico e violento, abitato da individui sempre più soli preda dei propri stessi istinti, con desideri imperiosi da soddisfare. Scenario verosimile, ma non definitivo, invece.