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Non sappiamo né il giorno né l’ora, ma sappiamo che Dio ha vinto la morte

ALBA, MANO, OROLOGIO

Wil Stewart | Unsplash

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 30/08/18

Di fronte al pensiero della morte si sperimenta l'angoscia, la solitudine, la tentazione: Gesù è venuto a liberarci da questa ombra, siamo pronti per accoglierlo?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà. »
Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?
Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!
In verità vi dico: gli affiderà l’amministrazione di tutti i suoi beni.
Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,
e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,
arriverà il padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa,
lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti. (Mt 24,42-51)

A cosa assomiglia la morte? A un ladro che di notte, quando tu nemmeno te l’aspetti, viene e ti scassina la casa. Questa è l’immagine suggestiva che Gesù dà della morte: “se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti”.

Ma dobbiamo dire che ai giorni nostri c’è anche l’eutanasia che per rimanere nella stessa immagine dovrebbe assomigliare a un appuntamento che tu dai al ladro che ti viene a rubare a casa così da risparmiargli la fatica di rompere la serratura. In questo caso però non c’è reato da parte del ladro, diciamo che è solo un’ospite speciale. Invece la morte deve rimanere un reato! Deve rimanere ciò che è: qualcosa che non è mai un bene per la nostra vita e dalla quale Gesù è venuto a liberarci. Quando un mafioso domanda il pizzo per non bruciarti il tuo locale, e tu lo paghi, da quel momento tu non sei più solo la vittima ma anche il complice. Meglio affrontare un negozio bruciato che diventare complice di un mafioso, e lo dico sapendo benissimo il peso di ciò che dico. Alla stessa maniera non possiamo diventare complici della morte. Possiamo farci trovare preparati ma non complici.

Come se Gesù ci stesse chiedendo di combattere questa mafia della morte senza mai scendere a patti con essa, anche se a volte è doloroso e faticoso. In fondo chi sono i santi se non persone così? Il fatto vero però consiste nel non dimenticarci che se da una parte ciò che abbiamo appena detto sappiamo essere giusto, è pur vero che poi quando ci si trova di fronte si sperimenta la paura, l’angoscia, la solitudine, e tutto quello che ci sembrava prima giusto vacilla. Anche Gesù ha sperimentato questo tipo di paura e di tentazione. Lo ha sperimentato l’ultima notte della sua vita, nell’orto degli ulivi. Ed è proprio in quella notte che ci ha insegnato come lottare contro la paura e la tristezza: “Padre, se è possibile passi da me questo calice. Ma non come voglio io ma come vuoi tu”.

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