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La più grande bugia sulla maternità

MOM,BABY,VACUUM

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Sarah Robsdotter - pubblicato il 30/08/18

Buona parte della maternità si basa su risultati non misurabili, e e poi ce ne sono altri posti su un piano del tutto diverso...

Una volta ho visto un meme su Facebook che in quel momento, in modo piuttosto doloroso, riassumeva fin troppo bene la mia vita: una madre scarmigliata con bambini con gli occhi annebbiati buttati su di lei con questa didascalia: “Lavorare duro, non ottenere niente…”

Non l’ho condivisa, perché anche se in parte mi ci ritrovavo mi ha anche offesa profondamente – come farebbe qualsiasi bugia.

“Quella madre ha pregato per i suoi figli?”, mi sono chiesta mentre chiudevo l’immagine. “Se lo ha fatto”, ho proseguito nel mio dialogo interiore, “allora ha ottenuto qualcosa – qualcosa di profondo”.

“Quella madre li ha nutriti e allevati, li ha portati al parco, li ha spinti sull’altalena, li ha guardati negli occhi e ha ascoltato i loro sogni?”

Speriamo. O forse ha ignorato i suoi figli per ore mentre mangiavano mais e guardavano programmi televisivi insulsi – scommetto che è quello che stavano facendo i miei mentre mi interrogavo su quel meme.

Indipendentemente dal livello di maternità che stavo incarnando quel giorno, il meme mi ha infastidito, ed ecco perché: non possiamo misurare le grazie che fluiscono attraverso di noi (nel mio caso quelle della maternità) nel modo in cui misuriamo altri risultati. Non riusciamo sempre a vedere la grazia. Non possiamo impilarla nella lavastoviglie, darle un codice in base ai colori o calcolarla su un foglio Excel.

E se potessimo farlo?

Il Catechismo di Baltimora riconosce due tipi di grazia: quella santificante, che è uno stato dell’essere o un’“abitudine che dimora nell’anima; una condivisione della vita di Dio stesso”, e quella – la grazia reale, quella di cui sto parlando – che è un “impulso divino che spinge una persona a compiere atti al di sopra dei suoi poteri naturali, o l’aiuto soprannaturale di Dio che illumina la mente e rafforza la volontà di fare il bene ed evitare il male”.

Come moglie e madre, spero che la mia funzione primaria nella vita sia quella di essere un canale di questa grazia reale nella vita della mia famiglia. E allora perché mi do prontamente una pacca sulla spalla per il fatto di fare cinque carichi di lavatrice, portare mio figlio dal dentista o organizzare un armadio pieno di cose di seconda mano ma non sento lo stesso senso di realizzazione dopo aver cullato un figlio nelle ore interminabili dopo la cena?

E se alla fine della giornata riuscissi a riempire dei cesti con tutti i miei tentativi di raggiungere la grazia?

E se potessi parlare con mio figlio di 12 anni dell’importanza di essere inclusivi al parco giochi e gettarlo in un cesto insieme a un altro momento di grazia – il ringhio che ho soffocato quando mio marito mi ha accusata ingiustamente di aver spostato le sue chiavi perché “la risposta dolce calma il furore” (Proverbi 15, 1)?

Cosa succederebbe se riuscissi a riunire tutti quei momenti di grazia esercitati dalla mia famiglia durante la giornata e poi stendermi a letto la sera ripercorrendoli, rallegrandomi per le meraviglie che sono? E se potessi mettere i miei figli a letto la sera e incoraggiarli con le volte in cui li ho colti a scegliere la grazia quel giorno? Questa idea di trovare la realizzazione nella grazia che si è manifestata è diventata un’abitudine serale, che peraltro raccomando caldamente.

Un battibecco scongiurato è un grande risultato. Ascoltare i miei figli che giocano felici mentre preparo la cena è un tocco di Paradiso.

Un’altra cosa su quel meme di Facebook. Permettetemi di dirvi che una madre con bambini esigenti che le si aggrappano ai fianchi raggiunge davvero moltissimo alla fine di una giornata.

Se ho parlato dell’attenzione materna in termini di essere un canale dell’autentica grazia, c’è un’ampia serie di prove scientifiche, come uno studio del Nationwide Children’s Hospital dell’Ohio, che conferma la mia opinione (nella fattispecie relativa all’importanza del contatto fisico con i neonati): tenere fra le braccia i vostri figli è fondamentale! “Il primo sviluppo cerebrale (dovuto al frequente tocco da parte de genitori) influirà sulla loro capacità di imparare e sul loro sviluppo sociale.

Per me si tratta di una notizia piuttosto sorprendente, perché io sono quella madre “alla buona”, scarmigliata che veniva mostrata nel meme. Spesso non ricevo grandi ricompense materiali per la mia fatica, ma le grazie – relative alla mia vocazione alla maternità – sono fluite da Dio ai miei familiari attraverso di me, portando a una famiglia pacifica seppur imperfetta.

Se non posso vedere o misurare queste grazie come se fossero biancheria ben piegata e riposta in bei cesti, non è perché non hanno valore, ma perché ne hanno uno incommensurabile.

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