“Il perdono dei peccati non risolve il problema delle nostre malattie spirituali. La penitenza rende migliore il nostro cuore”“L’assoluzione sacramentale libera la persona dall’Inferno, l’indulgenza libera la persona dal Purgatorio”, spiega il sacerdote dell’arcidiocesi brasiliana di Cuiabá padre Paulo Ricardo de Azevedo Júnior.
A suo avviso, il perdono dei peccati non risolve il problema delle malattie spirituali dell’uomo, e quindi le indulgenze sono necessarie perché gli effetti del peccato vengano curati nel cuore umano.
Le indulgenze sono una realtà antica nella Chiesa cattolica, e nel corso del tempo sono state motivo di discussione per molti, ma anche un modo per pregare per i defunti e ottenere la remissione dei peccati.
In un’intervista rilasciata all’équipe di noticias.cancaonova.com, padre Paulo ha delineato una definizione semplice e chiara della realtà delle indulgenze, spiegando anche come sono nate nella Chiesa, qual è il loro obiettivo e cosa fare per ottenerle.
Come definirebbe le indulgenze in modo pratico e semplice?
Perché le persone possano capire cos’è un’indulgenza bisogna capire innanzitutto cos’è la pena temporale. Quando ci confessiamo, il sacerdote perdona la pena eterna. A causa dei nostri peccati meritiamo l’Inferno, e allora il sacerdote ci perdona i peccati, e in questo modo saremo salvi.
Allo stesso tempo, però, il peccato ha reso peggiore il nostro cuore, che non è pronto a entrare in cielo. Se mi confesso e muoio subito dopo la confessione sono salvo, ma non sono santo, perché ancora non amo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente.
La persona che muore in questa condizione va allora in Purgatorio, e lì si purifica.
L’indulgenza è la remissione del periodo da trascorrere in Purgatorio. L’assoluzione sacramentale libera la persona dall’Inferno, l’indulgenza la libera dal Purgatorio.
Come sono nate le indulgenze nella Chiesa?
All’inizio del cristianesimo, quando le persone ricorrevano al sacramento della Riconciliazione, l’ordine delle cose era diverso rispetto a oggi. Attualmente andiamo dal sacerdote, egli ci concede il perdono dei peccati e ci dà una penitenza da compiere dopo la Confessione. Nella Chiesa delle origini era diverso: la persona confessava i propri peccati, il sacerdote dava la penitenza e poi la persona la seguiva per vari mesi, e a volte per lunghi anni prima di essere finalmente perdonata.
All’epoca c’era la persecuzione della Chiesa e c’erano anche vari martiri. I cristiani che si trovavano in prigione e che sarebbero morti condannati dai persecutori dell’Impero romano scrivevano spesso delle lettere ai vescovi dicendo: “Signor vescovo, morirò e la mia morte sarà una penitenza. Usi questa mia penitenza per rimettere le pene, per perdonare la penitenza di un’altra persona”.
Erano martiri che si offrivano per compiere la penitenza al posto di altri. L’origine delle indulgenze consiste in questo: sapere che siamo un unico corpo, ed essendo un unico corpo come Chiesa, la penitenza, il martirio di alcuni, può servire per compensare la penitenza di altri. Questa storia d’amore è alla base della nascita delle indulgenze.
La questione delle indulgenze è una pratica antica nella Chiesa, e in certi momenti della storia è stata oggetto di incomprensioni. A cosa è dovuta la visione negativa che molti avevano al riguardo?
È dovuta principalmente alla reazione di Lutero a quello che era la pratica delle indulgenze in Germania all’epoca della Riforma protestante. La Chiesa crede che le penitenze fatte dal fedele possano davvero rimettere la pena del Purgatorio, sia del fedele stesso che delle anime che si trovano già in Purgatorio.
Tra le varie pratiche penitenziali c’è l’elemosina. All’epoca di Lutero, in Germania c’erano alcuni predicatori che abusavano di questa pratica. C’era una sorta di vendita delle indulgenze, ovvero le persone ricevevano l’indulgenza gratuitamente, ma l’opera penitenziale richiesta loro era un’elemosina. Questo faceva sembrare che i predicatori stessero vendendo l’indulgenza. Lutero si rivoltò contro questo fatto, e a partire dalla sua reazione ha avuto inizio la rivolta protestante.
Perché è necessario cercare le indulgenze anche dopo aver ricevuto il sacramento della Riconciliazione?
Perché il perdono dei peccati non risolve il problema delle nostre malattie spirituali, ovvero una volta che siamo stati perdonati abbiamo ancora bisogno di compiere delle pratiche penitenziali, perché è la penitenza che renderà migliore il nostro cuore. L’indulgenza è la Chiesa che viene in soccorso del fedele che fa penitenza per alleviare la sua situazione come una madre.
Qual è la differenza tra indulgenza plenaria e indulgenza parziale?
L’indulgenza plenaria, come dice il nome, redime totalmente la pena che la persona dovrebbe compiere in Purgatorio, mentre quella parziale la redime solo appunto parzialmente. Quella plenaria è totalmente efficace e definitiva per le persone defunte. Ad esempio, se ho un parente defunto e compio un’opera di indulgenza, quella persona sarà allora liberata da tutto il tempo che deve trascorrere in Purgatorio.
La Chiesa insegna che per ottenere le indulgenze il fedele deve trovarsi in stato di grazia. O questo stato arriva dopo?
Si tratta di una condizione di amicizia con Dio in cui la persona non solo ha ricevuto il perdono dei peccati, ma è anche disposta ad abbandonare qualsiasi tipo di peccato, anche veniale.
Quali altre condizioni sono necessarie per ottenere le indulgenze? Chi può e chi non può riceverle?
Le indulgenze plenarie consistono in genere in un’opera che è oggetto di indulgenza e di altre tre condizioni: Confessione, Comunione e preghiera per il Santo Padre, il Papa.
Queste tre condizioni fondamentali accompagnano sempre le opere che costituiscono indulgenze plenarie.
Per ricevere l’indulgenza, la persona deve rispettare le condizioni per compiere le opere. Se una persona è in uno stato di peccato, in una situazione irregolare e non si può confessare, è evidente che non può ricevere l’indulgenza.
Quali sono le opere che una volta compiute offrono l’indulgenza ai fedeli?
Le opere possono essere una visita a un cimitero, a una chiesa o a un santuario oppure un pellegrinaggio, tra le altre. Nell’Anno della Fede, il Santo Padre ha concesso di fatto l’indulgenza alle persone che studiavano il Catechismo della Chiesa Cattolica o i documenti del Concilio Vaticano II.
Le persone che in quell’Anno della Fede studiavano il Catechismo per un certo periodo o leggevano i documenti del Vaticano II potevano quindi, rispettando le tre condizioni di base della Confessione, Comunione e preghiera per il Papa, ricevere l’indulgenza plenaria.