«Un frate con la barba che si avvicina deciso a un letto e con tutt’e due le mani solleva di scatto il corpicino rigido di un bimbo per metterlo in piedi». In più d'un'occasione il frate di Pietrelcina avrebbe avuto contatti con l'aldilà. Il miracolo del bambino di San Giovanni Rotondo è l'episodio più noto
Sono numerosi gli episodi in cui Padre Pio da Pietrelcina avrebbe avuto contatti con l’aldilà. Quello più noto e documentato riguarda la guarigione straordinaria del piccolo Matteo Pio Colella.
Don Marcello Stanzione in “Padre Pio e gli angeli” (edizioni Segno) racconta un retroscena su questo episodio che ha sbalordito anche la medicina tradizionale. Ed è la madre di Matteo a parlarne. Ma andiamo con ordine.
Sospetta meningite fulminante
Il bambino di 7 anni d’età è ricoverato d’urgenza in ospedale a San Giovanni Rotondo, il paese dove abita, la sera del 20 gennaio 2000, per una sospetta infezione da meningococco, che drammaticamente divenne nell’arco di poche ore una insufficienza d’organo multipla complicata da una sindrome respiratoria acuta.
Matteo Pio frequentava la seconda elementare nella scuola “Francesco Forgione” (il nome da laico del cappuccino).
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20 gennaio: notte in rianimazione
Il complesso delle analisi di laboratorio mise in luce una situazione estremamente preoccupante: febbre oltre i 40 gradi, tachicardia (120 battiti al minuto), ipoglicemia, carenza di piastrine, eccesso di bilirubina e di creatinina. Tutto faceva pensare a una meningite fulminante, evolutasi in sole dodici ore. Matteo Pio venne ricoverato nel reparto di Rianimazione e durante la notte le sue condizioni, nonostante il trattamento intensivo, peggiorarono drammaticamente.
21 gennaio, ore 10: edema polmonare
Alle ore 10 del 21 gennaio 2000 si manifestò un edema polmonare con un arresto cardiaco prolungato. Nell’arco di un’ora il deterioramento delle funzioni vitali giunse a un punto tale che il primario Paolo De Gaudio si arrese, considerando “una cattiveria il proseguire nei tentavi di rianimazione”: la dilatazione delle pupille era fissa in ambedue gli occhi, la saturazione dell’ossigeno nel sangue giunse a un picco del 18%, il cuore batteva soltanto 23 volte al minuto e non si riusciva più a rilevare la pressione arteriosa.
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9 organi compromessi
Al termine di quei concitati minuti, ricostruiti dall’infermiera Angela Maria Frattaruolo, «il dottor Del Gaudio disse: ‘Ragazzi, non c’è più nulla da fare, il bambino non si riprende’».