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Amatrice, 2 anni fa il terremoto. Eppure Dio ci tiene saldi nella Sua mano che non trema…

BATTESIMO SALVEZZA

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Piovono Miracoli 2.0 - pubblicato il 24/08/18

Gabriele è l'unico ad essersi salvato della sua famiglia dopo le terribili scosse che hanno colpito il Centro Italia nella notte del 23 agosto 2016. Il mistero del dolore innocente ci fa vacillare e spesso crollare. E anche se la vita terrena può esserci strappata all'improvviso sappiamo che Dio ci vuole con Sé nella vita eterna

di Stefano Bataloni

Due sere fa (di due anni fa esatti, all’epoca del terremoto in Centro Italia, nel 2016 Ndr) eravamo alla fine di una piccola festa con amici, celebrata su di una fresca e panoramica terrazza di paese; un’allegra festa, con persone piacevoli e cibo ottimo. Stavamo lasciando la casa che ci ha ospitato e un piccolo terremoto ha colpito le nostre vite.

Anna ha ripreso in mano il suo telefonino, lasciato nella borsa nel corso della serata. Ha scorso le decine di messaggi che nel mentre aveva ricevuto, sembrava non riuscire a credere ai suoi occhi. Ha chiamato una sua amica per avere conferma e poi è scoppiata in lacrime: Letizia e Gianluca non c’erano più, travolti dai mattoni e dalle tegole di una casa di villeggiatura, crollata per quell’altro terremoto, quello vero, devastante. Martina, la loro prima figlia di 10 anni era data per dispersa. Gabriele, il fratellino, era vivo, ritrovato mentre vagava solo per il paesino; a quanto si diceva aveva indicato ai soccorritori dove cercare sua mamma e suo papà.

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SERENA DAMICO

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Conoscemmo Letizia e Gianluca in una saletta del consultorio del nostro quartiere di Roma, circa 10 anni fa. Lei era incinta di Martina, Anna lo era di Filippo. Seguimmo tutti insieme il corso pre-parto, anche con altre mamme e papà. Fu un periodo di grazia, per molte coppie si trattava del primo figlio: per noi era il momento del sogno che si avverava.

Con Letizia e Gianluca, e con le altre coppie, si creò un legame stretto, così come avviene inevitabilmente quando si condividono momenti importanti della vita. Il legame poi si rinsaldò ulteriormente quando nacquero i bambini: Filippo, Martina, Giovanni, Alice…

Ci si riuniva di tanto in tanto, spesso di giovedì, spesso a casa nostra: i bambini giocavano insieme su un grande tappetone, le mamme si confrontavano su pappe e pannolini, noi papà chiacchieravamo di notti insonni e di seggiolini per le auto.

Non posso dire che, tra tutte le coppie del corso, Letizia e Gianluca fossero quella con cui io e Anna avessimo legato di più; e Filippo ebbe sicuramente una maggiore predilezione per Giovanni o Alice piuttosto che per Martina. I bambini, comunque, crebbero insieme e ci furono le feste di compleanno. Con Letizia e Gianluca, poi, condividevamo la frequentazione della Parrocchia e venne naturale partecipare attivamente anche alle feste per i battesimi di Martina e di Filippo.

Poi nacque Gabriele, e Letizia chiese proprio ad Anna di fare da madrina di battesimo. La cosa ci sorprese non poco: ci frequentavamo ormai da circa due anni ma non ci sembrava di essere così “familiari” con loro. Letizia, evidentemente, aveva visto in Anna qualcosa che a noi sfuggiva. Anna accettò l’invito.




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Con la malattia di Filippo le nostre strade si divisero. Noi lasciammo Roma e la frequentazione della Parrocchia divenne saltuaria. Letizia e Gianluca, però, non mancarono mai di chiederci notizie ogni volta che ci incontravano. Percepimmo chiaramente la loro gentilezza e la loro vicinanza nella fede. Vollero, nonostante tutto, rivolgerci sempre gli inviti alle feste di compleanno e per loro occasioni speciali: noi, purtroppo, per proteggere Filippo dalle infezioni fummo spesso costretti a rinunciarvi.

Dopo la morte di Filippo, riprendemmo  a vederci più spesso: durante la messa domenicale, nelle feste dell’oratorio, in occasioni dei ritiri delle famiglie.
Martina era diventata una signorina, aveva vestito l’abito della “ostiaria” e nel corso delle messe celebrate da Don Stefano, insieme ad altre bambine, era incaricata di raccogliere le offerte della colletta. Gabriele pure era cresciuto molto, tanto che i primi tempi io ebbi difficoltà a riconoscerlo; nell’ultimo anno aveva assunto il compito di chierichetto. Anna scambiava di tanto in tanto qualche parola con Letizia; io parlai l’ultima volta con Gianluca all’inizio dell’estate discutendo delle nostre rispettive difficoltà sul lavoro.

Letizia, Gianluca e Martina sono nati al cielo nella notte del 23 agosto, in una frazione vicino Amatrice.

Non si può dare una risposta al perché di questo fatto, solo Dio può. Non si può spiegare che senso abbia l’aver catapultato un bambino di 9 anni da un periodo di allegria e serenità, trascorso in un ridente paesino di montagna al giorno in cui inizia la sua vita senza la mamma, il papà e la sorellina. Solo Dio sa.

Io, che ho perso mio figlio a causa di un cancro e che ho avuto la grazia di vivere i giorni successivi fino ad oggi nella certezza della sua resurrezione, non ho spiegazioni da dare. Ho solo lacrime da versare. Ho solo da rimpiangere le volte che avrei potuto ricambiare la gentilezza e sorrisi di Letizia di Gianluca con qualche parola in più e invece non l’ho fatto.




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So per certo che ora Filippo e Martina stanno di nuovo giocando insieme sul loro nuovo tappetone, infinitamente più bello di quello che era a casa nostra.

Poi, ieri mattina, diretto al lavoro, mentre sgranavo il rosario, ripetendo i misteri della Luce, ho ripercorso il battesimo di Gesù che mi ha rimandato al mio battesimo, all’inizio della mia storia di salvezza; e il miracolo alle nozze di Cana, che mi ha ricordato come sia necessario che mi affidi a quello che Lui dirà, e quello che era solo acqua potrà diventare il vino migliore; o l’annuncio del Regno di Dio, a ricordarmi che devo convertirmi e credere che sono qui in missione, per costruire un edificio che non crollerà mai; e ho ripercorso il mistero della trasfigurazione di Gesù, a ricordarmi che anche nell’oppressione, nella paura, nella nube, Dio mi parla e mi indica la strada. Ho ripercorso l’istituzione dell’Eucaristia, a ricordarmi di quell’Uomo, tradito, che quando tutto sembrava perduto ha donato il Suo corpo, la Sua vita, per amore mio.

E ho pensato al piccolo Gabriele, unico superstite di quella notte tragica, l’unico che si è salvato di tutta la famiglia, il bambino a cui Anna ha fatto da madrina nel momento in cui ha ricevuto la Vita Eterna.
Io, che ho imparato a diffidare della casualità delle vicende della vita, che ho imparato a confidare che il Padre Eterno e Onnipotente ha le idee chiare su di noi, ho capito che attraverso Letizia, Gianluca, Martina e Gabriele ci è stata concessa l’ennesima Grazia.

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