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10 raccomandazioni di Papa Francesco per essere dei sacerdoti migliori

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Antoine Mekary | ALETEIA | I.MEDIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/08/18

Dalla madre-Madonna al gusto della preghiera, dallo zelo apostolico all'umorismo. Ecco come farsi apprezzare di più dai propri fedeli

In un momento così delicato per i sacerdoti di tutto il mondo, tra scandali e accuse che si moltiplicano, ecco una sorta di utile manuale con delle raccomandazioni di Papa Francesco ai suoi “figli”.

Padre Diego Fares in “Dieci cose che papa Francesco propone ai sacerdoti” (Ancora editrice) raccoglie dieci proposte che Francesco spedisce direttamente al cuore dei suoi sacerdoti per fare in modo che migliorino il proprio ministero sacerdotale e il rapporto con le rispettive comunità di fedeli. Ecco le proposte.

1) Porgere la spalla e metterci il cuore

In un discorso alla festa di San Gaetano in Argentina, Bergoglio disse:

«Quando si porge la spalla – quella spalla che sta vicina al cuore, così vicina che il peso si avverte direttamente – si trova il proprio posto nella vita. Quando porgiamo la spalla alle necessità dei nostri fratelli, allora sperimentiamo, con stupore e gratitudine, che un Altro porta in spalla noi».

Francesco è di quelle persone che “ti porgono” sempre la spalla perché ci mettono il cuore. Cosa significa tutto questo?

Che il sacerdote deve conoscere e aprirsi a tutti ma senza anestetizzare il cuore. Perciò non bastano né la morale della legge né quella delle virtù, ma c’è bisogno di approfondire di più e di fare le cose di cuore mentre porgiamo la spalla alla nostra gente, alle famiglie, ai giovani che vanno sostenuti, agli anziani che richiedono tenerezza, ai più poveri che la società scarta e va lasciando sul bordo della strada.


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2) Un giusto discernimento

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© Antoine Mekary - ALETEIA

Come dice Evangelii gaudium:

«In questo mondo i ministri ordinati e gli altri operatori pastorali possono rendere presente la fragranza della presenza vicina di Gesù ed il suo sguardo personale. La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa «arte dell’accompagnamento», perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro» (cf Es 3,5) (EG 169).

Il discernimento è aprirsi affinché Gesù sia Signore della nostra vita concreta, e questo richiede di fare nostra questa verità: se vogliamo discernere o accompagnare un discernimento dovremo prenderci tempo. Quando qualcuno ci dice che vuole fare un discernimento, la prima domanda è se è disposto a dedicare tempo a questo processo.


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3) Il gusto di pregare

«Non perdete la preghiera». È stata la prima raccomandazione di Francesco. Che ha aggiunto: «Pregate come potete, e se vi addormentate davanti al tabernacolo, benedetto sia. Ma pregate. Non perdete questo. […] Il tabernacolo è freddo, non è un televisore. Ma l’amore è lì».

Questo «Pregate come potete, ma pregate» è tipico della pedagogia di Francesco. Il Papa parla di «avere coraggio nella preghiera». Pazienza e coraggio. In generale uniamo il coraggio all’azione, ma Francesco dice che il coraggio apostolico nasce nella preghiera. Quella preghiera che porta a combattere con Dio intercedendo in favore del suo popolo, della sua gente.




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4) Guardare la Madonna come una madre

«Non perdete il lasciarvi guardare dalla Madonna e il guardarla come Madre». Per Francesco, la Vergine è sempre stata ed è fondamentalmente Madre. Ed è anche «la Madonna», nostra Signora. E in quanto Madre e Signora ci fa andare sempre in braccio a sé, a coprirci sotto il suo manto e a lasciarci guardare dai suoi occhi: gli occhi della Vergine.

Maria accompagna papa Francesco, nella sua storia di sacerdote, sotto diverse invocazioni: la Madonna che scioglie i nodi, la Vergine di Lujan, la Signora dei Miracoli, la Signora di Aparecida, Santa Maria Maggiore. E in ognuna di queste invocazioni il Papa guarda la Madonna con gli occhi amorevoli di un figlio nei confronti di sua madre.

Maria ci guarda in modo tale che uno si sente accolto nel suo grembo. Ella ci insegna che «l’unica forza capace di conquistare il cuore degli uomini è la tenerezza di Dio.


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5) Mai perdere lo zelo apostolico!

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Massimo Valicchia | NurPhoto

«Non perdete lo zelo (apostolico), cercate di fare…». Lo zelo apostolico, l’istinto evangelico di uscire di corsa a raccontare la Buona notizia a tutti – perché siamo stati perdonati, guariti, alimentati, scelti – sta al centro delle raccomandazioni di Francesco.

Per non perdere lo zelo apostolico e «fare» bene le cose, il Papa ci raccomanda una preghiera e un modo di operare discreti, che privilegiano le persone alle cose.

La preghiera che il Papa raccomanda ai sacerdoti non è la preghiera propria della vita contemplativa, ma quella della vita attiva. Non si tratta di pregare come monaci di clausura o di prendere in prestito spiritualità particolari. La preghiera sacerdotale, pertanto, è una preghiera piena di volti e di discernimento su come si debba operare con ciascuno di essi.


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6) La vicinanza della gente

Quando il Papa dice ai sacerdoti «non perdete la vicinanza e la disponibilità alla gente» a cosa si riferisce?

Già quando era alla guida della diocesi di Buenos Aires, il Papa dava molta importanza alle conversazioni con i suoi fedeli: “a uno a uno”, personalmente, per telefono o per lettera manoscritta, hanno sempre occupato un posto centrale nella sua giornata.

Vicinanza, disponibilità, prontezza a occuparsi dell’altro… sono indici del nostro apprezzamento per una persona. Più precisamente, sono segni del nostro amore “spontaneo”. L’amore per tutti richiede abnegazione, per avvicinarci di più dove questo impulso non scaturisce spontaneo. E anche con coloro che amiamo, la vicinanza richiede abnegazione per moderarci e trovare “la distanza giusta”, quella che fa bene all’altro, quella che lo aiuta a crescere. E quindi la vicinanza e la disponibilità sono virtù che richiedono una grande abnegazione.




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7) Il senso dell’umorismo

«E anche, mi permetto di dirvi, non perdete il senso dell’umorismo». Questa è stata l’ultima raccomandazione di papa Francesco. È una raccomandazione che riguarda la vita quotidiana e anche la preghiera. In una recente intervista il Papa diceva:

Il senso dell’umorismo è una grazia che io chiedo tutti i giorni, e prego quella bella preghiera di San Tommaso Moro: “Dammi, Signore, il senso dell’umorismo”; che io sappia ridere davanti a una battuta…: è bellissima, quella preghiera, no? Perché il senso dell’umorismo ti solleva, ti fa vedere il provvisorio della vita e prendere le cose con uno spirito di anima redenta. È un atteggiamento umano, ma è il più vicino alla grazia di Dio.




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8) Illuminare le coscienze con l’amore di Dio

«Aiutiamo a illuminare lo spazio della coscienza personale con l’amore infinito di Dio (cf 1Gv 3,20)». Questa raccomandazione della lettera pastorale Misericordia et misera ci fa sedere in confessionale con l’atteggiamento giusto di chi è inviato ad aiutare le anime che cercano il perdono sacramentale di Dio. La luce che illumina e forma rettamente le coscienze è la luce dell’amore infinito di Dio.

Il Papa dice ai sacerdoti di essere nel confessionale: accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato; solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso; chiari nel presentare i principi morali; disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso penitenziale, generosi nel dispensare il perdono di Dio.




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9) Parlare al cuore della gente

Il Papa riconosce che:

“Non è facile parlare al popolo di Dio con il cuore. Non basta avere buone intenzioni. La gente apprezza e riconosce quando il predicatore si sforza di essere sincero, quando traduce la parola in immagini concrete… Ma parlare con il cuore non implica soltanto che esso sia accalorato, ma anche illuminato dall’integralità della rivelazione, dalla Parola e dal cammino che essa ha percorso nel cuore della Chiesa e del nostro popolo fedele lungo la sua storia”.

Per comprendere l’importanza che Francesco dà all’omelia è un documento chiave la conferenza da lui pronunciata nel 2005 su «L’omelia domenicale in America Latina». In essa diceva che l’omelia costituisce l’apice del dialogo tra Dio e il suo popolo, prima della comunione sacramentale. Il Signore si compiace davvero di parlare col suo popolo, e a noi predicatori tocca far percepire questo piacere del Signore alla nostra gente. Nell’omelia, dunque, si riannoda il dialogo già avviato tra il Signore e il suo popolo.




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10) Unto dalla propria comunità di fedeli

Omelia della messa crismale del 28 marzo 2013. Papa Francesco parla dell’unzione che riceve un sacerdote che è apprezzato dalla sua comunità:

«Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara. Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana».

L’unzione riguarda la predicazione del sacerdote, il buonumore che dà al suo lavoro quotidiano, la misericordia nel suo operato, la vicinanza alla gente, lo zelo apostolico. E’ questo il misurino che stabilisce se un sacerdote sta lavorando bene o no tra i suoi fedeli.


KSIĄDZ W KOLORATCE

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