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Riconoscerci assetati permette a Dio di darci da bere

DRINKING NATURAL WATER

unsplash-logoArtem Bali

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 21/08/18

Il ricco non è semplicemente chi possiede molti beni ma chi, avendo molti beni, crede di non avere bisogno di nulla, tanto meno di Dio. Il distacco dalla ricchezza materiale è necessario ad educare il nostro spirito a mendicare continuamente da Dio il Suo amore

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 
Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». 
A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». 
E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». 
Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». 
E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. 
Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». 
Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi». (Matteo 19, 23-30)

E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.

Frase del vangelo molto famosa quella del passo di oggi, ma forse anche molto fraintesa. Chi è un ricco? Ci verrebbe da dire che un ricco è uno che ha molte cose. E in parte è vero. Ma la vera definizione di ricco dovrebbe essere questa: ricco è chi non ha bisogno. Povero invece è chi ha bisogno.

Quando si arriva a credere di non aver bisogno degli altri, di Dio, dell’amore, di una speranza grande, di un amico, allora noi ci comportiamo come ricchi, e per uno così non è facile salvarsi. Finché non riprendiamo confidenza con il fatto che noi siamo innanzitutto bisogno, e quindi siamo essenzialmente tutti poveri, allora non potremmo nemmeno accogliere il regno di Dio nella nostra vita. Perché Dio dà l’acqua a chi la chiede e non a chi pensa di essere già dissetato. Non dobbiamo passare la vita ad addomesticare i nostri bisogni ma ad accoglierli con umiltà. Noi non possiamo fare a meno degli altri, non possiamo fare a meno dell’amore, non possiamo fare a meno di Dio, non possiamo fare a meno di tantissime cose e prima ce ne accorgiamo, prima le accogliamo.

Chi basta a se stesso è già all’inferno ma ancora non lo sa. Era il sogno di Satana, emanciparsi da tutto e soprattutto da Dio pensando così di essere libero. Tranne poi accorgersi che la felicità è sapersi amati e non fare a meno dell’amore. Ci verrebbe da domandarci allora perché molti santi nello scegliere la povertà, l’hanno intesa anche come povertà dalle cose materiali. Hanno fatto ciò perché dietro il possesso delle cose c’è la tentazione di pensare che bastino esse a riempire il nostro bisogno di felicità, quando invece mai le cose possono fare questo. Motivo per cui è meglio prendere distanza dalle cose per non trovarsi succubi di questa menzogna, poiché capita troppo spesso che sono le cose a possedere noi e non invece noi le cose. Meglio quindi provare un po’ di fame e ricordarsi di essere liberi, che essere satolli e fondamentalmente succubi del mondo. #dalvangelodelgiorno

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