Intervista sull’Incontro Mondiale delle Famiglie di Dublino, che inizia martedì 21 agosto, a don Francesco Pesce, esperto di pastorale familiare, autore del libro “Lettera d’amore” sull’Esortazione Apostolica “Amoris laetitia”Famiglie di tutto il mondo stanno già arrivando in queste ore a Dublino, dove martedì 21 agosto si aprirà il IX Incontro mondiale delle Famiglie. All’evento prenderà parte anche Papa Francesco, che si recherà in Irlanda sabato prossimo. Grande l’attesa per un evento ecclesiale che arriva dopo due Sinodi sulla famiglia e la pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia. Sui frutti che può dare l’Incontro di Dublino, abbiamo raccolto il commento di don Francesco Pesce, presidente del Centro della famiglia della diocesi di Treviso, e autore del volume “Una Lettera d’amore. L’Amoris laetitia letta in famiglia”, recentemente pubblicato dalle Edizioni Dehoniane.
R. – Mi attendo che sia ancora una volta una conferma della stima che la Chiesa ha per le famiglie così come sono. Ogni volta che ad una famiglia viene riconosciuta la stima da parte della Chiesa per ciò che fa e per ciò che è, è davvero come prendere una boccata d’aria, provo un gran piacere, perché riconosce la Chiesa come comunità e non soltanto come istituzione.
Molti sottolineano la concretezza di Amoris laetitia. Secondo lei, qual è il contributo specifico che questo documento sta dando e darà in futuro alle famiglie cristiane e non solo cristiane?
R. – Ascoltando le famiglie che l’hanno letta e che la approfondiscono, si percepisce che si sentono intercettate per i loro vissuti così come sono, quindi non principalmente la proposta di un modello di famiglia da imitare, da mettere in pratica, ma un accompagnamento alle situazioni, alle relazioni familiari così come sono. Quindi è un incoraggiamento a camminare con le proprie gambe e con il passo possibile. L’altra cosa che ho notato ascoltando le famiglie che hanno letto Amoris laetitia è questa: è un documento che mette al centro la relazione di coppia, per questo le coppie si sentono di essere capite davvero.
Le famiglie cristiane cosa possono dire e cosa possono dare in un contesto secolarizzato come quello irlandese, che poi è un contesto un po’ di tutto l’Occidente …
R. – Il titolo dell’Incontro delle famiglie – “Il Vangelo della Famiglia, gioia per il mondo” – credo dia un’indicazione su questo. Mi sembra che orienti le famiglie ad essere al servizio del mondo, non tanto a guardare un mondo come contrario alla fede, alle famiglie, quanto alla possibilità di costruire. Il fatto stesso di ritrovarsi insieme in tanti, credo sia un’occasione di incoraggiamento per le famiglie a mettersi insieme per sostenersi, per costruire comunità, relazioni. Partire dal fatto che siamo interconnessi, rendere “domestico il mondo” e pensarsi – come dice Amoris laetitia – “oltre i limiti della propria casa”.
Lei che accompagna, guida si trova in mezzo alla vita di tante famiglie cosa ha ricevuto come sacerdote dalle famiglie?
R. – Io ricevo continuamente la concretezza della vita, la possibilità di fare i conti con l’umanità, con i passi possibili e sicuramente la necessità della pazienza del tempo, di porsi a fianco come guida e, per ultimo, anche la possibilità di essere voluto bene così come sono.
Secondo lei è questo anche ciò che la Chiesa può ricevere dalle famiglie?
R. – Sì, indubbiamente. Il fatto di sentirsi abbracciati è indubbiamente un dono che le famiglie sanno dare, così come anche insegnare la pazienza dei tempi. Il famoso “il tempo è superiore allo spazio” credo che le famiglie possano insegnarlo alla Chiesa.