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È morta Rita Borsellino, la sorella minore del giudice antimafia

BORSELLINO,MAFIA

Marcello Paternostro | AFP

Paola Belletti - pubblicato il 16/08/18

Ha lottato fino alla fine perché emergesse la verità sulla morte del fratello. Che ognuno cerchi la verità e la faccia emergere nel quotidiano; in questo lei ci credeva e per questo si batteva

Aveva 72 anni; ieri, 15 agosto, giornata dell’Assunta, è morta a Palermo nel reparto di terapia intensiva dove era ricoverata perché malata ormai da tempo. Rita Borsellino era la sorella più giovane del magistrato ucciso dalla mafia in insieme alla sua scorta nel ’92. La strage di Via D’Amelio spazzò via sei vite e ferì a morte una città e una Regione ancora sanguinanti per l’altra strage che spazzò via il giudice e amico di Borsellino, Giovanni Falcone; lui pure accompagnato nella voragine da altri innocenti, la moglie e tra agenti della scorta. Sapeva che la decisione di essere eliminato era stata presa e che non vi sarebbe sfuggito. Eppure non era fatalista e razionalmente metteva in atto tutto ciò che poteva tutelare la sua e le altre vite in pericolo a causa sua. Il capo del Pool antimafia dal 1984 al 1990 è un altro dei campioni nella lotta contro la criminalità organizzata. E’ morto nel 2002, acclamato e celebrato come eroe. Anche lui aspettava la verità:

Paolo, pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista MicroMega, così come in un’intervista televisiva con Lamberto Sposini, Borsellino aveva parlato della sua condizione di “condannato a morte”. Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate. Antonino Caponnetto, che subito dopo la strage aveva detto, sconfortato, “Tutto è finito…“, intervistato anni dopo da Gianni Minà ricordò che “Paolo aveva chiesto alla questura – già venti giorni prima dell’attentato – di disporre la rimozione dei veicoli nella zona antistante l’abitazione della madre. Ma la domanda era rimasta inevasa. Ancora oggi aspetto di sapere chi fosse il funzionario responsabile della sicurezza di Paolo, se si sia proceduto disciplinarmente nei suoi confronti e con quali conseguenze[44]. (Wikipedia)

BORSELLINO FALCONE CAPONNETTO

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La signora Rita si è battuta con coraggio e strategia anche in campo politico. Prima dei social network rese virale una campagna elettorale che coinvolse ed entsiasmò tanti giovani. Era il “lontano” 2006 e sui telefonini giravano al massimo degli sms: uno diventò virale ma forse non si diceva ancora: Curriti, curriti, cu’Rita.

Era tipo il suono di un tamburo. Una specie di chiamata alle armi laica che nella primavera di dodici anni fa attraversava l’Italia comparendo sui cellulari di tutti i maggiorenni nati in Sicilia. E che in Sicilia tornarono: alcuni per qualche giorno, altri per tutta la campagna elettorale. Molti arrivarono con un treno speciale ribattezzato sempre con il suo nome: Rita Express, si chiamava. Quel treno ha creato la prima generazione di siciliani consapevoli del post stragi, ma questo all’epoca nessuno poteva prevederlo. (Il Fatto quotidiano)

Non vinse, allora ma procurò al corpo sofferente della società civile siciliana una iniezione corroborante; di quelle che quanto più bruciano tanto più fanno bene. Non piaceva alle forze politiche del centrosinistra ma a molti di quelli che il centrosinistra lo votavano sì. Non abbastanza, quella volta e in parecchi, la sera della sconfitta, piansero.




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Si impegnò nell’associazione Libera, girò scuole e istituti, chiese sempre la verità. Aveva tre figli, il marito è morto qualche mese fa, in febbraio. Ora è toccato a lei. La verità esiste, la Verità si incontra. Preghiamo che Giustizia e Misericordia l’abbiamo trovata pronta. Preghiamo per un’anima che è valsa il Sangue di Cristo; in fondo lei ha visto e pianto per il sangue di un fratello maggiore morto per la giustizia. Forse, allora, era pronta?

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