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“Se non do io a mia figlia la dignità che le spetta come essere umano, in questo mondo di morte chi gliela darà?”

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 14/08/18

Quando Claudia scopre che la bambina che porta in grembo è senza reni decide di abortire. 9 anni dopo è di nuovo incinta di un'altra figlia con la stessa malformazione e sceglie di metterla al mondo, amarla e accompagnarla poco dopo alla sua nascita al Cielo.

Quando una mamma in dolce attesa riceve una diagnosi infausta sulla salute del suo bambino vive un trauma terribile. Ogni donna fin dal primo istante della gravidanza sente di dover proteggere la creatura che Dio le ha affidato e all’udire le tremende parole “Signora c’è qualcosa che non va” nasce la paura.

Quanto vivrà? Come starà? Soffrirà?

Spesso queste domande non hanno la forza di lasciarsi abbracciare dal mistero della vita e della sofferenza e si fanno ingannare dal mondo che dice che il dolore non ha senso e che quindi sei cattivo ed egoista se dai alla luce un figlio che poco dopo morirà. E così molte coppie scelgono di abortire convinte di compiere così un gesto d’amore nei confronti della loro creatura. Perché spesso il personale ospedaliero presenta l’aborto terapeutico come unica soluzione, quando di unico c’è solo il bambino. Piccolo. Prezioso. Indifeso. L’aborto non è mai la soluzione, mai. Ce lo insegnano le storie di Titti, Imma, Agnese, Francesca. Mamme che hanno scelto di accogliere e accompagnare i loro figli nel tempo breve ma pieno d’amore della loro vita.




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Ho pensato ai loro volti leggendo la storia di Claudia che condividiamo oggi anche con voi. Il dolore di porre fine ad una gravidanza genera traumi enormi e dolorosissimi. Si parla sempre poco della sindrome post-abortiva mentre le donne dovrebbero essere ben informate e sostenute sul serio quando scoprono che il figlio che portano in grembo ha una malformazione che lo porterà a morire poco dopo la nascita. Questo avviene nella Comfort Care, un percorso di accompagnamento per le famiglie in attesa di un figlio a cui viene diagnosticata una condizione del nascituro assolutamente incompatibile con la sopravvivenza.




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Ecco la storia di dolore e amore di mamma Claudia che ha incontrato il professore Giuseppe Noia, Dirigente Medico Ostetricia e Patologia Ostetrica del Policlinico Gemelli di Roma, in due momenti cruciali della sua vita. Cruciale è l’aggettivo giusto perché richiama la croce. La prima volta Claudia prese purtroppo una decisione che pagò cara sulla sua pelle, ma quel dolore che l’ha consumata a lungo ha permesso anche che il suo cuore cambiasse. Infatti dopo 9 anni di fronte alla stessa situazione Claudia scelse di accogliere sua figlia, di darle la dignità che merita ciascun essere umano, di metterla al mondo e di accompagnarla poco dopo, grazie al sostegno del dottor Noia, alla sua nascita al Cielo.

Leggete nel post qui sotto la sua testimonianza.

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