Maria ha tenuto aperta la porta della speranza e quell'accoglienza accade ogni giorno: perché anche nei luoghi di vacanza l'anima cerca la casa della misericordia
di Monsignor Decio Cipolloni
Siamo nei mesi caldi di luglio e di agosto ed è noto il fermento incredibile di programmi, un’attività convulsa degli operatori turistici, una progettazione allettante e singolare di itinerari per rispondere alle molte richieste dei nostri italiani fattisi in altissima percentuale turisti. Una valutazione umana del fenomeno va vista da quell’osservatorio che offre Papa Francesco coniando l’espressione di “custodia del diritto al riposo“, che nel linguaggio della fede e una dimensione umana e divina nello stesso tempo.
Non “una semplice astensione dalla fatica e dall’impegno ordinario, ma un’occasione per vivere pienamente la propria creaturalità elevata alla dignità filiale da Dio stesso. Mentre nei mesi estivi cercheremo un po’ di riposo da ciò che affatica il corpo, non dimentichiamo di trovare ristoro vero nel Signore. La persona non è solo lavoro… Dobbiamo pensare anche alla sana cultura dell’ozio, di saper riposare” (Discorso del 9 luglio 2017).
Non mancheranno in questo tempo relazioni, incontri, spettacoli, attività sportive, ricreative e culturali, anche se alcune forse all’insegna spesso di quella cultura dell’immediato, che privilegia le emozioni, crea miti, deresponsabilizzato e rende più difficile ogni impegno umano. L’incalzare delle ferie sembra spingere chi è cristiano ad andare in vacanza da Dio, dagli impegni di famiglia, dalla fedeltà coniugale, dalla vita genitoriale e dagli affetti filiali… Siamo abituati a vedere ovunque scritto: “chiuso per ferie”. Ciò riguarda gli enti, le industrie, le aziende, il mondo operaio, quello scolastico, quello dell’apparato statale, quello delle libere professioni, quello parlamentare politico e, in alcune attività, anche quello religioso.