Poiché sono investiti dell’autorità suprema del loro Maestro (in latino Dominus), gli angeli del quarto coro sono chiamati Dominazioni. Le Dominazioni non vivono che per servire e amare questo Maestro e Signore. Il loro desiderio eterno è di rassomigliargli il più perfettamente possibile, di seguirlo e imitarlo in ogni cosa. Questa rassomiglianza alla quale si attengono le Dominazioni le libera dalla tentazione di supremazia come dalla servilità. Ai cori inferiori trasmettono il bisogno di imitare l’Altissimo al fine di essergli meglio uniti.
Le Dominazioni mettono sotto i loro ordini vigilanti tutti gli spiriti che sono loro inferiori, ma questi ordini che fanno eseguire non sono dati loro direttamente da Dio. Le Dominazioni, in effetti, sono sottomesse agli angeli del primo ordine. Obbediscono loro liberamente, non sotto costrizione, sapendo di obbedire a Dio ascoltando i suoi assistenti.
Prudenza e giustizia, che sono qualità capitali di un buon re, sono le virtù proprie alle Dominazioni; San Bonaventura vi aggiungeva la bontà e la severità. Le Dominazioni aspirano all’edificazione del regno di Dio su questa terra: vi operano con tutto il loro potere. Così sono talvolta invocate per la conversione degli eretici, dei peccatori e degli infedeli. Sostengono i missionari e difendono le anime contro la rilassatezza e lo scoraggiamento.
In conclusione, nel passo di San Paolo citato sopra, le Dominazioni vengono menzionate senza alcuna parola di commento o spiegazione. Secondo Dionigi occupano il primo posto nella seconda gerarchia angelica. “Il nome dato alle sante Dominazioni significa, io credo, una illimitata elevazione verso ciò che si trova al di sopra, libertà da tutto ciò che è terrestre, e da tutte le interne inclinazioni alla schiavitù della discordia, una superiorità liberale alla severa tirannia, libertà dalla servilità degradante e da tutto ciò che è basso, perché essi non vengono alterati da nessuna inconsistenza. Essi sono veri signori, che aspirano perpetuamente alla vera eccellenza e alla fonte di ogni signoria… Essi non si volgono verso vane ombre, ma danno completamente se stessi a quella vera autorità, sempre uniti alla fonte dell’eccellenza simile a Dio”.
Le Dominazioni stanno al di sotto dei Troni. Mechthild Thaller le descrive nei seguenti termini: “Gli angeli del coro delle Dominazioni hanno un abito bianco, ornato di pietre preziose. Essi portano sul petto uno scudo sul quale è scritto il nome di Dio. La loro destra tiene uno scettro. Il loro volto risplende come lo splendore del sole; lo splendore della loro corona è accecante”.
Ella attribuisce loro la missione di cooperare all’estensione del regno di Dio sulla terra, assistendo gli uomini – sacerdoti, insegnanti, missionari – che vi lavorano apostolicamente. Scrive testualmente la Thaller riguardo alle Dominazioni: “Il sesto coro angelico è quello delle ‘Dominazioni’. Dio le assegna a chi deve insegnare, da una cattedra universitaria, dal pulpito o nel confessionale (nel caso delle guide spirituali), ai missionari e a tutti quelli che vogliono estendere il regno di Dio sulla terra. Anche i superiori dei conventi e dei seminari ricevono la protezione di un tale angelo, a condizione che gli mostrino devozione e rendono gloria al nome di Dio. Dobbiamo pregarli per l’estensione del regno di Dio sulla terra, per la conversione di tutti gli eretici e i miscredenti, per i dubbiosi e i cattolici solo di nome. Vengono ad aiutare le anime che li invocano nella disperazione, ma purtroppo non si pensa a loro spesso. È vero che nella prefazione ordinaria è scritto ‘adorant Dominationes’, ma dopo la Messa ci si dimentica di loro, nonostante compiano grossi sforzi per estendere il regno di Dio. Quando avevo circa nove anni, provai spesso grande compassione per gli angeli, perché i loro cori venivano sì nominati nella prefazione, ma non venivano quasi mai venerati anche con il cuore. Per far fronte a questa mancanza dicevo ogni giorno nove Ave in loro onore e tre Gloria al Padre per tutti i sacerdoti, perché dimostrassero più considerazione rispetto ai loro meriti, e fino ad oggi sono rimasta fedele a questo esercizio, perché reca grande conforto e Dio ci ricompensa con la grazia della contemplazione”.
La cistercense tedesca Gertrude d’Helfta (1256-1301/2), ponendoli due gradi più in basso, assegna loro per compito la glorificazione del Dio Sovrano, mentre il beato Jean Ruysbroeck vede nelle Dominazioni piuttosto un ruolo di protezione e di governo delle creature. Come dire che gli avvicinamenti al mistero sono vari, senza necessariamente contraddirsi.