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La cosa più grande che noi mogli possiamo fare è fare le mogli

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5pani e 2pesci - pubblicato il 09/08/18

Spesso ci ingarbugliamo la mente sulle cose belle e sante da fare dimenticandoci che essere mogli è una chiamata alle piccole cose, a gesti d’amore fatti nel silenzio e nel segreto della nostra casa e nient’altro.

Quante volte ho sentito dire:

Ma quanto mi piacerebbe essere come quella donna lì? Aiutare tutte quelle persone, essere sempre disponibile. Lei non si ferma mai. Non si stanca mai di aiutare gli altri. Addirittura la domenica si alza presto per aiutare una signora in difficoltà, poi va a messa e subito corre a cucinare per la vicina anziana che è sola. Accoglie a casa sua persone. Fa la catechista il giovedì con i bambini di prima comunione; sapessi quanto è brava, come li sa prendere dal verso giusto quei bambini! Il venerdì partecipa al gruppo di preghiera e ogni giorno organizza il rosario prima della messa serale. Due volte la settimana tiene aperto un centro d’ascolto per le coppie in difficoltà. Insomma, una donna amabile, paziente, dal cuore grande, generosa, attenta. Vorrei anch’io essere così!

Alla fine dell’elogio mi domando sempre:

Ma questa superfantasticadonna, oltre a spendersi per questo e quest’altro, riesce anche a trovare tempo per rispondere alla sua vocazione… di moglie? In parole povere la mia domanda è: oltre a fare tutte queste belle e sante cose riesce pure ad essere moglie di suo marito? Se la guarda la partita con lui sul divano? Lo ascolta quando, tornando dal lavoro, inizia a parlare di quel nuovo superfantastico gadget tecnologico che gli cambierà la vita? Gli sa stare vicino nei momenti di borbottamenti epici tipico dei mariti incalliti?

Mi è stato detto — e ne sono convinta — che il Signore ci chiederà conto proprio di queste piccole cose. Tutte le attività, i sacrifici, gli incontri, le opere di carità sono niente davanti al Signore rispetto a stare seduti sul divano a lato del marito mentre, fingendoti interessata, lo ascolti per dieci venti infinitissimi minuti mentre ti spiega tutte le potenzialità strabilianti del nuovo gadget che gli ha cambiato la vita in ufficio. Tu stai li, inchiodata al divano mentre cerchi di ricordarti se il controllo del pediatra è domani o dopodomani, e lui continua come se non ci fossero figli da mettere a dormire, zaini da preparare, pannolini da cambiare. Lui continua tranquillamente a parlarti della svolta. Lui finalmente ha risolto un problema, capisci!? E non c’è niente di più appagante per un uomo.




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Tu lo hai sposato per essere in quel momento lì ad ascoltarlo.

Lo so benissimo anch’io che il giorno dopo tornerà a casa privo di entusiasmo perchè il fantomatico e strabiliante giochino che funzionava con la forza del pensiero poi non risponde ai comandi banali della tastiera, ma non importa. Noi mogli siamo chiamate a questo!!! Il resto è un di più.

La nostra vocazione è essere mogli.

Per natura siamo crocerossine, ma la nostra vocazione è semplicemente tenere il sedere fermo sul divano per quei 90 minuti di partita, magari con la premura che non manchi la birra in frigo e che al 45esimo ti sei organizzata con un pezzo di pizza per tamponare l’appetito.

Non sei convinta?

Guarda Ale che noi ci siamo sposati in Cristo per FARE grandi cose e non per rimanere chiusi. Dobbiamo dare tutta la bellezza che abbiamo ricevuto! Non possiamo tenerla per noi. Già da fidanzati avevano grandi progetti di accoglienza, di servizio, di apertura all’affido,ecc.

Voi — e anche noi — ci siamo sposati in Cristo per essere sposi con Lui e amarci da Dio. Appunto per questo siamo chiamate a stare accanto ai nostri mariti ed ad accoglierli proprio in quelle cose che sono importanti per loro nel quotidiano. In questo siamo testimonianza, vivendo il nostro essere mogli giorno per giorno.

Quando eravamo a Strasburgo (in Francia), al gruppo di preghiera delle coppie, c’era una coppia di settantenni. Questa coppia attirava sempre la mia attenzione perchè loro, fra tante coppie giovani, mi sembravano proprio i più belli. Ho chiaro davanti ai miei occhi il modo in cui si guardavano. Si tenevano spesso per mano e i loro capelli bianchi non erano un buon motivo per non essere teneri, dolci e molto profondi. Non so, riuscivano a parlarsi con uno sguardo.

Si vedeva una bellezza grande.

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Guardandoli, martedì dopo martedì, ho capito cos’era il matrimonio. Dopo qualche mese iniziai a cavarmela abbastanza bene con il francese e scoprii la loro bellissima storia. “Ma qual è il vostro segreto?” le chiesi un giorno e lei “Ci siamo perdonati tante volte”.


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Capisci!? Dare testimonianza non è nel fare qualcosa, ma è nell’essere moglie, in come guardi tuo marito, come gli rimani accanto, il resto è una conseguenza non necessaria. Quella tenerezza del loro sguardo mi ha dato più di ogni discorso, più del “buon esempio” di una donna impegnata in grandi opere sante. Susanne e Pierre (così si chiamano) sí che evangelizzano, testimoniando Cristo e la bellezza della vita. Loro vivono il sacramento l’uno per l’altra, con al centro la loro relazione. Il perdonarsi e tutto il resto funziona partendo da questo amore. Loro sono semplicemente marito e moglie in Cristo e si vede — altroché se si vede!

Questo è il centro.

Il punto di partenza e di arrivo della nostra chiamata. Tutto il resto è un di più, un’aggiunta non necessaria. Noi siamo servi inutili. Se il Signore vi chiama ad impegnarvi anche in qualcos’altro non temete e non vi affannate, sarà chiaro. La Sua chiamata è sempre chiara. La stessa cosa è successa anche a noi: dopo aver desiderato per almeno dieci anni di poter fare accoglienza alle coppie, abbiamo avuto il privilegio di lavorare in questa direzione proprio nel momento in cui non ci pensavamo più. Siamo servi inutili — oltre ad essere i meno indicati — oggi il Signore ci chiama a lavorare a tempo pieno nella Sua vigna, domani chiamerà altri operai. Ma non è questo il punto! Il punto è che mio marito e i suoi nuovi gadgets strepitosi vengono prima di rispondere alla mail di quella coppia in difficoltà, di quel messaggio, di quel post che mi sembra tanto figo e importantissimo. Viene sempre prima la nostra relazione altrimenti è tutta aria fritta!

La nostra vocazione è al matrimonio e con questo parlo di aspirapolvere, calzini da piegare e di file alla posta. Il Signore ci chiede di essere fedeli proprio in queste piccole cose che spesso sono tutt’altro che appaganti. Il resto, seppur cose sante e belle, possono addirittura distoglierci e togliere quelle energie necessarie per pensare a quella cenetta fuori programma fra i mille calzini di tre centimetri da piegare e l’appuntamento dal pediatra.




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Le sante cose e le opere belle ci appagano molto, moltissimo, ma sono una tentazione — e ci portano fuori dalla nostra chiamata — quando al centro della vita non c’è la nostra relazione di coppia. Con questo non voglio dire che da oggi in poi non bisogna fare più niente in parrocchia, ma che al centro sia la nostra vocazione e non quello che ci appaga di più, sia esso il lavoro o il volontariato o qualcos’altro.

La cosa più grande che noi mogli possiamo fare è fare le mogli.

Proprio in questo rispondiamo alla nostra chiamata, santificandoci, evangelizzando e salvando il mondo preoccupato di fare e non di essere. D’altra parte questa è una storia vecchia, diceva san Francesco ai suoi frati:

“Evangelizzate sempre, se necessario anche a parole”

Siate mogli!

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