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L’espressione “valle di lacrime” vuol dire che il cristianesimo è pessimista?

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Aleteia - pubblicato il 01/08/18

Che tipo di visione del mondo può essere compresa a partire da questo famoso passo del Salve Regina?

Dopo aver letto l’origine della preghiera del Salve Regina, un lettore ci ha scritto chiedendoci il senso dell’espressione “valle di lacrime” e se la visione cristiana del mondo terreno sia negativa e pessimista.

No, non lo è, ma non è neanche ingenua o estranea alle sofferenze angoscianti dell’umanità.

Per questo, mentre riconosciamo, cantiamo e lodiamo le bellezze del creato e godiamo in modo sano delle meraviglie dell’opera di Dio, capiamo anche che la nostra Casa definitiva non è in questo mondo, e che prima di arrivarci siamo invitati da Dio a sceglierla liberamente.

Dio avrebbe potuto benissimo crearci direttamente per il Cielo, senza che dovessimo passare per questa tappa materiale e mortale della nostra vita terrena, ma ha voluto darci l’opportunità di accettare o respingere il suo invito all’eternità con Lui, il che implica da parte nostra una risposta libera, concretizzata nelle nostre scelte. Queste scelte implicano il bene e il male, e quindi ci poniamo di fronte alle conseguenze della scelta del bene o del male da parte dei nostri fratelli e da parte nostra. Oltre alle conseguenze delle nostre scelte, la nostra esperienza umana in questo mondo transitorio è imperfetta per sua natura, visto che non è questa la vita piena alla quale siamo stati invitati: questa vita termina, e tutto ciò che ha una fine è necessariamente imperfetto.


TATIANA OSIPOV

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Una volta compresa questa visione del mondo terreno come un’esperienza del bene e del male in cui abbiamo la libertà di scegliere, possiamo anche comprendere meglio il senso dell’espressione “valle di lacrime”: non è un’immagine pessimista, ma realista di questo mondo passeggero, in cui convivono gioie e tristezze, bene e male, permettendoci la straordinaria esperienza umana di esercitare la libertà di scelta.

Per aiutare questa comprensione, riportiamo di seguito un testo di monsignor Nuno Brás da Silva Martins, vescovo ausiliare di Lisbona:

Confesso di aver iniziato a comprendere l’espressione “gementi e piangenti in questa valle di lacrime”, del Salve Regina, come frutto di un cristianesimo pessimista, vissuto essenzialmente pensando alla croce del Signore e con l’idea che tutto al mondo fosse negativo. Per questo comprendo tante persone che hanno difficoltà a recitare questa antifona, che fa parte della nostra tradizione mariana. Certamente, e lo dico senza alcun tono critico, riconosco che molti la reciteranno con quel tono rassegnato e sconfitto.

Devo anche confessare, però, che oggi recito questa preghiera come una grande espressione di fede.

Per quanto possiamo sforzarci, in un modo o nell’altro ogni essere umano vive momenti di sofferenza e solitudine, di abbandono e perfino di disperazione, di morte. Non vale la pena di creare l’illusione (neanche e men che meno nei bambini) che la vita sia sempre un cammino di vittorie e successi, di allegria e conquiste. Anche le favole che finiscono con il famoso “E vissero tutti felici e contenti” sono iniziate o hanno vissuto uno o vari momenti di difficoltà da parte dei protagonisti.

Ad ogni modo, oggi (come sempre) non servono “favole”. Basta avere gli occhi aperti sul mondo umano che ci circonda. E se non stiamo attraversando un momento difficile, guardiamoci intorno – e non avremo bisogno di guardare a lungo: disoccupazione, famiglie distrutte e disunite, mancanza di senso della vita… tutte le miserie materiali, morali o spirituali sono lì accanto a noi, e non è raro sentirsi impotenti nell’offrire un aiuto, per quanto piccolo, a chi passa questi momenti difficili.

È per questo che il grido cristiano che si dirige a Dio attraverso la Vergine Maria in questa “valle di lacrime” che è la vita umana, più che espressione di una persona rassegnata alla propria sorte, è piuttosto il riconoscimento del fatto che solo Dio può risolvere davvero le lacrime umane – le nostre e quelle di tante persone che vivono con noi.

Anche Dio, in Gesù di Nazareth, ha sperimentato (eccome!) la “valle di lacrime” che ha voluto far su, ma pur vivendola in modo pienamente umano mostra che la morte non avrà mai l’ultima parola. L’ultima parola sarà sempre pronunciata da Dio, e sarà sempre una parola d’amore, di vita eterna!

JESUS ON THE CROSS
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