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La porpora dei bambini

ROSE
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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 31/07/18
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Una riflessione del fondatore di Meter sul martirio che i bambini subiscono a volte anche tra le mura della Chiesa

La porpora “ammantò l’inebriante fragranza di un giglio, ascritto all’albo dei Santi. La piccola e dolce Martire della purezza: Maria Goretti” (Pio XII, Discorso per la canonizzazione, 24 giugno 1950).

La porpora è stata “tolta” al cardinale McCarrick. Accuse credibili e fondate, così dal sito vaticannews.va che riporta anche il fatto : “Queste presunte azioni” – aveva affermato O’Malley in una nota – “sono moralmente inaccettabili e incompatibili con il ruolo di sacerdote, vescovo o cardinale”. “Questi ed altri casi richiedono più che delle scuse” . Altri cardinali in questi anni sono stati coinvolti.

E’ una vergogna che travolge, che imbarazza e pone una domanda: come è possibile? Che cosa è successo e cosa non dovrebbe mai accadere, perché: “se l’abuso minorile non è gestito appropriatamente danneggerete ciò che più volete proteggere”, così Marie Collins, sopravvissuta e vittima di abuso e già membro della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, al corso annuale di formazione per i nuovi vescovi, 2017).

Siamo in cammino e ancora c’è molto da fare per l’accoglienza delle vittime, per il loro ascolto e la protezione. Chi li ascolterà, chi e dove saranno accolti e protetti. Chi darà loro rapida e certa giustizia. Come osservatore esterno c’è il pericolo della burocratizzazione che rallentano i propositi operativi per prevenire, informare e costruire una rete di protezione dei bambini, di tutti, battezzati e non. Una questione sempre spinosa e aperta è spero gli abusatori e i conniventi del loro abuso.



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Karol Wojtyla aveva iniziato la lotta già nel 2003 quando convocò i vescovi americani in piena bufera per gli scandali e disse che «non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi fa del male ai giovani», è assolutamente fuori di dubbio che è stato Joseph Ratzinger a dare il via alla più colossale opera di trasparenza. Benedetto XVI ha affrontato ogni scandalo con fermezza e soprattutto ha fatto in modo che venisse alla luce ciò prima era stato tenuto nascosto. Papa Francesco, non solo ha continuato, nonostante le ripetute valanghe di male sui bambini a causa di cardinali, vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi, laici battezzati, ma offre, con le sue chiare e irrinunciabili decisioni, la speranza che le porte degli inferi non prevarranno. Un atto di fede, una azione che va oltre la denuncia profetica e concreta.

Lo sappiamo in tanti, non basteranno i numerosi Uffici, Commissioni e Osservatori (sia laici che ecclesiali) la tragedia, che coinvolge decine di milioni di bambini è così grande ed estesa e aumenta sempre più, che si richiede un impegno senza sosta, no ai ritagli di tempo e azioni frammentarie e spesso inadeguate e inefficaci. Basti pensare che un abuso produce la vittima e altre numerose vittime, a causa degli effetti collaterali.

In questi anni, dovevano accadere gli scandali sessuali resi pubblici non solo dai media, per caricarsi e uscire fuori da un grande pantano dell’imbarazzo, della assunzione di una responsabilità per non aver avuto l’audacia e la determinazione di fronte a così tanto rossore di porpora che ha rivestito l’innocenza dei bambini. Tanti, troppi. Numerosi chi ha avuto il diabolico disegno determinati di ferire, fino alla morte, chi si fidava, chi lo riconosceva come “padre”. Perché è vero: un padre – e aggiungerei una madre – non farebbero mai un perverso male ai propri figli. Ai piccoli indifesi. Macina al collo? Quanto è difficile il dono del perdono da parte dei sopravvissuti. Un dono della fede, una perla preziosa che si trova nel terrone devastato della vita. Un dono, donato da chi è capace di morire per l’altro. Di non abbandonarlo a un destino di croce e non di risurrezione. Molte diocesi e i loro vescovi hanno dato delle risposte, più o meno operative: la Chiesa è madre e protegge i suoi figli, così il Motu proprio Come una Madre amorevole, di Papa Francesco (4 giugno 2016)

Ritorna il colore della porpora: che non rappresenta un vertice di posizione e di potere, ma un vertice di una vocazione piccole e grande: farsi piccoli e rispettare i piccoli, morire per tutti gli amati del Signore.
Piace molto pensare che quel colore indossato e donato rappresenta in primis, quello di Gesù, “il suo sangue porpora che ricopriva sulla croce la sua nudità. Consola ricordare , il sangue porpora effuso dei tanti piccoli e innocenti martiri. Perché sono tanti i bambini uccisi durante le persecuzioni, di ieri e di oggi, i tanti violati nella loro innocenza.

Incanta e oso molto richiamare una suggestiva immagine, l’incontro di due bambini, porporati Gesù e Giovanni, il battista, ancora nel grembo delle loro madri. Sussultarono tutte e due, si salutarono, si misero d’accordo, parlano con parole impercettibili: lui Voce, Lui la Parola. Oso pensare che la comunità nacque dentro quei grembi. E’ solo un osare. La Chiesa è pertanto dei piccoli porporati e i cardinali ne rappresentano, maggiormente il segno con la loro porpora: “Salute, o fiori dei martiri, che sulle soglie del mattino siete stati diverti dal persecutore di Gesù, come un turbine furioso tronca le rose appena sbocciate. Voi foste le prime vittime, il tenero gregge immolato, e  sullo stesso altare avete ricevuto la palma e la corona”. (Prudenzio, dalla Liturgia).

Quel segno doveva essere tolto, non può appartenere a chi non si sente “la prima vittima, il tenero gregge immolato”. E’ in queste vibranti parole che si comprende del perché la Chiesa è dei piccoli, per i piccoli: i prediletti del Signore.