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Sposati, dopo 14 anni lui scopre la propria omosessualità e ottiene la “nullità”

HOMOSEXUAL

By 88studio | Shutterstock

Lucandrea Massaro - pubblicato il 31/07/18

Repubblica in collaborazione col sito Diritto e Giustizia rendono nota la decisione della Corte di Cassazione di ignorare la scelta del tribunale ecclesiastico di riconoscere la nullità di un matrimonio dopo che il marito ha dichiarato, dopo 14 anni di matrimonio e una figlia in comune, la propria omosessualità. La sentenza, per quanto apparentemente paradossale, non è tuttavia sbagliata, tuttavia permette di forse di capire meglio alcuni elementi.

L’omosessualità per la Chiesa

Per la Chiesa la condizione di omosessualità è sufficiente a negare la validità delle nozze che dunque facilmente possono essere dichiarate nulle dal Tribunale anche se questa condizione diviene chiara dopo molti anni. Questo perché per la Chiesa:

Alla luce del mutamento di gusti sessuali da parte del coniuge, la moglie ha ottenuto dai Giudici ecclesiastici «la nullità delle nozze», a fronte della «incapacità dell’uomo ad assumere gli oneri e gli obblighi del matrimonio» (Rep).

L’omosessualità per lo Stato

Poiché l’uomo non ha taciuto una condizione, e l’omosessualità non è più considerata una malattia dal 1987, essa non si configura “come errore su una malattia, anomalia, o deviazione sessuale, bensì come errore sulla identità complessiva del coniuge” (Articolo29.it): per l’uomo è stata una presa di coscienza maturata con il tempo e proprio il fattore tempo, cioè i lunghi anni di convivenza e l’aver avuto una figlia, che ha fatto maturare ai giudici una scelta di questo tipo: non sciogliere il matrimonio.

Decisione confermata dalla Cassazione perchè «la convivenza dei coniugi si è protratta per 14 anni», con «i primi 6 o 7 anni» caratterizzati da «una condotta oggettiva coerente con la unione coniugale», tanto che, osservano i Giudici del ‘Palazzaccio’, «la coppia aveva, di comune accordo, deciso di avere una figlia». Solo successivamente alla nascita della bambina, «la disinclinazione eterosessuale del marito era venuta alla luce». Ma «l’omosessualità» dell’uomo, non può porre in secondo piano il riferimento alla «convivenza effettiva, stabile e continua nel tempo» che ha caratterizzato per diversi anni la coppia.

Ora ai due non resterà che divorziare.

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