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Un padre violento e i servizi sociali. La difficile vita della bambina abusata dal prete

PRZEŚLADOWANA DZIEWCZYNKA
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/07/18
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Mentre Don Glaentzer sostiene di avere da tempo con lei “una relazione affettiva”, emerge uno scenario di profondo degrado sociale

Don Paolo Glaentzer, il 70enne parroco di Calenzano (Prato) arrestato lunedì 23 luglio per violenza sessuale aggravata su una bambina di 10 anni, non andrà in carcere ma resterà agli arresti domiciliari.

A disporlo è stato il gip di Prato, Francesco Pallini, respingendo la richiesta della Procura che chiedeva la reclusione in cella e accogliendo invece la domanda della difesa (TgCom, 27 luglio)..

Paolo Glaentzer

RepTv

Don Paolo Glaentzer

“Era lei a prendere l’iniziativa”

Il sacerdote, secondo quanto appreso, avrebbe risposto a tutte le domande durante l’udienza con il gip, durata circa un’ora. La Nazione (27 luglio) ha riportato stralci della conversazione.

«Saliva sulle mie ginocchia e giocava con me. I genitori non sapevano nulla, sapevano che fra me e la bambina c’era un rapporto affettuoso e si fidavano. Non era la prima volta, era lei a prendere l’iniziativa».

Secondo quanto ricostruito, il parroco conosceva la famiglia da 10 anni. Un rapporto che si era consolidato nel tempo, tanto che il sacerdote più volte aveva aiutato economicamente la famiglia. Un’amicizia ricambiata con inviti a pranzo e a cena. E quando era l’ora di andare via era consuetudine che la bambina lo accompagnasse alla macchina.



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La bambina era nuda

Anche lunedì era successo ma anziché tornare subito a casa, la piccola è salita in auto con il prete. È stato un residente a insospettirsi: ha chiamato il padre e insieme sono andati a controllare la macchina appartata nel parcheggio di un supermercato. A quel punto, insospettiti, hanno aperto la portiera. La scena è stata raccapricciante: la piccola aveva i pantaloni abbassati e la maglietta sollevata.

«Mio padre ha portato via la bambina. Io sono rimasto con il prete ad aspettare l’arrivo dei carabinieri», ha detto il giovane. Le urla, poi, hanno richiamato in strada tante persone. «Lui è rimasto fermo, impassibile e si è preso tutta la colpa e tutte le offese, dovute, dai presenti». I carabinieri hanno evitato il linciaggio.



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“Relazione affettiva”

Nell’interrogatorio con il magistrato, il prete ha poi ammesso candidamente che quella non era la prima volta. Che tra lui e quella bimba c’è una «relazione affettiva» e che l’iniziativa non l’aveva presa lui. Ha assicurato anche che non ci sono mai stati rapporti completi, ma questo lo accerterà l’indagine. Così come dovrà essere stabilito se quella minore sia stata l’unica oggetto di queste morbose attenzioni.

La sospensione della diocesi

La diocesi, intanto, ha sospeso il prete. «Alla Diocesi di Firenze non erano mai arrivate informazioni o segnali che potessero lasciare intuire condotte deplorevoli né tanto meno comportamenti penalmente rilevanti; altrimenti la diocesi avrebbe immediatamente agito» dice, in una nota, l’arcivescovo Giuseppe Betori, esprimendo vicinanza alla bambina e alla sua famiglia.

cardinal Giuseppe Betori

GABRIEL BOUYS / AFP

«I fatti, così come contestati, già di per sé gravissimi, qualora fossero confermati dalle indagini per le quali ci si affida agli inquirenti, sono resi ancora più intollerabili e sconvolgenti in quanto attribuiti ad un sacerdote e sono causa di profondo dolore per le vittime e ferita aperta per l’intera comunità. Nel deprecare ripugnanti comportamenti, la diocesi ribadisce il dovere della ricerca della verità, la certezza che il Signore non abbandona la sua Chiesa».



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Affidati ai servizi sociali

Intanto dall’inchiesta emerge uno scenario tutt’altro che rassicurante. La famiglia della bambina era seguita fin dal 2008 dai servizi sociali di Calenzano che con cadenza quasi mensile scrivevano al tribunale per i minori per raccontare delle difficili condizioni in cui versava la famiglia. Nel 2013 un decreto del tribunale per i minori mette nero su bianco l’incapacità genitoriale della coppia e così i bambini vengono mandati in una struttura. 

Padre violento e aggressivo

Contro quella decisione del tribunale per i minori la famiglia presenterà ricorso. E nel procedimento verrà allegata anche una lettera in cui don Paolo assicura il suo sostegno a quella famiglia di cui era diventato “amico”. Nel maggio 2016 la Corte d’Appello decide il rientro dei bambini in famiglia, confermando l’affidamento ai servizi sociali. Dopo diverse segnalazioni degli assistenti sociali la Procura per i minori di Firenze lo scorso gennaio chiede un nuovo allontanamento per i bambini.


ARCHBISHOP PHILIP WILSON
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Nelle relazioni degli assistenti sociali si spiega che il padre è scarsamente collaborativo, che ha comportamenti incongrui, che è aggressivo, bugiardo e che la madre non è in grado di tutelare i figli. Nell’aprile scorso il tribunale per i minori fa un’ordinanza provvisoria dando mandato di approfondimento ai servizi sociali (Corriere fiorentino, 27 luglio).

La bambina non ha responsabilità

Commenta don Fortunato Di Noto, sacerdote siciliano e fondatore della Meter onlus (www.associazionemeter.org) da 25 anni contro la pedofilia, la pedopornografia e l’abuso sui minori:

«E’ triste, talmente triste che spesso non si trovano le parole quando si è a commentare un abuso su un bambino a maggior ragione se compiuto da un sacerdote e se c’è poi (così emerge dalle dichiarazioni – che spero vengano smentite, che non attenuano le responsabilità e la gravità della violenza, che sia stata ‘la bambina che ha preso l’iniziativa’, veramente siamo alla pura schizofrenia e serio disordine. Non possiamo pensare che la responsabilità possa ricadere nella bambina, anche se vivesse in situazioni di disagio personale e sociale. Qualora fosse, la protezione deve essere al massimo livello, la tutela una priorità, l’accoglienza e la difesa al massimo livello sia sociale, che religioso».