Sono amiche fin dalla nascita Robin e Abby e nei momenti decisivi ci sono sempre l’una per l’altra: come ora che Robin deve testare la sua nuova sedia a rotelleSono due bambine bellissime. Una delle due è disabile: impossibilitata a camminare e compromessa in tutta la motricità generale. Non nella capacità di gioire, però; e di ridere di gusto e 2dare gas” alla sua nuova “macchina”. Cerca l’amica con gli occhi e ruotando quanto può la testolina bionda. E Abby non si fa pregare: sono qui. No ora sono di là. Cercami! Gioca e scherza senza gli aggiustamenti e i pietismi che forse metteremmo in atto noi grandi. Come fanno le mie figlie con il fratellino che non cammina, non parla e non vede. Fanno silenzio, gli si avvicinano quatte quatte e poi all’improvviso:
Chicco, Chicco, Chicco!
dicono a voce alta. E lui sobbalza, si spaventa un po’ e ride. E loro se lo baciano.
Good job!
Urla felice la mamma di Robin al primo scatto della sua macchinina intorno al cono.
Ottimo lavoro davvero piccole, siete uno spettacolo. Una ricchezza inestimabile l’una per l’altra. E’ questo che forse tendiamo a dimenticarci: non c’è solo fatica, menomazione e dolore nelle storie di queste famiglie ferite dalla disabilità. C’è un sovrappiù di gioia, di solito si tratta di un distillato purissimo, difficile da reperire altrove.
