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Chiesa cattolica nel mirino in Nicaragua

NICARAGUA-UNREST-PROTEST

AFP PHOTO / INTI OCON

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/07/18

Il presidente Ortega minaccia e intimidisce gli ecclesiastici. Morti e feriti non frenano la violenza dei paramilitari. Ecco perché ce l'hanno così tanto contro vescovi e sacerdoti

La Chiesa del Nicaragua sempre più nel mirino della repressione violenta messa in atto dal governo sandinista del presidente Daniel Ortega contro chiunque vi si opponga.

Da mediatori a oppositori, vescovi, sacerdoti, frati – impegnati in questi giorni a prestare soccorso alle vittime e ai rifugiati – sono da settimane in cima alla black list delle cosiddette “Turbas”, i gruppi paramilitari filogovernativi, fomentati anche da diversi media che non perdono tempo ad additarli come «traditori» e «satanisti».

Gli attentati

L’ultimo grave attacco – dopo quello ai danni dell’arcivescovo di Managua, il cardinale Leopoldo Brenes, e del nunzio Waldemar Stanisław Sommertag malmenati e feriti in una chiesa a Diriamba – riguarda ancora un vescovo, Juan Abelardo Mata, 72enne vescovo di Estelì, ex vice presidente della Conferenza episcopale, tra le voci più critiche della presidenza a conduzione familiare del comandante Ortega e membro della commissione episcopale incaricata di mediare il Dialogo tra governo e società civile.

https://twitter.com/VIPeopleClub/status/1018629932501610496

Il presule è scampato due giorni fa ad un agguato delle forze paramilitari. Le immagini circolate nei Tg e sul web mostrano la macchina distrutta in diversi punti, finestrini frantumati, ruote forate inutilizzabili. Il vescovo e il suo autista sono rimasti illesi, ma lo shock è grande (La Stampa, 17 luglio).

“E’ fuori pericolo”

A riguardo, ancora una volta, si è alzata la voce del cardinale Brenes che ha rassicurato sulle condizioni di Mata («È fuori pericolo, grazie a Dio») e denunciato l’ingresso di alcuni paramilitari in una chiesa parrocchiale a Masaya, nel municipio di Catarina, nel sud est del Paese.

L’attacco non ha provocato né morti né feriti – al contrario di quanto avvenuto due giorni fa nella chiesa della Divina Misericordia, dove si erano rifugiati 200 studenti, due dei quali rimasti uccisi in circostanze da chiarire – ma ha fatto crescere la paura nella popolazione.

La rottura con Ortega

Da parte sua la Conferenza episcopale nicaraguense, come comunicato nel documento pubblicato lo scorso 14 luglio, ribadisce che – nonostante gli attacchi e le violenze dirette – proseguirà il suo ruolo di mediazione , seppur precisando: «È nostro dovere informare la nazione che durante questi mesi abbiamo assistito alla mancanza di volontà politica del governo di dialogare sinceramente e di cercare processi reali che ci portano verso una democrazia»

Intanto su twitter ha fatto rumore la durissima presa di posizione della religiosa nicaraguense Xiskya Valladares, residente in Spagna.

Xiskya: “El Dios de Daniel Ortega no es mi Dios” (completo) https://t.co/oMpjJBYgP0 vía @laprensa

— Xiskya ن (@xiskya) July 20, 2018

La “suora del Twitter”

La religiosa, conosciuta come la “monja twittera” (la “suora del Twitter”), filologa e giornalista, enumera alcune delle maggiori efferatezze commesse dal regime di Daniel Ortega, di cui è informata «attraverso contatti personali e fonti che non posso rivelare per motivi di sicurezza, oltre alle informazioni che mi arrivano via twitter e che confermo con i miei contatti», ha riferito all’Agenzia Fides (18 luglio).Chi pubblica commenti o notizie contro il governo infatti in questo momento è a rischio di sequestro e sparizione, come confermano anche altre fonti contattate dall’Agenzia.


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“Hanno bruciato vive famiglie con bambini”

«Hanno bruciato vive famiglie con bambini, hanno sparato a bruciapelo su cittadini che marciavano pacificamente per le strade, hanno sparato a bambini, hanno commesso sacrilegi nelle chiese, hanno ferito un vescovo, hanno arrestato tante persone senza ordini giudiziari, le hanno torturate, sono entrati di casa in casa con una lista in mano, per portare via simpatizzanti antigovernativi – è l’elenco di suor Valladares -. Anziani, donne, bambini, uomini: nessuno si salva oggi in Nicaragua. Sono crimini di lesa umanità in piena regola. Quando reagirete?».

La richiesta rivolta ai governanti è di lasciare da parte, «almeno per una volta», gli interessi «politici ed economici» e dimostrare umanità. «Non è una questione di ideologa, né di religione, né di politica. È una questione di umanità».


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