Gli studi concordano: guardare film a luci rosse cambia l’approccio alla sessualità
Anche se il termine è stato coniato solo nel XVIII secolo, la pornografia, che significa tradotto letteralmente “scrivere su” o anche “disegnare”(dalla parola greca graphè) prostitute (dal greco porne), è in certo senso di tutti i tempi. Gli antichi romani, ad esempio, erano piuttosto disinvolti quando si trattava dei costumi sessuali. Di Gaio Giulio Cesare si diceva che era “il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti”, una netta allusione alle preferenze sessuali dell’abile condottiero.
Nella sola Pompei sono stati individuati oltre 20 lupanaria o postriboli, decorati con scene erotiche molto esplicite, e numerosi graffiti di tipo erotico, come quello che elogia una prostituta dal nome Eutichide, “greca, di maniere garbate”, la quale costava la molto modica cifra di “solo due assi” [1].
Allarme sociale
Tutto questo fa forse sorridere o si potrebbe anche pensare a ragazzate, ma proprio quando si tratta dei giovani, e in particolare i ragazzi, la pornografia è un tema molto serio. A lanciare l’allarme è stato di recente Massimo Calvi su Avvenire.
In un articolo pubblicato il 19 luglio scorso, il giornalista osserva che nelle riflessioni sui fatti di cronaca di atti di violenza sessuale ai danni di donne, e sui femminicidi, c’è “un aspetto di cui si parla forse troppo poco”, ovvero “il ruolo che può avere la diffusione della pornografia nella formazione emotiva e nella futura relazione uomo-donna, soprattutto tra i più giovani”.
Anche se si tende a sminuire il problema, “a causa della ampia diffusione di tablet e smartphone connessi a internet è sempre più frequente che anche bambini di 8-10 anni abbiano accesso a contenuti pornografici e violenti”, osserva l’autore. “Ci sono molte ragioni per parlare di un allarme sociale, che produrrà frutti guasti in futuro”, così avverte.
Infatti, come ricorda a sua volta John Sharry sull’Irish Times, proprio la diffusione dei dispositivi mobili permette a bambini e adolescenti di accedere a siti Internet a luci rosse e di guardare contenuti pornografici “più frequentemente che mai”. “Una generazione fa era piuttosto difficile per un adolescente vedere la pornografia mentre adesso è a distanza di soli due clic sul loro computer”, così spiega l’assistente sociale e psicoterapeuta.