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Identificata la ferita della lancia sulla Sacra Sindone di Torino e sul Sudario di Oviedo

SUDARIO OVIEDO SINDONE
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Ciência confirma a Igreja - pubblicato il 23/07/18
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Sorprese e constatazioni sulla Sindone100 anni fa, nel 1898, un devoto della Sacra Sindone, l’avvocato Secondo Pia, non immaginava che un suo semplice gesto avrebbe cambiato sostanzialmente la storia di quella reliquia sacra.

Fotografo amatoriale, fu lui a immortalare per la prima volta il venerabile tessuto durante un’esposizione pubblica, tra il 25 e il 28 maggio di quell’anno.

Quale non fu la sua sorpresa constatando, quando sviluppò le immagini, che sul negativo era apparsa la figura di Nostro Signore Gesù Cristo, impercettibile nell’osservazione diretta del telo.

Di fronte a quella scoperta, la Sindone passò da una sorta di anonimato alla gloria. La scoperta venne considerata “la rivelazione di fine secolo”, riaccendendo l’antico fervore per la devozione nei confronti del sudario.

Questa devozione, fino ad allora solo popolare, divenne una vera sfida alla scienza. Ricercatori di vari Paesi accorsero a Torino e si lanciarono nell’analisi del misterioso telo per cercare di decifrarne l’enigma.

Alla fine, qual era l’origine di quel tessuto? Cosa rappresentava? Com’è apparsa quella figura nella foto?

Per la pietà cattolica non ci sono dubbi. Quell’immagine impressa nel negativo era la prova più evidente della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo, e per questo la reliquia era degna di venerazione.

Il primo studio sul sudario ad essere reso pubblico fu l’analisi medico-scientifica effettuata dal dottor Pierre Barbet nel 1932. Le conclusioni, descritte nel libro La passione di Cristo secondo il chirurgo, furono impressionanti:

‒ sul volto c’erano segni di contusioni, il naso era fratturato e la cartilagine staccata dall’osso;
‒ sul corpo vennero contati 120 segni di colpi di frusta, prodotti da due flagellatori, uno per ogni lato della vittima;
‒ la frusta era quella che si usava nell’Impero romano, composta da due o tre strisce di cuoio che terminiavano con piccole ossa dalla punta acuminata o piccoli pezzi di piombo con due palline alle estremità;
‒ due piaghe segnavano la spalla destra e la scapola sinistra;
‒ il petto molto sporgente denotava la terribile asfissia subìta durante l’agonia;
‒ i polsi apparivano perforati, con il chiodo che aveva sezionato in parte il nervo mediano, facendo contrarre il pollice verso l’interno del palmo della mano;
‒ dalla curvatura delle gambe e dai fori nei piedi si ha la nitida impressione che il sinistro fosse sovrapposto al destro e attaccato al legno da un unico chiodo;
‒ entrambe le ginocchia erano piagate;
‒ c’erano segni di sanguinamento, prodotti da una grande ferita, sul lato destro del torace;
‒ c’erano infine 50 fori sulla fronte, sulla testa e sulla nuca, compatibili con una corona di spine.

Era una constatazione scientifica, del tutto coerente con la descrizione evangelica della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Si trattava davvero del sudario che aveva avvolto il corpo del Redentore quando questi era stato deposto dalla croce per essere sepolto.

(Autore: Diogo Waki)

Iscrizione in aramaico sulla Sacra Sindone: sarebbe anteriore all’anno 70 d.C.

Sepoltura di Cristo. Spencer Collection Ms 151, f155v

Lo scienziato francese Thierry Castex ha scoperto di recente un’altra iscrizione sulla Sindone, come ha reso noto La Stampa. La scritta è in aramaico, la lingua dei primi cristiani. Non è una novità che si scoprano sulla Sindone iscrizioni del I secolo. Nel 1978, un professore di Latino dell’Università Cattolica di Milano ne ha individuate alcune per la prima volta.

Nel 1989 il professor Messina, esperto di ebraismo, ha identificato un’altra iscrizione che recitava “Il re dei Giudei”.

I nuovi caratteri rinvenuti hanno suscitato polemiche, e questo è frequente nell’ambito scientifico. Entro i limiti dell’oggettività è un bene, perché le nuove scoperte vengono sottoposte a critiche, e se resistono vengono consolidate.

La storica dell’Archivio Segreto Vaticano Barbara Frale è stata convocata per analizzare la nuova scoperta. Si sospettava che fosse un’iscrizione realizzata dai Templari all’epoca in cui custodivano la Sacra Sindone, ma la Frale, esperta nello studio di quest’Ordine cavalleresco oggi estinto, ha scartato questa ipotesi.

Sepoltura di Gesù. Via Crucis di Lourdes.

Il fatto che i caratteri fossero aramaici, ha detto la Frale, riportava direttamente all’epoca di Gesù, perché “dopo il 70 non si parlò più aramaico nelle comunità cristiane. E già San Paolo scriveva in greco”.

“Ci sono molti indizi, direi un’infinità, che sembrano collegare la Sindone ai primi trent’anni dell’era cristiana. Per ora è una traccia di ricerca”, ha aggiunto.

Interpellata sull’ipotesi che la scritta possa essere precedente all’anno 70 ha risposto: “Quel che sappiamo del mondo antico ci costringe a formulare questa ipotesi”..

In un’intervista diffusa dalla Radio Vaticana, la storica ha affermato che secondo lo scienziato Thierry Castex, responsabile della scoperta, si può leggere chiaramente la parola “trovato” e c’è accanto un altro termine, che ancora si tenta di decifrare ma può significare “abbiamo trovato”.

La frase può essere accostata all’espressione del Vangelo di San Luca in cui l’evangelista riferisce il motivo per il quale Gesù Cristo venne portato davanti al governatore romano.

Sepoltura di Cristo. Petites Heures di Jean de Berry

San Luca (23, 2) dice: “Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re”.

In un’intervista a La Stampa, il filologo Luciano Canfora ha cercato di screditare la scoperta di Castex e l’interpretazione della Frale, ma ha fatto appello a una retorica caustica, a livello puramente personale, senza fornire alcuna argomentazione scientifica. L’intervistatore ha espresso alla fine il vuoto che gli avevano lasciato i commenti del professore.


SINDONE 3D
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In un’altra intervista rilasciata allo stesso quotidiano, la Frale ha sottolineato l’assenza di argomentazioni di Canfora e ha ricordato una scoperta recente del sindonologo Raymond N. Rogers, che lavora nel laboratorio di Los Alamos (dell’Università della California) e ha sottoposto le fibre della Sindone a test specifici per il lino (il tessuto originario è puro lino).

Rogers ha constatato che le fibre si comportano come i campioni raccolti sul sito archeologico di Qumran, vicino al Mar Morto, quindi in modo molto diverso dai tessuti medievali.

Sepoltura di Nostro Signore. Jaime Huguet.

Qumran è uno dei siti archeologici più ricchi e interessanti per il periodo di transizione dall’Antico Testamento al Nuovo.

Le scoperte vi raggiungono un numero e una varietà sorprendenti. Molti scienziati si sono lanciati in intensi e costosi studi sugli oggetti di Qumran.

La Frale ha annunciato che le misteriose scritte sulla Sindone verranno riprodotte per intero in un libro che sarà pubblicato a novembre da Il Mulino.

Probabilità che la Sacra Sindone sia un falso: una su 225 miliardi!

Quando era bambino e sentiva parlare della Sacra Sindone di Torino, il dottor Pierluigi Baima Bollone, professore di Medicina Legale presso l’Università di Torino, si entusiasmava.

Non immaginava che una commissione di esperti avrebbe dovuto avanzare l’ipotesi della presenza di tracce di siero sul Sacro Lino e che egli sarebbe stato il primo esperto di Patologia in grado di analizzarle.

È accaduto nel 1978, analizzando una dozzina di fili tratti dalla Sindone e una micro-crosta di frazioni di millimetri estratta da un’équipe di scienziati svizzeri.

“Così ho scoperto che si trattava di sangue umano, con tanto di gruppo sanguigno. E poi, con l’aiuto di alcuni specialisti di dna, anche alcune delle sue caratteristiche”, ha affermato il professore in un’intervista a Vatican Insider.

“Ero un giovane e pimpante medico legale che si interessava di microtracce: don Coero-Borga mi aveva chiesto se ero in grado di stabilire se le macchie sulla Sindone fossero davvero di sangue”, ha raccontato.

Il medico ha accettato la sfida e ha analizzato i campioni con il microscopio ottico e poi con un altro elettronico, arrivando a quella che definisce “meravigliosa scoperta”.

“È stato un momento che non potrò mai dimenticare. Ero con altri patologi nella biblioteca di Palazzo Reale che aveva le finestre oscurate da sacchi neri messi da noi. Il Lenzuolo era appoggiato su un lungo tavolo illuminato da una luce radente inclinata di 45 gradi per prelevare i frammenti di stoffa, noi stavamo seduti a turno su un trespolo. Quando è toccato a me, ho avuto l’impressione che l’immagine prendesse corpo. Era come se la vedessi in tre dimensioni, e ho pensato che i miei occhi mi stessero facendo un brutto scherzo”.

Pierluigi Baima Bollone, professore di Medicina Legale presso l’Università di Torino

Da allora, gli studi del professore sulla Sindone non si sono mai fermati.

“Con l’aiuto di Grazia Mattutino, una delle più importanti criminologhe, i miei studi vanno avanti”, ha spiegato. “Qualche tempo fa abbiamo individuato le particole d’oro e d’argento riferibili al reliquario che conteneva la Sindone durante l’incendio di Chambéry del 1532”.

“La Sindone è stata molto più di un semplice oggetto di studio. Oltre a contribuire alla mia formazione umana, ha condizionato favorevolmente tutta la mia successiva attività professionale”.

“L’educazione che ho ricevuto e il mio senso della spiritualità non hanno niente a che vedere con le convinzioni che ho sulla Sindone. Sono certo, per ragioni razionali e scientifiche, che quello di cui stiamo parlando sia il Lenzuolo con cui è stato avvolto Gesù Cristo duemila anni fa. Lo direi anche se fossi ateo. E tra i ricercatori che credono nella sua genuinità ci sono numerosi ebrei, protestanti e agnostici”.

A chi dice che si tratti di un falso, il professor Bollone direbbe “di rimanere nelle sue convinzioni, ma che si sta sbagliando, enunciandogli dettagliatamente tutte le ragioni che fanno propendere per la sua assoluta veridicità. Anche perché il calcolo delle probabilità parla di una possibilità su 225 miliardi che la Sindone sia falsa”.

“Tutto coincide perfettamente con i Vangeli”

“Ecce Homo”, disse Pilato alla folla che chiedeva la morte di Gesù

“L’Uomo della Sindone ha subito una terribile flagellazione che non era il normale preludio alla crocifissione”, ha spiegato l’esperta Emanuela Marinelli a Vatican Insider.

La dottoressa Marinelli, del Centro Romano di Sindonologia, ha appena pubblicato insieme a Marco Fasol il libro Luce dal sepolcro. Indagine sull’autenticità della Sindone e dei Vangeli.

“È seguita una dolorosa coronazione con un casco di spine, fatto unico nella storia e inventato dai soldati per dileggiare il Re dei Giudei. Poi il faticoso trasporto del patibulum (la trave orizzontale della croce), le tragiche cadute lungo la strada, lo strazio dei chiodi della crocifissione conficcati nei polsi e nei piedi senza alcun sostegno, lo sfregio del colpo di lancia post-mortale. Tutto coincide perfettamente con la narrazione evangelica, anche l’avvolgimento per poche ore in una Sindone pregiata invece della sepoltura in una fossa comune, destino di tutti i crocifissi. Ne consegue che l’Uomo della Sindone può essere identificato: è Gesù di Nazareth”.

L’esperta ha parlato con tanta sicurezza che il giornalista ha insistito con i dubbi, ricevendo una risposta categorica.

Non le sembra rischioso affermare che la Sindone «conferma» i Vangeli?

FOTOGRAFIA

L’ultimo libro della dottoressa Emanuela Marinelli

“Non è rischioso”, ha risposto, “è doveroso, perché troppo spesso è stata messa in dubbio l’attendibilità dei racconti evangelici tentando di farli passare per allegorie, per narrazioni simboliche. Un esempio per tutti: il “sangue e acqua” che Giovanni vede uscire dalla ferita del costato. La Sindone conferma che da quello squarcio uscì sangue già parzialmente raggrumato e siero separato”.

Il giornalista di Vatican Insider, facendo proprio lo screditato test del Carbonio 14 che ha cercato di provare che la Sindone era una frode medievale, è tornato alla carica, ma la professoressa non si è arresa:

“Numerose obiezioni sono state mosse al risultato di questo test da parte di vari scienziati, che ritengono insoddisfacenti le modalità dell’operazione di prelievo e l’attendibilità del metodo per tessuti che hanno subito vicissitudini come quelle della Sindone. In particolare, nell’angolo da cui fu fatto il prelievo è presente cotone, prova di un rammendo da parte della suore clarisse di Chambéry dopo il terribile incendio che aveva danneggiato gravemente il lenzuolo nel 1532. Su questo argomento mi permetto di suggerire la lettura di un mio specifico articolo”.

Perché secondo lei la Sindone continua ad affascinare e attirare milioni di persone?”, ha chiesto infine il giornalista.

“La Sindone è un Vangelo scritto con il sangue stesso di Cristo”, ha affermato la dottoressa Marinelli.

“Perché la Sindone è un Vangelo scritto con il sangue stesso di Cristo e contemplare le sue piaghe, meditare sul suo amore per noi, non può lasciare indifferenti. È l’amore più grande, lo ricorda il motto stesso dell’Ostensione di quest’anno. Tutte le nostre sofferenze, tutti i nostri dolori sono spiegati e sublimati nelle sofferenze e nei dolori di Gesù, liberamente e volontariamente accettati per la nostra salvezza. È il mistero del nostro destino, che è un destino di amore. È questo che dà senso alla nostra vita”.

Inspiegabile immagine tridimensionale

Svanisce l’ipotesi di una falsificazione

Resta inspiegabile per le scienze umane la formazione dell’immagine di Gesù Cristo sulla Sacra Sindone di Torino.

Finora nessuno è riuscito a riprodurla in modo soddisfacente, ha spiegato a Vatican Insider il dottor Nello Balossino, professore di Informatica all’Università di Torino, vice-direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino ed esperto in elaborazione di immagini.

La Sindone, ha rivelato, contiene “informazioni tridimensionali”.

Il professore ha chiarito che la formazione di un’immagine di tipo fotografico è prodotta da un’energia luminosa su una superficie sensibile come un film o un sensore digitale. In genere l’impressione è superficiale, per questo un negativo fotografico non possiede informazioni tridimensionali.

È proprio questo, però, che avviene nella Sacra Sindone di Torino.

In essa, l’immagine reagisce come un negativo fotografico sotto certi aspetti, ma in realtà è un negativo nel senso della fotografia.

 

“Si tratta infatti di una rappresentazione in cui sono rilevabili evidenti sfumature cromatiche, tendenti al rosso, che modellano un corpo nel rispetto della morfometria: è il contenuto tridimensionale. L’applicazione dell’inversione di intensità e della specularità permettono di ottenere la figura come se la si osservasse nella realtà, conservando l’aspetto del rilievo”, ha spiegato l’esperto.

“Il negativo fotografico tradizionale non riproduce informazioni tridimensionali. L’immagine sindonica, invece, possiede queste informazioni, codificate in una serie di sfumature. In altre parole ci troviamo di fronte a un’immagine frutto di un processo di formazione 3D, che non è ancora spiegato e simulato nella pratica per ottenere immagini simil-sindoniche. La differenza di tonalità tra i valori chiari e quelli scuri dell’immagine è talmente bassa che l’occhio riesce a percepire soltanto le fattezze di un volto umano nella sua globalità, mentre i particolari non sono facilmente individuabili”.

Il professor Nello Balossino, docente di Informatica all’Università di Torino.

“L’immagine ci presenta infatti un volto con una distribuzione di luminosità che è esattamente all’opposto di ciò che percepiamo nella realtà, con le parti più sporgenti più scure di quelle più incavate. Il processo di inversione rende visibile il volto di un uomo come in un’osservazione reale”.

Vatican Insider ha chiesto allora al professor Balossino cosa si dovrebbe fare per riprodurre la Sindone.

“Ho esaminato i vari tentativi di coloro che hanno cercato, con diverse tecniche, di riprodurre la Sindone di Torino. In nessun caso le immagini ottenute persistevano nel tempo, contenevano le informazioni tridimensionali sindoniche e le caratteristiche proprie dell’immagine quali la superficialità delle variazione cromatica delle fibre di lino e la loro integrità. Queste particolarità rendono certamente più ardua la spiegazione che attribuisce l’immagine sul telo sindonico ad un falsario medioevale”.

Il dottor Nello Balossino risponde a TV2000:

Sacra Sindone in 3D (senza suono):

È come affacciarsi sulla soglia del mistero della Resurrezione”

È come affacciarsi sulla soglia del mistero della Resurrezione”, ha affermato la professoressa Emanuela Marinelli, che studia la Sindone da 38 anni.

La professoressa Emanuela Marinelli studia la Sacra Sindone di Torino da 38 anni. Riportiamo alcuni estratti dall’intervista che ha concesso sul tema alla rivista Tempi.

Professoressa, come è nata la sua passione per la Sindone?

Studio la Sindone da 38 anni, da quando vidi in tv un servizio che parlava delle ricerche di Max Frei, il direttore del laboratorio scientifico della polizia di Zurigo. Questo botanico aveva scoperto sulla Sindone granuli di polline provenienti da piante desertiche che fioriscono in epoche diverse in Palestina, altri di piante della Turchia dell’Est, altri dei dintorni di Costantinopoli, altri ancora di specie esistenti in Francia e in Italia, e questo confermò le verosimili tappe storiche del Telo.

Le specie identificate da Frei sulla Sindone sono 58: di queste, 38 crescono a Gerusalemme ma non esistono in Europa e tra esse 17 sono tipiche e frequenti a Gerusalemme e dintorni. Ciò prova la provenienza palestinese di questo lenzuolo. È da sottolineare l’importanza della presenza sulla Sindone dello Zygophillum dumosum, che cresce solo da Gerusalemme verso sud in Israele, in una parte della Giordania e al Sinai. Le analisi di Frei sono state successivamente confermate da altri botanici. La palinologa Marzia Boi, analizzando la lista dei pollini trovati sulla Sindone da Frei e osservando le fotografie da lui pubblicate, ha notato la presenza delle piante più usate per realizzare costosi balsami, che venivano impiegati negli antichi riti funerari del Medio Oriente. Essendo laureata in Scienze Naturali e Geologiche, so quanto sono importanti i pollini per ricostruire la provenienza di un oggetto. Da questa ricerca è partito il mio interesse per la Sindone.

FOTOGRAFIA

Professoressa Emanuela Marinelli, laureata in Scienze Naturali e Geologiche. Si è interessata alle microtracce presenti sulla Sacra Sindone.

Quale aspetto della Sindone la affascina di più?

Sono molto interessata alle microtracce presenti sulla stoffa. Sono stati rinvenuti frammenti di terriccio in corrispondenza della punta del naso e del ginocchio sinistro, conferma delle cadute dell’Uomo della Sindone lungo la strada. In altri campioni di materiale terroso, prelevati dalla Sindone in corrispondenza dei piedi, è stata individuata aragonite con alcune impurezze; campioni prelevati nelle grotte di Gerusalemme sono risultati essere molto simili, dato che contenevano anch’essi aragonite con le stesse impurezze. Inoltre sulla Sindone sono state identificate alcune particelle di aloe e mirra, soprattutto nelle zone macchiate di sangue. Sono le sostanze profumate che si usavano in grande quantità per la sepoltura in ambito giudaico. Anche la datazione del tessuto è un campo da approfondire. In base all’analisi con il metodo del radiocarbonio, la Sindone risalirebbe al medioevo, a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 d. C. Numerose obiezioni sono state però mosse al risultato di questo test da parte di vari scienziati, che ritengono insoddisfacenti le modalità dell’operazione di prelievo e l’attendibilità del metodo per tessuti che hanno subito vicissitudini come quelle della Sindone, in particolare un rammendo da parte della suore clarisse di Chambéry dopo il terribile incendio che aveva danneggiato gravemente il lenzuolo nel 1532. Per verificare l’antichità di un tessuto esistono però anche altri test. Tre nuove analisi, condotte nel 2013 presso l’Università di Padova, datano invece la Sindone all’epoca di Cristo.

Qual è secondo lei è il risultato che ci dà più informazioni sull’uomo avvolto in quel sudario?

Il sangue presente su quel Lenzuolo è l’aspetto più commovente: ci narra le torture subite dall’Uomo della Sindone, in tutto coincidenti con le narrazioni evangeliche. È sangue di una persona fortemente traumatizzata, che ha subito una terribile flagellazione con un flagrum romano, una dolorosa coronazione con un casco di spine, il faticoso trasporto del patibulum (la trave orizzontale della croce), le tragiche cadute lungo la strada, lo strazio dei chiodi della crocifissione conficcati nei polsi e nei piedi senza alcun sostegno, lo sfregio del colpo di lancia postmortale.

Flagrum romano, la frusta usata contro l’Uomo della Sindone

Da questo squarcio uscì sangue già parzialmente raggrumato e siero separato: il “sangue e acqua” descritto da Giovanni. Dallo studio della Sindone alcuni medici legali hanno dedotto che fino a poco prima della morte fluiva sangue dalle ferite e che il corpo è stato avvolto nel lenzuolo non più tardi di due ore e mezzo dopo la morte. Per avere un decalco del sangue sulla stoffa come quello osservato sulla Sindone, il corpo deve essere stato a contatto con il lenzuolo per circa 36-40 ore. In questo tempo un ruolo importante deve essere stato svolto dalla fibrinolisi, che provoca il ridiscioglimento dei coaguli. Non ci sono tracce di putrefazione. Resta inspiegabile come il contatto tra corpo e lenzuolo si sia interrotto senza alterare i decalchi che si erano formati. Non ci sono le striature, le sbavature che sarebbero state provocate da spostamenti.

Sulla Sindone esistono molti studi e teorie. Quali sono a suo avviso le teorie più strampalate?

Di teorie strampalate ce ne sono parecchie e purtroppo queste assurdità affascinano molto gli sprovveduti che non si documentano da fonti serie. C’è chi ha avanzato l’ipotesi che l’immagine presente sulla Sindone sia stata provocata da un fulmine o da un terremoto e chi sostiene l’opera di un artista, tirando in ballo addirittura Leonardo, senza considerare l’assoluta mancanza di pigmenti pittorici sulla stoffa. Oltre al fatto che l’esistenza della Sindone in Francia è documentata già cent’anni prima della nascita di Leonardo… Anche la fabbricazione dell’immagine sindonica con un bassorilievo riscaldato o strofinato con pigmenti acidi è insostenibile, alla luce delle analisi condotte direttamente sul lenzuolo. C’è poi chi sostiene che l’Uomo della Sindone non fosse morto ma solo in coma e dunque la risurrezione di Gesù sarebbe una semplice guarigione.

Ma nessun sostenitore di questa teoria si è mai reso disponibile per un esperimento da compiere su di lui, sottoponendosi alle torture subite dall’Uomo della Sindone; anche a fronte dell’offerta della camera di rianimazione, che non c’era all’epoca di Cristo.

Nella sua carriera di studiosa si è mai trovata a “litigare” per difendere l’oggettività delle sue scoperte?

Di “litigate” ne ho dovute fare parecchie, alle mie conferenze o in tv, perché c’è ancora chi nega che sulla Sindone ci sia sangue umano! Purtroppo c’è chi è intimorito dalla Sindone e vuole negarla a tutti i costi per non essere coinvolto in un cambiamento di vita, naturale conseguenza di un’autentica conversione.

La Sindone è stata studiata centimetro per centimetro, ma esistono ancora dei misteri insoluti?

Il mistero più difficile da risolvere è quello dell’origine dell’immagine umana. È certo che il lenzuolo ha avvolto un cadavere, ma è altrettanto certo che quel cadavere non è rimasto a putrefarsi nel lenzuolo. Inoltre – fatto unico e inspiegabile – ci ha lasciata impressa una specie di fotografia di se stesso. L’immagine è una disidratazione e ossidazione della stoffa, senza sostanze di apporto. La colorazione, estremamente superficiale, penetra solo per 200 nanometri nelle fibrille.

Nel corso degli ultimi decenni si sono tentate molte strade per spiegare l’immagine sindonica con le sue particolari caratteristiche. In modo particolare, la superficialità dell’immagine e la sua assenza sotto le macchie di sangue hanno privilegiato l’ipotesi che un’esplosione di luce potesse essere alla sua origine. Molte prove sperimentali sono state fatte a questo scopo con vari tipi di laser, ma solo ultimamente l’utilizzo di laser ad eccimeri potenti e con impulsi di breve durata hanno dato risultati interessanti. Infatti, con laser ad eccimeri che emettono nell’ultravioletto si è ottenuta una colorazione giallina, compatibile con le immagini sindoniche e le loro caratteristiche. Però non sapremo mai come un cadavere ha potuto formare un’immagine che si può spiegare solo con un’esplosione di luce…

Qual è, a suo avviso, il fascino della Sindone?

Davanti alla Sindone si ha la sensazione di affacciarsi sulla soglia del mistero della Risurrezione di Cristo. La Sindone è l’icona della misericordia di Dio, che dona suo Figlio per la salvezza dell’umanità. Quel corpo martoriato è la fotografia dell’amore donato, del peccato espiato, della salvezza compiuta.

La Sindone prima e dopo la Resurrezione. Il corpo è uscito senza sciogliere le bende. Foto dall’esposizione “O homem do Sudário”, a Curitiba (Brasile).

Egli ci trattò secondo la sua misericordia, secondo la grandezza della sua grazia (Isaia 63,7). Quel volto tumefatto ma sereno garantisce la dolcezza del perdono. Non si può restare indifferenti dinanzi al sacrificio del Figlio di Dio, testimoniato dalla Sindone con il linguaggio cruento di un documento insanguinato. “L’Amore più grande”, motto dell’ostensione della Sindone 2015, si richiama direttamente alle parole di Gesù: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Il Signore ha lasciato l’impronta indelebile della sua misericordia su un semplice lino, fragile testimone dell’evento che ha cambiato la storia. Ecco il senso profondo della Sindone, ecco svelato il mistero del richiamo di milioni di persone: la Sindone non lascia passivi, la Sindone coinvolge chi la osserva in un dialogo silenzioso che cambia il senso della vita, mostrando l’unica forza che vince il dolore e la morte. Davanti al venerato Lino potremo ripetere con maggiore forza le parole della secolare preghiera tradizionale, oggi ricamata sul drappo che avvolge la teca della Sindone: «Tuam Sindonem veneramur, Domine, et Tuam recolimus Passionem», veneriamo la Tua Sindone, o Signore, e meditiamo sulla Tua passione.

Alessandro Paolo Bramanti è esperto di Ingegneria Elettronica presso l’Università di Pavia, dove ha conseguito il dottorato. In seguito si è dottorato in Fisica della Materia presso l’Università del Salento. Lavora per una multinazionale nel campo delle nanotecnologie, ha pubblicato numerosi lavori ed è co-inventore di brevetti internazionali nel suo campo.

Ha studiato anche la Sacra Sindone, e nel 2010 ha pubblicato con il dottor Daniele De Matteis il libro Sacra Sindone. Un mistero tra scienza e fede. In un’intervista rilasciata a La Croce, ha sostenuto l’idea che “l’uomo della Sindone è Gesù di Nazareth”.

Il miracolo del quale il cristianesimo non può fare assolutamente a meno, è soprattutto uno: la resurrezione di Cristo. E, guarda caso, proprio di questo miracolo esiste quella che molti considerano una prova: la Sindone. Cosa è per lei un miracolo? E perché la Sindone appare a moltissimi scienziati, oggi, un miracolo?

Alessandro Paolo Bramanti: La Sacra Sindone è un muto testimone della Resurrezione.

Il miracolo è un’eccezione alle leggi della natura; e poiché tutto il mondo materiale deve sottostare alle leggi naturali senza possibilità di sospenderle o modificarle, il miracolo non può che venire da un intervento superiore, ossia direttamente dall’Autore delle leggi naturali stesse. Negare la possibilità assoluta di sospendere le leggi significa, in definitiva, negare l’esistenza del Legislatore; e questa posizione, oltre ad essere molto ristretta e limitante, certamente non può essere sostenuta con argomenti scientifici.

La scienza è come un esploratore libero di muoversi in un paese – quello delle leggi naturali – che è sì, vasto, ma non infinito, ed è circondato da una muraglia che lui, da solo, non può scavalcare. Ma se l’esploratore, a causa di questa sua incapacità, affermasse che non esiste niente oltre il muro, terrebbe un comportamento irragionevole e, in fin dei conti, un po’ ridicolo.

Consideriamo ora la Sindone. È un oggetto materiale e, come tale, senza dubbio ubbidisce alle leggi naturali – compresa quelle dell’invecchiamento e della sensibilità al calore, come purtroppo constatiamo dall’ingiallimento del lino e dalle bruciature degli incendi che l’hanno insidiata lungo i secoli.

Eppure, essa porta anche il segno di un intervento esterno; qualcosa che non proviene dalla materia, anche se nella materia stessa ha lasciato una traccia profonda. Quella doppia immagine insanguinata è inspiegabile alla luce di ogni fenomeno fisico noto.

Immagine olografica della Sacra Sindone

Un corpo senza vita – e quello “fotografato” sulla Sindone lo è senza dubbio, perché mostra i segni del rigor mortis, escludendo così che si tratti di un caso di coma o morte apparente; è meglio specificarlo visto che qualcuno si è persino spinto su ipotesi del genere pur di escludere la morte e quindi la Risurrezione – un corpo senza vita, dicevo, non può lasciare impronte nemmeno vagamente simili a quella. E in generale, in natura non vi è nulla di assimilabile.

Per questo, molti scienziati ammettono onestamente l’inspiegabilità della Sindone.

Mentre altri, che pure la negano a parole, non perdono occasione – soprattutto a pochi mesi dalle ostensioni – di annunciare, con rulli di grancasse e squilli di fanfare, di essere riusciti a riprodurla e, perciò, di aver dimostrato che essa è un falso.

E se fino ad ora ogni tentativo di imitazione del Lenzuolo si è rivelato, anche solo ad un’analisi superficiale, un fiasco clamoroso, è comunque molto interessante osservare l’accanimento di questi scettici. Deridono la credulità di chi ritiene la Sindone autentica, ma poi sprecano così tanto tempo e risorse nel cercare di fabbricarne una uguale, proprio per dimostrare che è falsa! Si direbbe che nel profondo siano rosi da un dubbio.

Entriamo più nel dettaglio. La Sindone vista dall’ingegnere elettronico…

Partiamo da una semplice considerazione. Se la Sindone non è autentica deve ovviamente essere un manufatto fabbricato da un abilissimo falsario desideroso di arricchirsi con il commercio di finte reliquie. Ed è proprio questa, ovviamente, la teoria di chi nega l’autenticità del Sudario: un fantomatico fabbricante di reliquie medievale, rimasto per ovvie ragioni anonimo, avrebbe forgiato l’oggetto nella propria officina per venderlo poi, magari insieme a tanti altri, in una sorta di mercato nero del sacro, spacciandolo come autentico. Un simile personaggio, probabilmente, avrebbe considerato la Sindone il suo capolavoro, il coronamento della sua carriera di mistificatore sacrilego!

Ora, l’ingegnere è una sorta di inventore specializzato: il suo atteggiamento è quello di chi progetta e costruisce, sfruttando le leggi naturali a proprio vantaggio. Davanti alla Sindone, quindi, tenta di immedesimarsi nel falsario, immaginando quale geniale metodo di fabbricazione possa aver escogitato per imprimere sul lino l’immagine del grande Crocifisso. E l’ingegnere elettronico in particolare, essendo legato al mondo del microscopico e nanoscopico – cioè dei fenomeni che interessano la materia a scale che vanno dal milionesimo giù fino al miliardesimo di metro – è particolarmente portato ad accendersi di curiosità. Perché l’immagine sindonica è causata da una modifica fine nella struttura delle fibre tessili. Ma con quale strumento, si chiede l’ingegnere, e sfruttando quali fenomeni fisici, si può imprimere una modifica simile?

Nel secolo ormai abbondante trascorso dall’inizio degli studi scientifici della Sindone le ipotesi teoriche e i tentativi sperimentali per spiegare e, possibilmente, riprodurre la Sindone, sono stati numerosissimi: ma nessuno ha dato risultati soddisfacenti. (…)

La scienza si arrende. L’ingegnere elettronico, con lei.

Rimane una domanda. Se con le conoscenze di oggi fabbricare un oggetto così raffinato pare così inconcepibile, che chance avrebbe avuto un falsario medievale?

Tuttavia, come obiettano alcuni, non siamo nemmeno capaci di riprodurre molti capolavori artistici del passato, e non per questo li consideriamo miracoli…

Immagine olografica della Sacra Sindone, dettaglio

Sì, ma c’è una profonda differenza. Di quelle opere d’arte, conosciamo bene la natura fisica: sono “semplicemente” strati di sostanze colorate deposte su tela, oppure “semplicemente” blocchi di pietra rotti, tagliati, forgiati. L’unicità di queste opere è di ordine artistico, non scientifico. Della Sindone, invece, non conosciamo proprio la natura fisica.

La Sindone vista dal fisico…

Il fisico cerca una teoria scientifica che riesca a spiegare tutti i dati. Ma in questo caso, come già detto, la scienza brancola nel buio. A questo punto, due sono gli atteggiamenti possibili.

Il primo. Il fisico fa propria la classica e ormai trita obiezione degli scettici: in futuro forse spiegheremo l’esistenza della Sindone in maniera scientifica. E troveremo che forse è nata da una combinazione molto improbabile – da cui l’unicità – ma del tutto naturale di vari elementi fisici.

Forse. Un “forse” che nella mente di tanti scettici diventa un comodo “certamente”, con cui illudersi di aver liquidato il problema.

Il secondo atteggiamento. Il fisico considera i dati nella loro globalità. E si rende conto che la Sindone è stata studiata più di ogni altro oggetto al mondo, da un numero impressionante di esperti nelle discipline più disparate. E che tutti i dati convergono verso il dire che sia l’autentico Sudario di Cristo – tranne, apparentemente, la famosa datazione al carbonio 14, che però, come ho dimostrato altrove, è a dir poco inattendibile.

A questo punto, se la mente del fisico non basta, deve subentrare la mente dell’uomo, la cui capacità sorpassa di molto la pura e semplice scienza. E bisogna considerare veramente tutti i dati in gioco.

L’Uomo della Sindone è l’uomo dall’immagine in assoluto più riconoscibile della storia: Gesù di Nazareth. Quell’Uomo è l’unico di cui si annuncia, da duemila anni a questa parte, la risurrezione definitiva dai morti. E di risurrezione, si badi bene, non si è parlato soltanto dopo la morte. L’annuncio era stato dato già prima. Tant’è che quella notte, al sepolcro, si montava di guardia per impedire risurrezioni simulate.

Il Lenzuolo di Torino porta l’impronta di quell’Uomo, un’impronta che parla della sua morte ma anche di una misteriosa sottrazione alla morte. È l’immagine di un cadavere che prima di corrompersi è sparito lasciando una traccia indelebile. È un’immagine fisicamente unica, unica quanto quell’Uomo stesso. Se davanti a questa coincidenza la mente rifiuta a priori anche solo la possibilità che la Sindone sia un muto Testimone della Risurrezione, lo fa per una scelta deliberata che non ha nulla a che vedere con la scienza.

Il dottor Daniele De Matteis presenta il libro che ha scritto con Alessandro Paolo Bramanti:

È sangue di un uomo torturato e assassinato”, dice lo studio anatomico della Sacra Sindone.