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7 frutti straordinari che si raccolgono sul Cammino di Santiago

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Catholic Link - pubblicato il 23/07/18

di Fr. Edgar Henríquez Carrasco

Ogni anno sono migliaia i pellegrini di tutto il mondo che camminano verso la città dell’Apostolo Giacomo in Spagna. Per alcuni è un’esperienza del mondo naturale, per altri sarà un’esperienza di incontro profondo con il Signore. Si può parlare molto del Cammino di Santiago, ma solo chi lo ha sperimentato sa cosa significhi. È un’esperienza che può cambiare la vita, che può provocare una conversione del cuore. Un mio amico diceva: “Percorrere il Cammino di Santiago è rischiare di incontrare Dio”, e credo che dopo giorni o settimane di camminata questo frutto venga colto dalla maggior parte dei pellegrini. Cos’è che fa sì che questa esperienza sia così profonda e comporti tanti frutti spirituali? Ecco 7 frutti che si raccolgono andando in pellegrinaggio a Santiago de Compostela.

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1. Allontanarsi dal trambusto del mondo

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Il ritmo cittadino ci intrappola e ci chiude in una bolla che non permette di vedere le piccole cose della vita. Bisogna prendersi una pausa dal lavoro e dalla vita. Riposare, camminare, passeggiare, rinfrescarsi la mente…, perché non siamo progettati per passare tutto il giorno chiusi o davanti a un computer. Per questo, il Cammino di Santiago sarà un’opportunità eccellente per scollegarsi dal rumore, dal ritmo accelerato e dalle cose pendenti che ci fanno rimanere tesi ogni giorno. È un’esperienza breve (qualche giorno o qualche settimana) che ci aiuterà a cambiare la nostra vita, a vederla da un’altra prospettiva, a renderci conto che si può cambiare, che si può essere diversi. Allontanarsi dal trambusto del mondo ci aiuterà a rimanere incantati dalle piccole cose di ogni giorno che racchiudono in sé la bellezza della semplicità di Dio.

“Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre!” (Geremia 6, 16).

2. Staccarsi dal superfluo

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Iniziamo facendo un esame di coscienza. Quante cose abbiamo nella borsa o nel portafogli? Quanti archivi portiamo con noi nel telefono o nella USB? Quanto spazio abbiamo occupato nel disco fisso del nostro PC? Se vi fermate a pensare un momento, vi renderete conto che conservate più cose di quelle di cui avete bisogno. Abbiamo tanti archivi, tante immagini, musica, video… di cui non abbiamo bisogno ma che ci costa abbandonare. Bene, se è il vostro caso, il Cammino di Santiago sarà un’ottima opportunità per staccarvi da tutto ciò che è superfluo. Perché? Perché dovete camminare per molti chilometri al giorno, portando solo l’equipaggiamento che può reggere la vostra schiena, solo l’indispensabile. Il resto lo lasciate a casa. Quando ho percorso il Cammino ho portato con me uno zaino di medie dimensioni con un cambio di vestiti, scarpe, la Bibbia e qualche altra cosa. Non ho avuto bisogno di altro per il viaggio, neanche di una macchina fotografica e di tutte quelle cose da turisti che a volte ci fanno perdere la contemplazione di un paesaggio. Se volete un’esperienza profonda di distacco e austerità, dovete percorrere il Cammino.

“Anche voi non state a cercare che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia! Perché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in più” (Luca 12, 29-31).

3. Contemplare il paesaggio: il creato

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Questo è uno dei frutti del Cammino che si ricordano di più. Il nord della Spagna è bellissimo, pieno di valli, boschi, montagne, ruscelli… Un paesaggio pulito, aria fresca, animali ovunque. Contemplare il paesaggio è contemplare il creato. Vuol dire meravigliarsi di quello che Dio ci ha lasciato in eredità, della nostra “casa comune”, come direbbe Papa Francesco. La città piena di colori artificiali non ci aiuta a valorizzare la natura in tutto il suo splendore, ma quando andiamo in un parco nazionale o in una riserva naturale possiamo renderci conto di ciò che si nasconde dietro tanta plastica e artificialità. La natura è la nostra eredità, il nostro habitat: una volta che lo scopriamo, che lo contempliamo, non potremo smettere di ringraziare il Creatore per tanta bellezza materializzata nel mondo. Un’esperienza faccia a faccia con la Creazione; senza telecamere, senza flash, senza telefoni, solo voi e il creato. Contemplare significa ammirare, rimanere in silenzio di fronte a una realtà più grande, senza parole, senza azioni, solo guardando, con uno sguardo dal più profondo del nostro essere. Contemplare è lasciarsi interpellare, è lasciarsi toccare dalla realtà che ho di fronte, che influisce su di noi nel senso positivo del termine. Se contempliamo il creato potremo arrivare a contemplare il Creatore.

“Le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili” (Romani 1, 20).

4. Camminare godendosi il silenzio

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Che camminiate da soli o in gruppo, dovete sapere che il silenzio è fondamentale per vivere l’esperienza piena del Cammino di Santiago. Sono ore e ore al giorno in cui contemplare e camminare. Lasciate che il silenzio diventi parte della vostra vita, che vi parli nel profondo. Tanto rumore ci assorda: tanti pianti, tante grida, tante risate, ecc. Il suono è una parte dell’uomo che non è contraria al silenzio. Il suono ci mette in comunicazione con gli altri, ci mette in contatto con Dio e con noi stessi. Abbiamo bisogno di approfondire molto di più questo grande mistero che comporta il silenzio, e di passare da un silenzio esteriore (assenza di rumori) a un silenzio interiore (la pace del cuore che riposa in Dio). Percorrendo il Cammino di Santiago raccoglierete questo frutto. All’inizio forse vi costerà, forse preferirete ascoltare della musica, ma arriverà il momento in cui avrete bisogno di scollegarvi dall’artificialità per collegarvi a ciò che di più profondo portate dentro: la vostra interiorità e la presenza dello Spirito Santo nella vostra vita. Dio parla a bassa voce, ma parla. Un cuore tranquillo, in pace, che riposa in Dio, che dà tempo al silenzio, può incontrare Dio e ascoltare la sua voce. E allora non abbiate paura del silenzio, anzi, lasciate che vi abbracci.

“Sappiate che il Signore si è scelto uno ch’egli ama; il Signore m’esaudirà quando griderò a lui.
Tremate e non peccate; sui vostri letti ragionate in cuor vostro e tacete” (Salmo 4, 3-4).

5. Condividere con altre persone

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L’esperienza del Cammino di Santiago unisce migliaia di persone anno dopo anno. Gente di tutto il mondo arriva in Spagna per camminare fino alla città dell’Apostolo. Quando l’ho fatto io ho conosciuto persone di Austria, Cina, Corea del Sud, Giappone, Germania, Messico, Argentina, Italia e molti altri Paesi. È un momento privilegiato per condividere con altre culture e aprire vostra visione del mondo ad altre realtà. Molti giovani non avevano mai sentito parlare di Gesù, e quando ho parlato di Lui è stata per loro una vera novità. Il Cammino ci invita a condividere la sofferenza, i dolori, la stanchezza, le vesciche, il caldo, la sete… E ci insegna che in questa vita la croce si porta in due, come hanno fatto Gesù e il Cireneo che lo ha aiutato. Anche nella nostra vita abbiamo dei Cirenei che ci aiutano a portare il peso del nostro peccato, delle difficoltà, delle malattie e di tutto ciò che ci pesa. Il Cammino di Santiago è un’esperienza personale ma che è chiamata ad essere comunitaria, ovvero si inizia con se stessi e si finisce con gli altri. Siamo chiamati a condividere con i nostri fratelli e ad aiutarli con amore, e il Cammino è il luogo privilegiato per mettere in azione il buon samaritano che portiamo dentro.

“Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui” (Luca 10, 33-34).

6. Riflettere e incontrare se stessi

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“Ma di che parli?”, potrete dire. Parlo di incontrare se stessi. Cosa significa? Nella mia vita ho incontrato molte persone apparentemente felici, che hanno una vita normale, lavorano, studiano, si comprano le cose…, ma manca loro qualcosa: conoscersi profondamente. I greci avevano scritto fuori dal Tempio di Delfi questo motto: “Conosci te stesso”. Per loro, la saggezza consisteva nel portare al culmine questa frase. La conoscenza di se stessi parte da una riflessione personale. Potete chiedervi: “Come sto vivendo?”, “Che senso do alla mia vita?”, “Come vedo me stesso?”, “Cos’è che magari faccio male?”, ecc. Se rispondessimo spesso a queste domande, potremmo comprenderci molto di più per poi comprendere gli altri, ma il problema è che neanche noi ci conosciamo bene, non ci comprendiamo. Forse il Cammino di Santiago vi aiuterà a trovare voi stessi, la vostra interiorità, a navigare nelle profondità del vostro cuore. Non abbiate paura di aprirvi, di guardarvi dentro, di vedervi con amore, di valorizzarvi per ciò che siete. Uno dei frutti più grandi del Cammino è proprio questo: incontrare se stessi in profondità.

“Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo; ma il mangiare con le mani non lavate non contamina l’uomo” (Matteo 15, 19-20).

7. Incontrarsi profondamente con Dio

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Potremmo dire che tutto questo sono tappe previe, dal grado minore a quello maggiore, per raccogliere questo frutto massimo: l’Incontro personale con Dio. Allontanarsi dal trambusto del mondo per poi distaccarsi dal superfluo e contemplare il creato, godere del silenzio, condividere con gli altri, incontrare se stessi… e finalmente, come culmine di questa esperienza, incontrarsi faccia a faccia con Dio. È impossibile tornare dal Cammino senza aver toccato in qualche modo Dio o essersi lasciati toccare da Lui. In un modo o nell’altro, in questo viaggio verso Santiago de Compostela Dio chiama al suo incontro e ci prepara giorno perché possiamo vederlo. Questo incontro è il risultato di un processo, di un rapporto che si approfondisce col passare dei giorni. Il silenzio, il distacco, l’amore, la carità nei confronti dei bisognosi, la purezza del cuore, il valorizzare le piccole cose della vita… sono tutti ingredienti che aiutano Dio a preparare l’incontro profondo con noi. Ma bisogna tener conto del fatto che l’iniziativa è Sua. Dio stesso ci ha chiamati a compiere questa esperienza perché vuole incontrarci. Perché? Perché Dio sa qual è il luogo migliore per mostrarci il suo volto. Altri sono stati chiamati a Lourdes, a Fatima o a Roma per questo incontro, voi siete stati chiamati per il Cammino. Se avete la possibilità di farlo fatelo, ma come pellegrino, con il necessario e il cuore ben disposto a tutto ciò che deve accadere. Dio vi cerca, e chiede che questa sia l’opportunità di incontrarvi.

“Tu mi hai persuaso, Signore, e io mi sono lasciato persuadere, tu mi hai fatto forza e mi hai vinto” (Geremia 20, 7).

L’esperienza del Cammino è personale, ce ne sono tante quanti sono i pellegrini che compiono questo viaggio. Il Cammino di Santiago vi farà sicuramente raccogliere molti frutti, ma questi 7 che abbiamo presentato saranno i più grandi che potrete portare con voi. Non abbiate paura di compiere questa esperienza, Dio dà la forza anche se a volte pensiamo di non riuscirci. Se Dio lo vuole, ci riusciremo. Vivete questa esperienza e lasciatevi trovare da Dio.

Buon Cammino!

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