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Qual è lo stile di vita cristiano?

JAK DUCHOWO PRZEŻYĆ WAKACJE

Pexels | CC0

<h3>Spotkanie z przyjaciółmi</h3> Wakacje to dobry moment na odnowienie znajomości. Szczególnie jeśli w ciągu roku nie było czasu, by spotkać się z przyjaciółmi. Ważne jest otaczanie się ludźmi o podobnych wartościach. Świetnie jest, kiedy należysz do wspólnoty, która w wakacje nie robi sobie przerwy od modlitwy, spływów kajakowych czy pielgrzymek. Za to chętnie pomaga innym, np. jako wolontariusze. Możesz uczyć się od nich i czerpać pozytywne nastawienie z samego faktu przebywania z nimi. Dzięki ciekawym rozmowom i mądremu zarządzaniu wolnym czasem stajesz się bardziej wartościową osobą. W końcu z kim przystajesz, takim się stajesz 😉

padre Carlos Padilla - pubblicato il 19/07/18

Stare con Gesù ha a che vedere con un modo di vivere

Gesù chiama ciascuno per nome. Non invia un gruppo, ma chiama ciascuno, e poi li invia a due a due. Li invia a fare la stessa cosa che fa Lui. E cos’è? Quello che vedono ogni giorno mentre vivono con Gesù.

Chiede loro di parlare del Regno di Dio, di un Dio con un volto di misericordia. Li esorta a curare i malati e gli oppressi.

Gesù ha appena curato a Cafarnao la figlia di Giairo e l’emorroissa. Insegna loro a curare con
misericordia, con tenerezza, toccando, lasciandosi toccare. E dice loro: “Voi fate lo stesso”.

Dice loro di fare quello che fa Lui, allo stesso modo. Stare con Gesù ha a che vedere con un modo di vivere. Con uno stile di vita completo. Un modo di camminare, di amare, di pensare, di parlare con Dio.

Gesà modella il cuore dei suoi in base al proprio. Li manda a camminare. Gesù è pellegrino, è un uomo aperto e libero per accogliere ciò che il Padre gli dona ogni giorno. Ha il cielo e i campi come casa.

Li invia senza progetti, aperti a qualsiasi persona incontrino, perché quella persona varrà la pena di rallentare il passo. Di rimanere, di dimorare.

Ordina loro di camminare come fa Lui. Accettando l’ospitalità di chi li invita. Regalando la Parola di Dio e il potere di guarire il corpo e l’anima.

Cacciano demoni, predicano la conversione e curano con l’olio. Lo fanno in nome di Gesù. Con il suo potere, con il suo amore.

Avranno avuto paura. Senza Gesù nulla è uguale. Egli li manda avanti. Confida in loro. Sapranno farlo? Ci riusciranno senza di Lui al loro fianco?

Penso ogni giorno lo stesso. Senza di Lui in me non posso fare nulla. Gesù, nella sua delicatezza, li manda a due a due. Non c’è mai stata intorno a Gesù una Chiesa che non sia comunità.

A due a due. Per incoraggiarsi, proteggersi, raccontarsi le cose, aiutarsi a confidare quando uno sbaglia.

Quando li ha conosciuti vicino al lago, Gesù li ha chiamati a due a due, e ora li invia sempre a due a due. Da soli è molto difficile.

Con chi cammino io? Chi è il mio compagno pellegrino?

Voglio rendere grazie a Dio per tutte le persone che hanno percorso dei tratti con me.

Quando non vedevo. Quando dubitavo. Quando avevo paura. Quando avevo nostalgia. Quando il mio fuoco interiore ardeva. Quando ero spento.

Penso a chi ha tratto qualcosa da me. A chi mi ha seguito nelle mie avventure. A chi ha camminato insieme a me ed è stato il mio riposo.

Mi piace pensare che Gesù sia la persona che cammina silenziosamente con me. Il mio compagno fedele. A volte lo vedo. Altre volte mi manda insieme a un altro, mi dà il suo incoraggiamento, mi aspetta. Attende che torni pregando per me.

Gesù era lì ogni giorno di quella piccola missione dei Dodici. Gli saranno mancati. Avrà avuto nostalgia dei suoi amici. Prima non si erano mai separati. Prega per loro. E li aspetta.

Gli apostoli si saranno riempiti di stupore vedendo che anche loro potevano curare nel suo nome. Fino a quel momento vivevano con Gesù e guardavano come curava e come parlava. Ora tocca a loro. Gesù confida in loro. Il loro cuore si stupisce, come quello dei bambini, vedendo che riescono a operare con la forza di Gesù. Avranno voluto tornare da Gesù e raccontarglielo.

Mi piace pensare che nella mia missione ci sia sempre Gesù. È Lui che mi invia e mi custodisce. Cammina con me. La mia missione è la sua: parlare di Dio con le mie opere, con la mia vita, con le mie mani.

A volte non so quale sia la mia missione. Me lo chiedo, dubito. A volte non voglio uscire, voglio rimanere protetto nel mio campo. A volte credo che la missione sia la mia e sia io a decidere cosa fare.

Voglio chiedere a Gesù di chiamarmi, di inviarmi a vivere come Lui, camminando, aperto, accettando ciò che viene, offrendo il mio cuore come pegno.

Con il suo stesso stile personale. Con tenerezza e misericordia. Con il suo stesso modo di toccare il cuore delle persone più ferite.

Vivendo ogni tappa del cammino con profondità, al presente, con gioia. Curando chi cammina con me.

Desiderando tornare al tramonto da Gesù per raccontargli, per cenare con Lui, per riposare sul suo petto. Per sentirmi a casa.

Quei giorni di missione in cui Gesù era ancora vivo forse li ha aiutati a credere. Gesù si separa ben poche volte da loro nel Vangelo.

Sapere che Egli li invia e li aspetta dà loro forza. Quanto erano goffi! E tuttavia Gesù confida in loro. Questo mi consola. Confida anche in me. Voglio seguirlo per tutta la vita. Voglio vivere con Lui e come Lui.

Oggi gli affido la mia missione. Metto nelle sue mani il mio modo di donarmi agli altri. Perché lo riempia della sua presenza.

Gli rendo grazie perché mi aspetta, perché prega per me, perché mi invia ogni mattino. Rendo grazie per quanto credono in me come fa Gesù. Per coloro che mi aprono il loro cuore e la loro casa come agli apostoli. In loro riposo, e vedo la luce di Dio nella loro vita.

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