Dalle gravidanze al cancro: gli amici raccontano i momenti più difficili vissuti accanto a questa straordinaria donna, madre e moglie esemplareUna forza soprannaturale, un’energia profonda che si sprigionava anche nei momenti più tremendi. Quelli in cui avverti che la vita ti sta abbandonando, che la malattia ha ormai preso il sopravvento. E’ in questi momenti che la luce di Dio ha illuminato il cammino di una donna straordinaria, che risponde al nome di Chiara Corbella Petrillo. Chi l’ha conosciuta è diventato testimone di questo “miracolo”.
Chiara è volata in cielo a soli 28 anni per un cancro. Sicuramente immaginava una vita diversa, un futuro radioso. Ora cammina verso gli altari e si spera che presto possa diventare beata.
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Chiara a 24 anni si era sposata con Enrico, aveva una propensione straordinaria alla famiglia. Rafforzata ancora di più dalla perdita dei suoi primi due bambini nati con delle gravissime malformazioni e sopravvissuti appena al parto. La terza gravidanza le ha invece regalato Francesco, ma ormai il suo destino era segnato, perché sapeva di dover morire a causa di un carcinoma alla lingua, rarissimo nelle donne, peraltro giovani.
Quel corso fatto ad Assisi
“Piccoli passi possibili – Chiara Corbella Petrillo: la parola ai testimoni” (Porziuncola) è il volume che raccoglie le testimonianze che si sono alternate durante un incontro ad Assisi per ricordare Chiara. Con la città di San Francesco, lei aveva un legame speciale. E’ lì, che attraverso un corso per i fidanzati promosso dai frati, sente che Enrico, dopo un fidanzamento tribolante, con tanti alti e bassi, è l’uomo della sua vita.
Il ruolo di Enrico
Ricorda padre Francesco, uno dei frati che ha seguito Chiara ed Enrico: «Quando comprenderai che una cosa, un amore, una relazione…è veramente tuo? Quando sarai libero di perderlo. Avrai la capacità di renderti conto che una cosa, una relazione o un affetto è veramente tuo quando avrai la libertà di perderlo. Perché questo? Perché quando hai la libertà di perderlo, ti accorgi che quello è un dono di Dio. E Chiara lo ha capito benissimo nella relazione con Enrico e con tante realtà».
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Il matrimonio felice
De “I piccoli passi possibili“, che dà il titolo al libro, ne spiega l’essenza sempre padre Francesco: «Le persone che vogliono camminare devono avere un loro passo costante». E Chiara questo passo lo ha avuto.
«Uno dei doni che aveva era di prendere esempio da chi le stava accanto. Mostrava un’umiltà impressionante, aveva capito che Dio è Padre di tutti», rammenta un’altra testimone, amica e biografa, Cristiana. Un’umiltà che si manifesta sino al matrimonio con Enrico il 21 settembre 2008, perché «era una sposa che aveva capito che dicendo sì ad Enrico consacrava la sua vita al Signore».
La prima gravidanza
Quando Chiara ha la prima gravidanza, a 25 anni, la scoperta della malattia della bimba che portava in grembo (una malformazione chiamata anencefalia, non compatibile con la vita perché il bambino non aveva la scatola cranica e il cervello non si era sviluppato) non l’abbatte. Tutt’altro, la giovane donna vuole fortemente accompagnare sua figlia alla nascita ed Enrico è d’accordo. E’ in ogni caso un dono del Signore, «è la grazia che ha avuto Grazia Letizia – osserva Enrico – l’abbiamo chiamata Grazia per questo; Letizia perché eravamo certi che il Signore ci avrebbe meravigliato e che avrebbe portato tanta gioia attraverso di lei. E in effetti poi è stato così». Il primo nome della bimba sarebbe stato Maria, come la Vergine.
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Un funerale gioioso
Quando Maria nasce c’è appena il tempo di battezzarla, prima di spirare. «Qualche giorno dopo c’è stato il funerale ed è stato il primo funerale meraviglioso a cui abbiamo avuto la grazia di assistere. Io ho suonato la chitarra e Chiara il violino: non pensavamo di riuscire a fare questa cosa. Ci piaceva amare nostra figlia con tutti noi stessi. Avevamo poco tempo per godercela e quindi quello che potevamo fare era anche questo: suonare».
Enrico riporta le parole di Chiara:
«Voglio dire alle mamme che hanno perso dei bambini è che noi siamo state mamme, abbiamo avuto questo dono. Non conta il tempo, se un mese, due mesi, poche ore… conta il fatto che noi abbiamo avuto questo dono. E non è una cosa che si può dimenticare».
La seconda gravidanza nel nome di Gesù
Neppure la seconda gravidanza procede per il verso giusto. Anche il secondo bimbo riscontra delle malformazioni, ma ancora una volta Chiara ed Enrico decidono di andare avanti. «Accogliendo un bimbo con un handicap», secondo padre Vito, il frate che più le è stato accanto «accogliendo suo figlio così com’era, è entrata nel Regno di Dio, come diceva Gesù: “Chi accoglie uno di questi piccoli nel mio nome, accoglie me”. Ha fatto esperienza di sentirsi amata da Dio per quella che era».
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Francesco
Daniela, un’amica ginecologa evidenzia: «Chiara non sceglieva sulla base della paura, sceglieva sulla fiducia in Dio, sulla fiducia in un Padre buono. E mi aveva poi scritto: “Siamo sicuri che anche questa volta Dio ci farà capire cosa dobbiamo fare. Siamo sereni: prima di essere nostro figlio è Suo figlio”. Il piccolo Davide Giovanni nasce con un destino segnato. Ma pochi mesi dopo il funerale del piccolo, Chiara rimane nuovamente incinta e questa volta la gravidanza sembra procedere per il verso giusto. Il bambino si chiamerà Francesco, come il “poverello”».
Il cancro e l’ultima messa
Ma prima del parto a Chiara viene diagnosticato un tumore in bocca, rarissimo nelle donne giovani come lei e le cure per fermare la malattia, a causa della gravidanza, può svolgerle solo a parto avvenuto. Così Francesco nasce sano, ma sua madre inizia una dura battaglia contro il cancro, che si rivela disarmante. Chiara avvia una lenta agonia.
La notte del 12 giugno 2012 Padre Vito celebra a casa di Chiara ed Enrico l’ultima messa a cui assisterà la giovane mamma. Chiara è segnata dal cancro, non riesce a mangiare, né a bere. Ha metastasi alla gola, sul collo, persino sul muscolo dell’occhio ed ha una benda che lo copre. Avverte in continuazione un senso di nausea, di disgusto.
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Le ultime “istruzioni” prima del volo
Un medico geriatra Angelo, diventato amico di Chiara durante il male, ne evoca la forza incredibile nei momenti più difficili.
«In quella Messa celebrata all’una di notte, con questa ragazza sofferente e tutti noi distrutti dall’emozione, Chiara prende le ultime istruzioni di volo, riceve le ultime coordinate, facciamo la comunione e poi ci disperdiamo in questa casetta chiamata “capanno” dove abitavano Chiara ed Enrico. A questo punto la sento dire: “Ahhh… Mo’ posso anche vomitare!”. Io, che ero più angosciato di tutti per questo vomito, capisco. Era arrivato il vero Medico: Chiara aveva fatto la comunione. Era arrivato il vero medico di Chiara, fino a lì c’era stato il consulente scientifico. Il Medico di Chiara era solo uno, era Nostro Signore. Lei voleva solo quello. “Ahhh… Adesso posso anche vomitare, posso anche tossire, posso anche morire. Non mi importa niente”».
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Il volo verso la vita eterna
Il giorno dopo Chiara è in fin di vita. Angelo riporta le ultime parole: «“Vi voglio bene. Papà, ti voglio bene. Mamma, ti voglio bene. Enrico, ti voglio bene. Vi voglio bene a tutti… Ecco, ve l’ho detto”. Ha passato le ultime ore di vita a patire come il suo Signore, come il suo Medico, come il suo Sposo che stava arrivando. Usava ogni singolo muscolo del suo corpo per respirare, come nostro Signore sulla croce, e si aggrappava a tutti: molti di noi hanno portato orgogliosamente i segni delle unghie di Chiara sulle loro mani».
“Moriamo per conoscere l’amore vero di Dio”
Eppure Enrico riesce a ripercorrere con serenità quelle giornate. «In quel periodo ci siamo nutriti di Gesù: celebravamo una Messa al giorno, pregavamo le Lodi, i Vespri, la Compieta… Io non ho mai pregato così tanto ma è stato bellissimo perché veramente… Sai, non è sbagliato pregare Dio quando hai un problema, è sacrosanto, quando hai bisogno».
Il testamento spirituale di Chiara, sottolinea il marito, è in una lettera dedicata al piccolo Francesco nel giorno del suo primo compleanno. «Posso solo dirti – queste le parole di mamma Chiara – che l’Amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri come solo Dio può insegnarti».