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Non bisogna travestirsi da lupi per vincere i lupi

LUPO, RABBIA, DENTI
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 13/07/18
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Essere come agnelli non significa essere ingenui, ma prudenti. La vera intelligenza è saper intuire ciò che contaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 
e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 
E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: 
non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 
E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato». 
Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo. (Mt 10,16-23)

“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. Dovremmo ripeterci questi versetti fino al punto da ripulirli di tutta la melassa poetica che immediatamente gli mettiamo addosso, e lasciare che sprigionino tutta la vera vertigine e paura che è giusto avere quando si ha consapevolezza che si è come un agnello di fronte a un branco di lupi famelici. Ma sarebbe troppo comodo pensare che noi siamo i buoni e gli altri (chi?) sono i cattivi, i lupi.

Il primo lupo che ci minaccia è il nostro io. Non ci sono nemici fuori e basta. Abbiamo tanti nemici dentro. E per vincere questi nemici fuori e dentro non bisogna diventare come loro. Non bisogna travestirsi da lupi per vincere i lupi. Gesù che non è uno sprovveduto ci dà una ricetta che non dobbiamo mai dimenticare: “siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. Vorrei partire dalla semplicità, che non dobbiamo confondere con l’ingenuità. I semplici sono quelli che non complicano le cose ma che sanno andare alla parte più essenziale delle cose. Chi ha un cuore semplice va al cuore delle cose, non perde tempo a contorcere la realtà. Chiama le cose per nome. Non si scompone troppo. Non si traveste da sapientone ma sa che la vera intelligenza è saper intuire ciò che conta.

I semplici non discutono, affrontano. I prudenti sono quelli che credono nel bene, e proprio per questo sanno che esiste il male. E proprio perché vogliono difendere il bene dal male cercano sempre di capire che strategia è meglio avere affinché il male non prevalga, non prenda il sopravvento. Chi non è prudente reagisce. La prudenza sa aspettare. Chi non è prudente fa le cose di pancia. Chi è prudente diffida sempre della prima cosa che gli passa per la testa. Chi non è prudente confonde il cuore con l’emotività e pensa che siccome “sente” così allora è giusto così. Il prudente sa bene che deve difendersi da se stesso innanzitutto e poi decidere. Insomma agnelli si, ma non sprovveduti.

#dalvangelodioggi

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