Il corpo incorrotto del santo è custodito in una chiesa di Lucca. Un racconto attribuisce un miracolo del santo, avvenuto quando qualcuno ha tentato di prelevarne la salma
Nella Chiesa di San Michele in Foro a Lucca è custodito il corpo incorrotto di San Davino Armeno. I resti del santo hanno una particolarità. Le braccia sono estremamente rigide. E nella mano destra il dito medio ha una curvatura che sarebbe avvenuta dopo la morte di Davino, in seguito ad un presunto prodigio.
Di San Davino, d’altro canto, sono attestati numerosi miracoli e guarigioni già quando era in vita. La fama di santità era diffusa non solo in Toscana, dove morì, ma in tutti i luoghi che attraversava. Perché la sua vita non fu altro che un pellegrinaggio senza soste.

Il santo sepolcro a Gerusalemme
Dopo aver ceduto tutte le sue ricchezze ai poveri, si impegnò in preghiera, santità e instancabili pellegrinaggi ai luoghi santi. Raggiunse dapprima il santo sepolcro di Gerusalemme e si soffermò in meditazione e preghiera là dove furono deposte le spoglie mortali di Gesù Cristo dopo la crocifissione.

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La turbolenta Roma
Da Gerusalemme Davino mosse allora i suoi passi verso la turbolenta Roma dell’XI secolo per onorare Pietro, l’apostolo più citato nei Vangeli e riverire la Veronica, la “vera icona”: un telo con cui una pia donna, durante il percorso della via crucis, deterse dal sangue e dal sudore il volto di Gesù.
L’ultimo viaggio a Lucca
Instancabile, il viandante armeno diresse allora i suoi passi verso San Giacomo di Compostella, considerato il terzo luogo per importanza dei pellegrinaggi medievali.