Nel paese più popoloso dell’Africa, è in atto una vera e propria pulizia etnicaIn una dichiarazione pubblicata il 29 giugno scorso – giorno della festa dei santi apostoli e martiri Pietro e Paolo – , i vescovi cattolici della Nigeria hanno chiesto nuovamente al presidente Muhammadu Buhari di farsi da parte, se non riesce a garantire la pace e la stabilità del Paese, che con più di 190 milioni di abitanti [1] è il più popoloso di tutta l’Africa.
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Nel testo firmato dal presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Nigeria (CBCN) e dal segretario dell’organismo, rispettivamente mons. Augustin Akubeze, arcivescovo di Benin City, e mons. Camillus Umoh, vescovo di Ikot Ekpene, la Chiesa chiede al mandatario “di risparmiare il Paese da ulteriori sofferenze e dal caos evitabile, dall’anarchia e dalla rovina”.
I vescovi prendono inoltre nota del fatto che anche il loro ultimo appello, “come tutti quelli precedenti”, è rimasto “completamente ignorato” da chi ha la “primaria responsabilità” di proteggere le vite e i beni dei nigeriani.
Infatti, già il 26 aprile scorso la CBCN aveva suggerito in una dichiarazione con il titolo When Will This Barbarism End? (Quando finirà questa barbarie?) a Buhari di presentare le sue dimissioni, se non riesce a prendere il controllo degli eventi. “Se il presidente non riesce a mantenere sicuro il Paese, allora perde automaticamente la fiducia dei cittadini”, dicevano i vescovi.
I pastori Fulani
A spingere la CBCN a mettere in questione la più alta autorità del Paese – Buhari cerca la rielezione nelle presidenziali del prossimo anno – è l’inazione da parte del mandatario a porre termine alla violenza contro la comunità cristiana della Nigeria da parte di pastori Fulani, un’etnia nomade (conosciuta anche con il nome di Peul o Fula) di religione islamica, che si dedica principalmente alla pastorizia.
I Fulani si sono resi protagonisti negli ultimi anni di numerosi attacchi contro cristiani e/o popolazioni sedentarie, in particolare da quando le autorità dello Stato di Benue, nella Nigeria orientale, hanno introdotto nel novembre scorso la Anti-Open Grazing Law, la quale mette al bando il pascolo libero. Le mandrie distruggono infatti al loro passaggio i campi e le raccolte. Per i Fulani invece la legge minaccia il loro stile di vita tradizionale e il loro principale mezzo di sostentamento.
Lo Stato di Benue, soprannominato anche il Food Basket o “paniere della Nazione”, è situato nella cosiddetta Middle Belt, vale a dire la “Cintura di mezzo” nel centro della Nigeria, la quale separa il nord prevalentemente musulmano dal sud a maggioranza cristiana.
Il conflitto che oppone i Fulani alla popolazione sedentaria “è ormai più micidiale dell’insurrezione jihadista di Boko Haram che ha devastato il nordest della Nigeria” e sarà un “tema chiave” nella campagna in vista delle presidenziali del 2019, sostiene il quotidiano nigeriano The Guardian.
Lunga lista di attacchi
L’elenco di attacchi (in alcuni casi anche rappresaglie) da parte di membri dell’etnia Fulani contro comunità cristiane è ormai lungo. Una serie di assalti lanciati sabato 23 e domenica 24 giugno 2018 hanno causato secondo i dati della Stefanos Foundation (un’organizzazione che aiuta i cristiani perseguitati in Nigeria e nel resto del mondo) almeno 233 vittime e più di 11.000 sfollati nello Stato centrale di Plateau, ormai da anni teatro di sanguinosi scontri sia interetnici che interreligiosi. Una quarantina di villaggi nelle cosiddette “aree di governo locale” (Local Government Area o LGA) di Barkin Ladi e Riyom sono stati completamente abbandonati in seguito agli attacchi, riporta il sito Firstafricanews.
Ha provocato sgomento l’attacco lanciato all’alba di martedì 24 aprile scorso contro una chiesa cattolica nel villaggio di Mbalom, nello Stato di Benue, in cui almeno 18 persone, tra cui due sacerdoti, Joseph Gor e Felix Tyolaha, sono rimaste uccise. I circa 30 assalitori hanno raso al suolo anche una sessantina di abitazioni.
“Come esseri umani siamo immersi nel dolore e molti di noi non si riprenderanno dallo shock per un tempo molto lungo”, ha spiegato il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, le cui parole pronunciate nell’omelia dei funerali celebrati il 22 maggio scorso ad Ayati (Benue) sono state citate da Fides.
“Non è il momento di contare il numero dei morti, ma uccidere persone nelle chiese o nelle moschee è un affronto a Dio”, così ha sottolineato il porporato. Onaiyekan ha esortato i suoi connazionali a unirsi contro l’anarchia e a non politicizzare l’accaduto, così riferisce a sua volta il sito Today.ng.
Secondo i dati di Amnesty International, la violenza ha provocato dal 1° gennaio al 27 giugno 2018 almeno 1.823 vittime in Nigeria, più del doppio rispetto al 2017 (894 vittime). “Siamo fortemente preoccupati per la crescente ondata di uccisioni in tutto il Paese, specialmente per gli scontri tra agricoltori e pastori e per gli attacchi di banditi in almeno 17 Stati”, ha dichiarato il direttore di Amnesty International Nigeria, Osai Ojigho.
Pulizia etnica-religiosa
Secondo uno studio diffuso dall’agenzia missionaria cristiana Open Doors, dietro agli attacchi nel sud dello Stato di Kaduna, situato nella Nigeria nord-occidentale, si cela una “agenda islamica”, che mira a spingere le comunità cristiane indigene fuori dal territorio, per permettere ai musulmani Hausa-Fulani di occupare l’area e dominare “tutte le questioni religiose, politiche e socio-economiche”.
Il rapporto denuncia anche la “diffusa impunità”. “Ad oggi, i mandriani musulmani Hausa-Fulani non sono mai stati arrestati, perseguiti legalmente e puniti nel Sud Kaduna, e le vittime non sono state adeguatamente compensate”, così osserva Open Doors.
Inoltre, continua lo studio, il governo non è riuscito a sostenere l’impegno e il dialogo intercomunitario come processo necessario per raggiungere la pace e la stabilità in Nigeria. “Se il governo rimane di parte, con ogni probabilità il conflitto continuerà e i cristiani saranno costretti a lasciare l’area e a trasferirsi — un esempio di ‘pulizia religiosa’ (cioè pulizia etnica basata sull’appartenenza religiosa)”, così conclude.
Anche se non scarta altri motivi, tra cui il degrado ambientale e il cambiamento climatico — basta pensare all’agonia del Lago Ciad, la cui superficie si è ridotta drasticamente (del 90% in meno di mezzo secolo) [2] –, in uno studio precedente Open Doors aveva già espresso la tesi di una persecuzione pianificata dei cristiani nello Stato di Benue.
Genocidio
Il fatto che dietro alla violenza ci sia una strategia o un piano spinge alcuni a usare il termine “genocidio”. Quello che sta accadendo nello Stato di Plateau e in altri Stati della Nigeria è “genocidio puro”, scrive il Christian Post, che riprende un comunicato rilasciato il 29 giugno da capi di diverse denominazioni e dalla Christian Association of Nigeria (CAN) nello Stato di Plateau.
“Rifiutiamo la storiella degli attacchi contro comunità cristiane in tutto il Paese come ‘scontro agricoltori/mandriani’”, sottolinea la dichiarazione, che parla di “propaganda falsa” e “inganno” da parte del governo. “Non c’è dubbio che l’unico scopo di questi attacchi è la pulizia etnica, l’accaparramento della terra e l’espulsione forzata dei nativi cristiani dalla loro terra e dal loro patrimonio ancestrale”, continua il testo, il quale denuncia a sua volta l’impunità di cui godono i pastori Fulani.
Infatti, mentre una corte nello Stato di Adamawa ha condannato a morte di recente cinque giovani cristiani per aver attaccato tre mandriani, uccidendone uno, finora i pastori armati — anche di fucili d’assalto AK-47, meglio noti come Kalashnikov — vengono lasciati indisturbati.
In un messaggio Twitter, l’ex ministro dell’Aviazione Femi Fani-Kayode ha espresso la sua incredulità per la condanna e si è chiesto se in Nigeria viga l’apartheid, in cui “i mandriani sono al di sopra della legge”. Nessun terrorista Fulani è stato ripreso o incarcerato per aver ucciso più di 5.300 cristiani nel solo 2018, dice Fani-Kayode.
Anche se Buhari e il suo vice, Yemi Osinbajo, hanno visitato lo Stato di Plateau in seguito agli ultimi attacchi, rimane la domanda se il presidente, che appartiene del resto all’etnia Fulani, sia disposto ad andare oltre a quella che la dichiarazione della CAN e dei leader denominazionali definisce una politica “cosmetica”.
Senza alcun dubbio, la Nigeria si trova ad uno spartiacque. “Non commettete lo stesso errore che è stato fatto con il genocidio in Ruanda. Era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno lo ha fermato. E sappiamo bene come è andata a finire”, così ha detto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre il vescovo di Gboko, nello Stato di Benue, monsignor William Amove Avenya, che sottolinea a sua volta la matrice religiosa degli attacchi. “Siamo convinti che sia in atto una pulizia etnica nei confronti dei cristiani”, ha detto.
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1] Per avere un’idea: con più di 190 milioni di abitanti, la popolazione della Nigeria supera quella della Germania (82,2 milioni), dell’Italia (60,6 milioni) e della Spagna (46,6 milioni) messe insieme. L’intera Unione Europea ha poco più di 500 milioni di abitanti.