Sono riuscita a documentare anche fotograficamente quello che ogni giorno dobbiamo affrontare (e subire) noi tutti membri della famiglia: parte delle nostre giornate scorrono tra i tentativi dell’Elfo di togliersi la vita (o comunque procurarsi danni gravi e permanenti) e le nostre corse per salvarlo e metterlo al riparo da se stesso. Qui sopra si può apprezzare il suo tentativo di farsi centrifugare nell’asciugatrice insieme al bucato… Ma ne sono successe di peggio!
Meno male che un bambino portato così lungamente in fascia rischiava, a detta di alcuni, di non sganciarsi mai e di stare sempre in braccio… In piedi sul pianoforte, dentro la lavastoviglie (dopo averla aperta e tolto il carrello inferiore), sopra ogni sedia, in bilico sulle poltrone… Qualsiasi luogo su cui sia possibile arrampicarsi per poi sporgersi in modo pericoloso è già stato scovato e sperimentato.

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Il nostro piccolo terremoto, d’altra parte, quando è stanco e ha bisogno di ricaricare le energie, si addormenta in un solo modo: in braccio alla sua mamma (o comodamente avvinghiato alla sua schiena, visto che per fortuna almeno nel peso assomiglia ai suo fratelli e si fa portare ancora senza troppa fatica). Il che significa che per me ormai il dopocena è un momento della giornata che non esiste più: io e LUI, nel lettone, tutti avviticchiati ad aspettare che il sonno lo colga (e la cosa è spesso lunga e tormentata). Una volta raggiunta l’agognata quiete, per la maggior parte delle sere non trovo né le forze né il coraggio di alzarmi, e resto a letto fino alla mattina successiva (ecco, almeno su questo punto abbiamo raggiunto un obiettivo, sarà nel lettone con noi, ma almeno dorme tutta la notte. Non è poco, all’alba dei 16 mesi!).
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Sul capitolo cibo e autosvezzamento ci sarebbe altro che un post da scrivere! Credo con questo figlio di averle provate tutte (e se fosse per lui probabilmente l’alimento prevalente sarebbe ancora il latte di mamma). Ora, tra virus intestinali e raffreddori che, come in ogni casa piena di bimbi che si rispetti, infestano le famiglie, devo dire che un equilibrio è stato faticosamente raggiunto. Ultimamente, dopo aver messo in campo di tutto, considerando che già stare seduto sul seggiolone per più di una manciata di secondi fino a un paio di mesi fa era pura fantasia, è anche accaduto che iniziasse a portarsi alla bocca la forchetta, o il cucchiaino, precedentemente caricati da me o da qualche fratello. Se penso che La Streghetta quando aveva un anno scarso mangiava già con noi, composta e tranquilla a tavola con la sua forchettina…
Insomma, ero una brava mamma o credevo di esserlo, perché i miei bambini dormivano quando dovevano dormire, mangiavano quando dovevano mangiare e così via.